La piscina di Cerro Maggiore verso la chiusura temporanea. E i dipendenti lanciano una petizione online
NAM, gestore uscente, dopo lo scioglimento del contratto di concessione da parte della Corte d'Appello di Milano, si è proposta per continuare a gestire la piscina
La piscina di Cerro Maggiore va a grandi passi verso la chiusura temporanea: dopo che la Corte d’Appello di Milano ha confermato lo scioglimento del contratto di concessione per la gestione della piscina comunale, mercoledì 29 maggio NAM (Nuoto Alto Milanese), attuale gestore dell’impianto natatorio, cesserà infatti il servizio.
«Già con provvedimento del 3 maggio l’amministrazione comunale ci ha intimato di rilasciare il centro natatorio libero di tutti i beni mobili entro il 10 maggio – spiega Francesca Cremonesi, amministratore unico di NAM -. Su richiesta di NAM, il Comune, con provvedimento dell’8 maggio, ha differito il termine per il rilascio al 31 maggio. Per poter ottemperare al provvedimento, dovremo cessare il servizio il 29 maggio».
Mentre si prepara a lasciare l’impianto di via Boccaccio, NAM pensa peraltro anche ai rimborsi per gli abbonamenti che non potranno essere utilizzati dagli utenti, che provvederà a contattare direttamente. L'”affaire piscina”, però, a Cerro Maggiore è tutt’altro che chiuso: il gestore uscente, infatti, ha fatto arrivare sul tavolo di Palazzo Dell’Acqua – che intanto sta «costantemente monitorando la situazione per studiare le procedure amministrative più idonee e veloci al fine di limitare il disagio e garantire un nuovo servizio in continuità» – una proposta finalizzata a proseguire nella gestione dell’impianto.
«Il 17 maggio – aggiunge Cremonesi – abbiamo rinnovato all’amministrazione la proposta transattiva più volte formulata di permettere a NAM di continuare a gestire il centro natatorio a fronte del versamento da parte di NAM in favore del Comune del 1.700.000 euro – naturalmente a rate, NAM non ha altri ricavi oltre quelli della piscina – in aggiunta ai canoni di concessione e della rinuncia di NAM a qualunque indennizzo e all’impugnazione della sentenza. Ad oggi non è giunta nessuna risposta».
Al netto della gestione, peraltro, per NAM rimane da sciogliere anche il nodo economico. «La sentenza della Corte di Appello di Milano, diversamente da quella di primo grado, ha riconosciuto a NAM il diritto a ricevere dal Comune un indennizzo in caso di rilascio del centro natatorio – sottolinea infatti l’amministratore unico di NAM -: indennizzo che, stando alla sentenza, non potrà esser inferiore a 1,5 milioni di euro; a nostro giudizio l’indennizzo è pari a circa 1,9 milioni di euro. Pertanto, il Comune non potrà richiedere a NAM l’intero importo che, quale fideiussore di NAM, versò all’Istituto del Credito Sportivo, 1,7 milioni di euro, ma, al più, circa 200mila euro».
Intanto cresce la preoccupazione per il futuro tra i dipendenti della piscina, che hanno lanciato una petizione per «evitare la chiusura» dell’impianto. «Siamo dipendenti da tanti anni, affezionati sia alla struttura che naturalmente anche agli utenti – si legge nel testo della petizione -. La piscina di Cerro Maggiore è un punto di riferimento per la nostra comunità, offrendo un luogo sicuro e salutare per il nuoto e altre attività acquatiche e non. La chiusura della piscina non solo lascerebbe molti senza lavoro, ma priverebbe anche i cittadini di uno spazio fondamentale per il benessere fisico e sociale. La piscina è frequentata da persone di tutte le età, dai bambini agli anziani, ed è essenziale per mantenere uno stile di vita attivo. Inoltre, offre programmi educativi e terapeutici che non possono essere facilmente sostituiti. Chiediamo al Comune di Cerro Maggiore e alle autorità competenti di trovare al più presto una soluzione alternativa alla chiusura della nostra piscina».
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