La piscina di Cerro Maggiore torna al Comune: “Ci aspettavamo una situazione migliore”
Potrebbe costare più del previsto alle casse del Comune la riapertura della piscina di Cerro Maggiore, chiusa da fine maggio
Potrebbe costare più del previsto alle casse del Comune la riapertura della piscina di Cerro Maggiore, chiusa da fine maggio dopo che la Corte d’Appello di Milano ha messo fine al contratto concessorio tra NAM (Nuoto Alto Milanese) e Palazzo Dell’Acqua per la gestione dell’impianto.
«Di sicuro ci aspettavamo una situazione migliore per agire con minori costi – spiega il sindaco Nuccia Berra -. Le parole delle scorse settimane facevano pensare ad un’uscita di NAM molto più amichevole, invece tutto ciò non si è avverato. Noi non ci scoraggiamo: abbiamo già incontrato gli istruttori che lavorano nell’impianto e abbiamo discusso con loro i pregi e i difetti della piscina e della palestra. Molto probabilmente già la prossima settimana convocherò un consiglio comunale per stanziare i fondi necessari per la riapertura: vogliamo riaprirla al più presto e piano piano ritornerà molto più bella e funzionale di prima».
La vicenda finita tra le aule del palazzo di giustizia meneghino era iniziata ormai diversi anni fa, quando aveva preso il via l’iter per realizzare una “nuova” piscina dotata anche di una vasca esterna: intervento per il quale si era optato per la formula del project financing. Proprio per i lavori, peraltro, Palazzo Dell’Acqua si era anche fatto garante del gestore davanti all’Istituto per il Credito Sportivo sottoscrivendo una fideiussione da oltre 1,5 milioni di euro.
E proprio il pagamento della fideiussione aveva fatto da detonatore alla vicenda tra il 2018 e il 2019, quando l’Istituto per il Credito Sportivo aveva chiesto al Comune di Cerro Maggiore di far fronte alle inadempienze di NAM pagando la cifra per la quale aveva prestato la garanzia: cifra che alla fine Palazzo Dell’Acqua aveva dovuto saldare nonostante i tentativi di trovare altre soluzioni con le parti in causa.
Dopo il pagamento, però, da via San Carlo avevano dichiarato risolta la concessione e lì la vicenda si era spostata nelle aule del Tribunale di Milano. NAM, infatti, non solo non aveva lasciato l’impianto di via Boccaccio come avrebbero voluto da Palazzo Dell’Acqua, ma aveva citato in giudizio il Comune per far valere la nullità o comunque l’annullabilità della fideiussione. Tesi che tre anni dopo era stata “bocciata” dai giudici di primo grado, con la Corte d’Appello di Milano che nel prosieguo dell’iter giudiziario aveva poi messo nero su bianco la conclusione del contratto concessorio.
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.