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In 400 alla pastasciutta antifascista con le sezioni ANPI del Legnanese

Anche nel Legnanese è tornato l'appuntamento con la pastasciutta antifascista, in ricordo di quella offerta dopo la caduta del fascismo dai fratelli Cervi

Pastasciutta antifascista con le sezioni ANPI del Legnanese

Il Legnanese a tavola per la pastasciutta antifascista. Giovedì 25 luglio in 250 si sono ritrovati al Chiostro Solidale di Cerro Maggiore con le sezioni ANPI di Canegrate, Cerro Maggiore, Legnano, Nerviano, Parabiago, San Vittore Olona, San Giorgio su Legnano e Villa Cortese e Nerviano per la storica pastasciutta dei fratelli Cervi e per le “Canzoni Resistenti” di Renato Franchi e della sua band, mentre altre 140 persone si sono radunate al Partigiano di Rescaldina insieme alla sezione cittadina, al gruppo Emergency di San Vittore Olona e a Spi Cgil.

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Pastasciutta antifascista con le sezioni ANPI del Legnanese 4 di 13

«Per ricordare, non scordare il passato guardando al futuro – sottolinea Primo Minelli, presidente provinciale dell’ANPI ed esponente della sezione legnanese -. Raccogliendo le firme per indire il referendum contro l’autonomia differenziata voluta dal Governo a difesa della Costituzione».

Pastasciutta antifascista con le sezioni ANPI del Legnanese

Come è nata la pastasciutta antifascista

È il 25 luglio 1943. Il gran consiglio del fascismo, che non si riunisce dal 1939, approva l’ordine del giorno presentato da Dino Grandi che prevede la sfiducia a Benito Mussolini: dopo 21 anni, in Italia finisce il governo del partito fascista e il re sceglie il maresciallo d’Italia Pietro Badoglio come nuovo capo del governo. I Cervi, contadini e antifascisti, sono al lavoro nei campi e non vengono subito a sapere della caduta di Mussolini, ma tornando a casa vedono le persone in festa. Sanno bene che la guerra non è finita, ma decidono comunque di festeggiare.

«Si procurarono la farina, presero a credito burro e formaggio dal caseificio e prepararono chili e chili di pastasi legge nell’archivio dell’Istituto Alcide Cervi -. Una volta che questa fu pronta, caricarono il carro e la portarono in piazza a Campegine pronti a distribuirla alla gente del paese. Fu una festa in piena regola, un giorno di gioia in mezzo alle preoccupazioni per la guerra ancora in corso: anche un ragazzo con indosso una camicia nera fu invitato da Aldo a unirsi e a mangiare il suo piatto di pasta».

Quella pastasciutta, poi, è diventata un simbolo della Resistenza antifascista, celebrato ancora oggi in tutta Italia.

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 26 Luglio 2024
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