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Il Giorno della Memoria nelle storie dei deportati e degli ebrei costretti a nascondersi del Legnanese

LegnanoNews celebra la Giornata della Memoria con le storie di chi nel Legnanese ha vissuto la tragedia dei campi di concentramento o ha dovuto nascondersi per scappare alla follia nazifascista

Avarie

È il 27 gennaio 1945, i carri armati dell’esercito sovietico sfondano i cancelli di Auschwitz e scoprono gli orrori del campo di concentramento e sterminio nazista, dove trovano 7mila prigionieri – tra cui molti bambini – abbandonati. Da quel giorno di 78 anni fa, Auschwitz è diventata il memoriale per eccellenza dell’Olocausto, e anche la data è diventata un simbolo: ogni anno tutto il mondo il 27 gennaio ricorda i 15 milioni di vittime della Shoah con la Giornata della Memoria.

La ricorrenza è stata riconosciuta ufficialmente da una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 1º novembre 2005 e LegnanoNews ha scelto di celebrarla raccontando alcune storie di chi anche da Legnano e dintorni ha vissuto la tragedia dei campi di concentramento o ha dovuto nascondersi per scappare alla follia nazifascista.

CANDIDO POLI DALLA FRANCO TOSI AI LAGER NAZISTI Candido Poli era un giovane operaio socialista arruolatosi in precedenza nelle formazioni combattenti in Val d’Ossola che all’inizio del 1944 fu mandato a casa a Legnano per occuparsi dell’acquisto o della requisizione di una partita di armi in possesso di un cittadino di Busto Arsizio. Sfortunatamente, Poli capitò a Legnano proprio nel pieno della protesta operaia e alla vigilia dell’irruzione tedesca alla Franco Tosi e nella notte del 4 gennaio incappò in una pattuglia italo-tedesca che perquisiva la brughiera alla periferia di Busto.

Catturato, fu inaspettatamente aiutato da un maresciallo dei Carabinieri: il militare fece mettere a verbale che il giovane non era armato nonostante in realtà possedesse una pistola, che sarebbe bastata per giustificare la sua immediata fucilazione, e gli suggerì come comportarsi negli interrogatori. Poli fu poi trasferito al carcere di San Vittore a Milano, dove incontrò gli operai deportati della Franco Tosi. La giornata del 6 aprile per lui si aprì con la convinzione di dover semplicemente andare a lavorare anche se forzatamente: iniziò invece il suo viaggio verso Mauthausen.

Il giorno e la storia – Candido Poli nel lager di Mauthausen

LA FAMIGLIA CONTENTE NASCOSTA NELLA SCUOLA DI SAN GIORGIO – Israel, Paola, Nissim, Avram e Sara Contente da ottobre 1943 a maggio 1945 abitarono in una sala dell’attuale municipio di San Giorgio su Legnano, allora scuola elementare. Nel 1943, dopo il bombardamento su Milano, la famiglia Contente si rifugiò a Canegrate e dopo l’8 settembre il padre Israel, che lavorava a Milano, venne a sapere che erano ricercati dalla Polizia. In quegli stessi giorni si era consumato la strade di Meina, nella quale furono uccisi e gettati nel lago 16 ebrei.

Così la famiglia Contente raccolse i suoi pochi avere e tentò di raggiungere con mezzi di fortuna il confine con la Svizzera, senza però riuscire a superarlo per l’intransigenza di un graduato svizzero-tedesco. Tornati a Canegrate, mamma Paola prese il coraggio a due mani e andò nell’ufficio di Giacomo Bassi, allora segretario comunale a San Giorgio su Legnano, a chiedere aiuto. E Bassi decise di aiutare la famiglia Contente, salvandola dalla deportazione: per questa ragione il 6 settembre 1998 lo Stato d’Israele conferì a Giacomo Bassi il massimo riconoscimento, proclamandolo Giusto tra le Nazioni.

