Parabiago fuori dal Parco del Roccolo? Legambiente: “Siamo contrari, il parco non è del sindaco”
Levata di scudi da Legambiente dopo che il sindaco Cucchi durante l'ultima seduta consiliare ha ventilato l'uscita di Parabiago dal Parco del Roccolo
Prima il bilancio, poi la cancellazione delle registrazioni delle sedute consiliari, ora l’“affaire Parco del Roccolo”. Sono passate quasi tre settimane dall’ultima seduta consiliare di Parabiago, ma le polemiche innescate dalle parole volate in aula non accennano a spegnersi. Questa volta la levata di scudi arriva dal circolo Legambiente di Parabiago, pronto alle barricate dopo che il sindaco Raffaele Cucchi ha ventilato l’ipotesi di uscire dal Parco del Roccolo.
«Io sono per uscire dal Parco del Roccolo – aveva detto senza mezzi termini il primo cittadino durante la seduta consiliare -. È un parco che si occupa di cave e di cause (il riferimento è al progetto per una discarica di rifiuti speciali non pericolosi tra Busto Garolfo e Casorezzo, ndr), non è un parco che si occupa di investire i soldi che abbiamo stanziato per far fiorire l’area: si occupa di tutto tranne che di quello di cui dovrebbe occuparsi. È un parco che prende le decisioni non all’unanimità ma a maggioranza, sopprimendo e soffocando le opposizioni e impendendo a chi vuole fare delle azioni positive in quell’area di poterle fare».
«Il programma pluriennale degli interventi è un piano programmatico, è uno strumento di programmazione e di sviluppo del parco – aveva aggiunto Cucchi -: ma vi sembra normale che un tecnico possa venire a dirci cosa fare nel nostro territorio, e gli altri comuni decidano di votare che quelle cose devono essere fatte a Parabiago? Ma stiamo dando i numeri? A Parabiago governa Parabiago, non possono essere altri comuni ad imporre delle opere che il comune di Parabiago non condivide. Quel parco è una vergogna: è meglio uscire, gestire queste aree nel modo in cui devono essere gestite e non buttare soldi che restano fermi a marcire sui conti correnti del comune di Canegrate, lasciando roba in mezzo al parco dal 24 luglio».
«Non fanno niente per far crescere questo parco – aveva concluso il sindaco -: chiediamo tempi e momenti di condivisione e riflessione e non ci sono, si porta il piano senza neanche controdedurre le osservazioni del comune di Parabiago. A casa nostra governiamo noi, e sicuramente non verrà il comune di Canegrate a dirmi che devo fare la capannina all’ingresso del Parco del Roccolo o a dirmi che devo portare la cabina dell’Enel in mezzo al parco per ricaricare i cellulari sotto le panchine. Queste sono le scelte idiote contenute in quel piano, come gli attraversamenti pedonali sulle strade provinciali, vietati perché serve il semaforo».
Parole, quelle di Raffaele Cucchi, che hanno messo Legambiente sul chi vive. «Siamo contrari all’uscita dal Parco del Roccolo – spiegano il presidente Claudio De Agostini e Domenico Saraceno, socio del circolo e rappresentante di Legambiente nel comitato consultivo del parco -: molti cittadini negli anni ‘90 si sono battuti per dare vita a questo parco locale di interesse sovracomunale per evitare l’arrivo di un inceneritore e allora il primo comune a deliberare l’istituzione del parco era stato proprio Parabiago. Il Parco del Roccolo non è proprietà del sindaco Cucchi ma dei cittadini che lo hanno fortemente voluto».
Le preoccupazioni del Cigno Verde, però, non si fermano all’uscita dal parco, ma riguardano anche il programma pluriennale degli interventi. «Auspichiamo che il piano, pur bocciato da Parabiago, quando arriverà in consiglio comunale venga accettato e condiviso dai consiglieri comunali – proseguono De Agostini e Saraceno -: gli organi di gestione del parco, tutti gli altri sindaci e il comitato consultivo lo hanno considerato un piano che merita di essere accettato, anche perché prospetta un futuro e non, come ha detto il sindaco, panchine con porte per la ricarica dei cellulari all’ingresso del parco, effettivamente previste dalla bozza alle porte di ingresso del parco ma eliminate dalla versione definitiva».
Poi l’area della Bersanella («In estate si riempie di mezzi motorizzati quando il parco fin dalle origini ha indicato il divieto di ingresso sul materiale informativo: formalmente, però, devono vietarlo i singoli comuni con un’ordinanza o posizionando della sbarre e Parabiago non lo ha fatto), la Cascina Ravellino («È segnalata come area di interesse paesaggistico, a fianco ci sono coltivazioni di viti già citate addirittura da Carlo Porta, ma attualmente non è possibile il passaggio dopo i problemi legati alla caduta di tegole a seguito del nubifragio dello scorso luglio») e più in generale la situazione del Parco del Roccolo, che potrebbe subire un ulteriore contraccolpo se davvero Parabiago dovesse decidere di far saltare il banco.
«Questo parco ha avuto difficoltà fin dall’inizio – concludono De Agostini e Saraceno -: ha sempre stentato per la forma di gestione sbagliata, poi le vicissitudini legate alle discariche, ci sono zone di spaccio che negli anni sono aumentate, vengono abbandonati i rifiuti e negli ultimi anni la situazione ambientale del parco è peggiorata. Ci si è messa anche il nubifragio di luglio che ha provocato un disastro e servirebbe un lavoro di ricostruzione. Tutti problemi che invece che essere risolti o migliorare sono andati peggiorando e queste posizioni del comune di Parabiago non fanno altro che rallentare le soluzioni. Ci spiace perché le contestazioni ci sembrano pretestuose e strumentali: se c’è la volontà di risolvere i problemi, una soluzione con le altre amministrazioni si trova».
Foto di archivio
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