Anche il Legnanese al flash mob contro i tagli ai fondi per le disabilità gravi
Tra i manifestanti anche la Consulta sociale e le associazioni Abilità diverse e Mondo CHARGE di Rescaldina e il sindaco di Legnano
Anche il Legnanese al flash mob organizzato sabato 23 marzo davanti a Palazzo Lombardia dalle oltre 100 associazioni che si sono mobilitate contro i tagli alle misure di sostegno economico alle persone con disabilità gravi. Tra chi ha manifestato per portare la voce delle persone disabili e delle loro famiglie, infatti, c’erano anche la Consulta sociale di Rescaldina, le associazioni Abilità diverse e Mondo CHARGE che hanno sede in paese, e il sindaco di Legnano Lorenzo Radice.
Abilità diverse: “I diritti umani non sono una priorità per questa giunta”
«Regione Lombardia ha dichiarato guerra alle persone con disabilità e alle loro famiglie – ha commentato Morenda Manfreda, presidente dell’associazione Abilità diverse, a valle della manifestazione -. Questa delibera è la prova inconfutabile che il diritto ad essere una persona con disabilità non esiste qui in Italia. L’individuo non è più importante, i diritti umani non sono priorità di questa giunta e nemmeno di questo governo. Abbiamo delle mancanze strutturali enormi, eppure l’assessore continua a ribadire di poter potenziare i servizi: ma con cosa esattamente? Con 5 milioni di euro in pochissimi mesi? Non ha assolutamente percezione della realtà!»
«Le famiglie sono state ancora una volta danneggiate per le scelte scellerate di una politica che ha dimenticato totalmente il rispetto nei confronti delle persone che necessitano di assistenza e di supporto a 360 gradi – ha aggiunto Manfreda -. Il contributo economico decurtato di “pochi euro” come sottolinea l’assessore, è solo un aiuto che nemmeno basta per sostenere le nostre spese, per sopperire alle lacune del nostro sistema segnalate e conosciute da tempo. Se davvero, come ribadisce nei post pubblici e nei comunicati stampa, l’assessore Lucchini, avesse a cuore i “fragili” ma, a suo dire, non ci sarebbero i fondi, come mai non si taglia lei insieme ai suoi cari colleghi lo stipendio?».
«Quando riguarda noi si può fare tutto pur di colpirci – ha concluso la presidente di Abilità diverse -. Noi dobbiamo trovare il modo di sopravvivere nonostante tutto, senza nemmeno poter lavorare o prenderci una pausa dal nostro ruolo di caregiver. Mentre loro continuano a sperperare soldi su comunicazione e altro, non guardando minimamente la nostra condizione personale mentre la loro viene sempre tutelata. La cosa ancor più raggelante è il blocco degli accessi in misura B1, quindi automaticamente si formerà una lista di attesa che permetterà solo dopo la dipartita di un percettore della misura di farne entrare uno nuovo. Siamo alla follia. È tempo che questi pseudo governanti ritornino a casa, infatti a nome di tutte le associazioni aderenti alla nostra protesta richiediamo a gran voce le dimissioni dell’assessore».
Il sindaco di Legnano: “Regione Lombardia ignora noi e le famiglie”
«Sono intervenuto per portare la preoccupazione, e anche l’arrabbiatura, per quanto sta accadendo sui tagli ai sussidi B1 e B2 per i disabili gravi e gravissimi deliberati da Regione Lombardia a fine dicembre scorso – sono state le parole del sindaco di Legnano Lorenzo Radice -. Sono risorse che servono alle famiglie per pagare caregiver, servizi sociosanitari, educativi e per la socialità dei loro familiari disabili. In alcuni casi soldi usati per persone che per vivere dipendono da macchine e attrezzature varie. Insomma sono sussidi usati per vivere! Risorse che da giugno non ci saranno più, sostituite da servizi integrativi che i comuni dovranno erogare… Ma come? Con quali soldi? Facendoli fare a chi?».
«Insomma in sei mesi si vuole cambiare un modello di welfare che per cambiare richiederebbe anni di lavoro e finanziamenti – ha aggiunto Radice -. Per ripristinare i fondi Regione Lombardia dovrebbe mettere in gioco solo lo 0,03% della propria spesa corrente. Lo stiamo chiedendo da mesi, per dare il tempo che serve ai comuni per organizzare i nuovi servizi e alle famiglie per gestire una transizione che sarebbe comunque delicata e in molti casi dolorosa… Ma la regione non lo sta facendo, con una scelta che scarica sui comuni un peso di cura delle comunità che si fa finta non esista, ignora noi e le famiglie. Per questo oggi ho chiesto alle associazioni dei familiari di venire certamente a bussare alle nostre porte da giugno: ma non per protestare, bensì per accompagnarci e insieme andare a bussare ancora più forte alle porte di Regione. Non possiamo accettare che la voce dei più fragili nelle nostre comunità locali venga ignorata».
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