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Teleriscaldamento verso la dismissione a Busto Garolfo, la maggioranza: “Il mantenimento è insostenibile”

Dopo la levata di scudi delle opposizioni per "salvare" il teleriscaldamento, la maggioranza mette i puntini sulle ì per difendere il proprio operato

lavori teleriscaldamento 23 dicembre 2020

L'”affaire” teleriscaldamento continua a tenere banco a Busto Garolfo, con le minoranze che ormai da mesi si dimostrano scettiche rispetto ai passi mossi da Palazzo Molteni nella direzione della dismissione dell’impianto, tra incontri pubblici e mozioni ed interrogazioni a pioggia in consiglio comunale. E se nei giorni scorsi era arrivata dalle opposizioni una levata di scudi per “salvare” l’impianto, adesso è la maggioranza a mettere i puntini sulle ì per difendere il proprio operato.

«Il teleriscaldamento – spiegano da Busto Garolfo Paese Amico – è attivo nel nostro Comune da 32 anni. Nato con aspettative di economicità e sostenibilità ambientale, non ha purtroppo mai raggiunto gli obiettivi auspicati da nessuno degli operatori – tre – che si sono succeduti negli anni. Tra le cause di questi risultati negativi possiamo annoverare la conformazione urbanistica del paese, costituito per lo più da edifici con poche unità abitative, e la mancanza di utenze altamente energivore collegabili all’impianto. A ciò si sono aggiunte importanti carenze nella gestione da parte del soggetto affidatario del servizio che hanno costretto il Comune a risolvere anticipatamente, 20 anni prima della scadenza, il contratto per inadempienza grave».

«Il contratto che l’amministrazione ha dovuto risolvere era stato sottoscritto dall’allora giunta Pirazzini ed è sempre stato alla nostra attenzione, come dimostrano chiaramente le revisioni del contratto che, nel periodo di vigenza contrattuale, sono state approvate nel tentativo di ottenere dei concreti benefici per il Comune – continuano dalla civica di maggioranza -. Gli uffici competenti hanno sempre monitorato e controllato il rispetto degli obblighi in capo alla società concessionaria contestando più volte le mancanze, diffidando ripetute volte la società a adempiere ed arrivando alla fine alla risoluzione del contratto a fronte di gravi e mai risolte inadempienze da parte del concessionario. Le accuse rivolte all’amministrazione sia per la parte politica che tecnica sono assurde, incoerenti e diffamanti. Risolvere un contratto tanto importante a fronte di gravi inadempimenti ad un terzo della sua durata naturale era una scelta obbligata e doverosa: è la dimostrazione che l’amministrazione ha fatto il proprio dovere, lo ha fatto bene e nell’interesse della comunità».

Quella della dismissione, peraltro, è una decisione presa «all’esito dei pareri tecnici e giuridici forniti da professionisti competenti – aggiungono Rigiroli e i suoi, ricordando come il principale utente del riscaldamento, ovvero il gestore della piscina comunale, avesse già optato per la risoluzione del contratto prima dei passi mossi da Palazzo Molteni -. La centrale termica non è mai stata riqualificata dal concessionario: è totalmente da riqualificare, essendo costituita da macchine dei primi anni ’90, e per farlo servirebbero grandi investimenti. Da tutte le relazioni tecniche in possesso, predisposte da tecnici senza coinvolgimenti o interessi in causa, si evince che per le caratteristiche delle utenze, del territorio comunale, delle strutture pubbliche e private collegate e dei consumi storici di energia, il rinnovamento e il mantenimento della rete teleriscaldamento nel nostro Comune non è economicamente ed ecologicamente sostenibile e/o vantaggioso essendo ora disponibili soluzioni anche più innovative che garantiscono maggiori e migliori risultati in termini di costi e di riduzione di emissioni inquinanti».

«Gli ingenti costi economici per la riqualificazione e quelli da sostenere per le tariffe dell’energia prodotta dal teleriscaldamento ricadrebbero pesantemente sulle casse comunali e quindi sulle tasche di tutti i nostri cittadini, compresi gli attuali utenti del servizio di teleriscaldamento, creando un danno patrimoniale, quello sì, meritevole di essere sottoposto al vaglio degli organi di controllo – proseguono da Busto Garolfo Paese Amico -. Riguardo alle pochissime utenze private ancora allacciate e per le quali le opposizioni paventano possibili danni dalla dismissione dell’attuale rete di teleriscaldamento, sarebbe opportuno verificare, con un piano economico e finanziario accurato, quanto queste utenze avrebbero speso per ulteriori 20 anni di contratto con il teleriscaldamento a costi del calore esorbitanti rispetto ai costi/benefici che avrebbero dall’installazione di una nuova centrale dai costi del calore da questa prodotto. Solo allora potremmo capire se le utenze private potrebbero averne un danno o un guadagno. Tale verifica, relativamente alle proprie utenze, il Comune l’ha già fatta e ha verificato quanto fosse antieconomico continuare a pagare il concessionario alla tariffa contrattualmente prevista».

Nè bastano per la maggioranza a cambiare il quadro le due proposte progettuali per la riqualificazione e la gestione del teleriscaldamento arrivato sul tavolo di Palazzo Molteni, entrambe ritenute «non accoglibili e non sostenibili, non dalla parte politica, ma da tecnici comunali e dagli esperti incaricati». «Entrambe le proposte – spiegano dalla civica, tacciando il proponente, come tra le righe era già stato fatto in consiglio comunale, di qualificarsi come «tecnico super partes, anche se poi partecipa alle iniziative della minoranza perorando la “necessità” per il Comune di mantenere attivo il teleriscaldamento» – sono state presentate da un solo soggetto privato: soggetto che auspicherebbe che il progetto da lui presentato venga messo a gara magari attraverso una procedura di project financing».

Ultimo capitolo quello legati ai danni di cui il Comune potrebbe trovarsi a dover rispondere in base all’esito delle vicende processuali che si profilano all’orizzonte per l’amministrazione. «Le minoranze sembrano tifare perché il Comune subisca dei danni e tendono a raccontare parzialmente i fatti – concludono da Busto Garolfo Paese Amico -. Da una parte accusano l’amministrazione di non aver fatto rispettare il contratto e al contempo si lamentano perché lo stesso è stato risolto, ipotizzando disastri per il Comune. Il Comune è rientrato in possesso dell’impianto di teleriscaldamento e di tutte le sue pertinenze (centrale termica e rete di teleriscaldamento) a seguito della procedura di risoluzione contrattuale avviata il 26 ottobre 2022 e conclusasi con la determinazione del responsabile dell’area Demanio e Patrimonio immobiliare del 16 giugno 2023 e la delibera di giunta del 30 maggio 2023 con le quali il contratto veniva risolto e venivano richiesti i danni sino a quella data subiti dal Comune e quantificati in non meno di un milione di euro. La società destinataria di tali provvedimenti amministrativi non li ha impugnati avanti il TAR: si è limitata a citare in giudizio il Comune solo un anno dopo contestando la risoluzione e chiedendo allo stesso il riconoscimento di danni economici quantificati in circa un milione di euro. Il Comune si costituirà in giudizio e nel difendere la legittimità della risoluzione, sulla quale riteniamo non vi siano dubbi considerate le gravi e dimostrate inadempienze, chiederà a sua volta di accertare l’inadempimento della società e ne chiederà la condanna al risarcimento dei danni subiti e subendi che non potrà essere inferiore a un milione di euro».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 01 Agosto 2024
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