Il consiglio comunale di Busto Garolfo si spacca sul futuro dell’impianto di teleriscaldamento
Scontro in consiglio comunale a Busto Garolfo tra i consiglieri della Lega Sabrina Lunardi, Giuseppe Gatti e Daniele Gorla e l'amministrazione sul futuro dell'impianto di teleriscaldamento comunale
Scontro in consiglio comunale a Busto Garolfo tra i consiglieri della Lega Sabrina Lunardi, Giuseppe Gatti e Daniele Gorla e l’amministrazione sul futuro dell’impianto di teleriscaldamento comunale, rispetto al quale Palazzo Molteni vorrebbe voltare pagina mentre il Carroccio spinge con forza sul rilancio, anche a fronte della presenza di «società disposte a finanziarlo con una convenzione decennale».
La Lega: “Impatto sia per le strutture comunali che per i privati”
«Questa scelta impatta sulle strutture sia comunali che private – ha sottolineato Lunardi, prima firmataria di un’interrogazione ad hoc presentata dalla Lega -: le strutture private che all’origine avevano partecipato all’allacciamento al teleriscaldamento si troverebbero dall’oggi al domani e dover sostenere spese per l’installazione di impianti di riscaldamento, che per l’asilo Naymiller, ad esempio, ammonterebbero a circa 120mila euro. Altra questione importante penso sia la possibilità di recuperare il sistema di teleriscaldamento: di fronte ad una società che si aggiudica un appalto e non lo rispetta, sarebbe stato normale fare un’analisi della situazione in essere e del valore dell’intero impianto e valutare se ci fossero le condizioni per la prosecuzione e il rilancio del teleriscaldamento. Nel 2011 il valore dell’impianto tra struttura e reti era di 1.536.000 euro».
Nel mirino dell’opposizione è finito anche quello che la Lega a valle del consiglio comunale ha definito «lo spreco di denaro pubblico avvenuto in questi ultimi 10 anni». «Quando era stato sottoscritto il relativo contratto – ha infatti aggiunto Lunardi -, la società aveva preteso dal comune l’abbattimento dei fumi e quindi un adeguamento per 250mila euro per il funzionamento del cogeneratore: se avesse funzionato, e non l’ha mai fatto, avrebbe comportato l’applicazione di accise ridotte e defiscalizzate che in termini economici si possono quantificare in 800mila euro. Nel 2014 nella piscina comunale, che comunque ha un impatto di circa un terzo dei consumi sul teleriscaldamento, sono state affrontate spese per la posa di un impianto geotermico per 500mila euro, poi buttati al vento perché queste apparecchiature non sono mai funzionate. Il comune aveva anche ottenuto finanziamenti dalla Regione».
Infine, l’impatto ambientale. «Questa scelta non è ad impatto ambientale pulito – ha concluso Lunardi -: per poter installare le pompe di calore e le pompe geotermiche, perché possano funzionare nei momenti di maggiore necessità, è necessaria la posa di caldaie, tant’è che si parla di progetto ibrido. Questo comporta comunque un impatto ambientale, a differenza del teleriscaldamento».
L’assessore ai Lavori pubblici: “Più vantaggiosi gli interventi di efficientamento energetico”
Critiche, quelle della Lega, che per quanto riguarda l’impatto sui cittadini, la dismissione del patrimonio comunale e il passaggio «non ottimale dal punto di vista ambientale» alle caldaie a condensazione» hanno incassato il supporto dei consiglieri Patrizia D’Elia e Francesco Binaghi. Ma che sono state sostanzialmente respinte in blocco dalla maggioranza che ha messo sul tavolo la scelta «tra riqualificare la centrale termica e mantenere il teleriscaldamento o puntare su altre tipologie di impianti andando a posizionarli direttamente negli edifici che devono essere serviti» tenendo in considerazione la fattibilità tecnica, l‘impatto ambientale e l’economicità e la convenienza.
«Siamo partiti da un’analisi dell’economicità e della convenienza, tenendo conto che gran parte degli edifici comunali non sono mai stati allacciati al teleriscaldamento – è stata infatti la replica dell’assessore alla partita Giovanni Rigiroli -. : nel 2019 il costo del calore del teleriscaldamento medio annuo era pari a 108,75 euro al megawattora, mentre con caldaie tradizionali e gas acquistato tramite convezione Consip era di 67,49 euro al megawattora. Ora la centrale con la gestione comunale del teleriscaldamento produce un calore che costa 153,78 euro al megawattora: con lo stesso costo del gas, scaldiamo gli edifici con caldaie tradizionali a 106,66 euro al megawattora. Per il futuro, la proposta protocollata dall’unica società che ha mostrato interesse ha costi ben chiari: il calore prodotto costerebbe 142 euro al megawattora, mentre on lo stesso prezzo del gas con centrale termica tradizionale spenderemmo 105,3 euro al megawattora. Mi chiedo come farebbe un ente a giustificare, a fronte di una centrale che ha impianti che devono essere completamente riqualificati, l’abbandono del mercato garantito Consip per aderire ad una convenzione con un privato che gestirebbe la centrale termica e farebbe pagare il calore di più di quello che il sistema attualmente paga con impianti tradizionali».
«Per quanto riguarda gli impianti ambientali – ha aggiunto Rigiroli -, il tecnico ha sottolineato che l’adozione di impianti localizzati permetterebbe di sfruttare le ultime tecnologie in materia di fonti rinnovabili, abbinate a pompe di calori e geotermia, con indubbi benefici sulla riduzione delle emissioni di inquinanti. Le utenze private ad oggi non hanno fatto richieste di proroga del servizio: se avverrà naturalmente valuteremo la richiesta. Gli interventi di efficientamento energetico non possono essere sospesi perché ad oggi risultano essere i più vantaggiosi: rinunciare a priori a risorse economcihe a fondo perduto, inoltre, ritengo equivalga a provocare un danno economico all’ente».
Le risposte arrivate dai banchi della giunta non hanno però scalfito le convinzioni della Lega, che a valle del consiglio comunale ha ribadito «l’importanza dell’impianto di teleriscaldamento per dare continuità al servizio e alle utenze comunali e private, e in futuro della corrente elettrica autoprodotta a costo zero». «Il rilancio e la riqualificazione dell’impianto di teleriscaldamento – ha sottolineato il Carroccio – è il futuro per la sostenibilità ambientale, per ridurre le spese correnti e liberare maggiori risorse a favore della cittadinanza e di coloro che hanno bisogno di sostegno».
Foto di archivio
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