San Giorgio, una targa in Comune per ricordare la famiglia Contente

CARLO CARNAGHI E IL “NO” ALLA DIVISA TEDESCA – La storia di Carlo Carnaghi inizia come quella di tanti altri ragazzi della sua generazione: dopo aver svolto il servizio militare fu richiamato alle armi nel 1939 e mandato in guerra sul fronte francese nel giugno del 1940 insieme al 64° reggimento fanteria. Nel 1941 fu mandato a combattere sul fronte greco-albanese, dove rimase fino al 1943. Dopo essere sopravvissuto alle atrocità della guerra, il giorno dopo l’armistizio fu però catturato dai tedeschi.

Carnaghi si rifiutò di indossare la loro divisa e restò fedele alla sua patria e alla sua bandiera. Per questo motivogli fu negato lo status di prigioniero di guerra e fu deportato in Germania e internato in un lager nazista destinato al lavoro coatto. Rimase in quel campo fino all’inizio del 1945, quando fu poi rimpatriato.

Giornata della Memoria, a Busto Garolfo medaglia d’onore a Carlo Carnaghi

ADALGISA CASATI DALLA BASSETTI AD AUSCHWITZAdalgisa Casati fu deportata insieme ad altre quattro tessitrici della Bassetti il 20 marzo 1944, senza mai sapere perché. Erano da poco passati i giorni in cui le grandi fabbriche del Nord Italia si erano fermate tutte insieme contro la fame e la guerra per avere aumenti salariali e condizioni di lavoro migliori e anche alla Bassetti in quei giorni si scioperò, ma lei non partecipò. Qualcuno era andato anche a tirare i sassi contro la villa dell’allora direttore della fabbrica, ma Adalgisa Casati non si mosse mai di casa.

Quel giorno fu prelevata dalla fabbrica e fu portata insieme alle sue quattro colleghe prima a Cerro Maggiore, poi nel carcere di San Vittore dove furono anche tenute al muro con i fucili delle SS puntati addosso. Da lì furono trasferite alla caserma fascista di Bergamo, dove rimasero tre settimane, e poi a Mauthausen, da dove furono portate prima in un carcere di Vienna e poi ad Auschwitz, dove vennero marchiate con il numero di matricola: Adalgisa Casati era il numero 81289. Il campo di concentramento non fu l’ultima tappa dell’odissea della tessitrice di Rescaldina, che in un’intervista del 2013 disse: «Non speravo di tornare a casa». A casa, però, fortunatamente è riuscita a tornare, sciogliendosi in lacrime nel momento in cui avvistò il campanile di Rescaldina.

Giorno della Memoria: dalla Bassetti di Rescaldina ai lager nazisti

GIUSEPPE BASSO ARRUOLATO POCHI GIORNI PRIMA DELL’ARMISTIZIO – Giuseppe Basso era un ragazzo come tanti altri, che dopo essere nato nel 1924 a Cittadella in Veneto si era trasferito con la sua famiglia a Parabiago in cerca di lavoro. Fu arruolato a fine agosto del 1943, quando aveva 19 anni e inviato al confine orientale per prendere servizio. Quando il 9 settembre scese dal treno a Pola fu arrestato e portato in un campo di concentramento in Germania: il giorno prima era stato firmato l’armistizio e i militari italiani da un giorno all’altro erano diventati nemici dei Tedeschi.

A Giuseppe Basso, come a tanti altri, fu proposto di essere liberato e di tornare in Italia se avesse aderito alla Repubblica di Salò, ma scelse la prigionia pur di non continuare la guerra al fianco dei fascisti. Rimase fino all’8 maggio 1945 a Lauenburg, un distaccamento di Sandbostel, il campo dove furono detenuti l’attore Gianrico Tedeschi e lo scrittore Giovannino Guareschi, dalla cui penna nacquero Don Camillo e Peppone. Lì rischiò anche la fucilazione per aver dimenticato accese le luci di un magazzino, salvato in extremis dall’intercessione di un graduato tedesco. Fu liberato definitivamente solo il 13 settembre 1945, dopo essere stato trattenuto dalle Forze Armate Alleate. Poi il lunghissimo ritorno a casa, con mezzi di fortuna e spesso a piedi in un Europa in macerie.

giuseppe basso parabiago

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Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 27 Gennaio 2024
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