Quando lo stalker si nasconde dietro uno schermo: da Parabiago un film-denuncia sullo stalking online
Arriva da Parabiago "Schermi paralleli", un film-denuncia sullo stalking online che vede alla regia il 23enne Matteo Bonissi, co-produttore della pellicola insieme al compagno di università Alessandro Gallucci
Quando lo stalker non è sotto casa, ma dietro lo schermo di un pc o di uno smartphone. Arriva da Parabiago “Schermi paralleli”, un film-denuncia sullo stalking online che vede alla regia il 23enne Matteo Bonissi, co-produttore della pellicola insieme al compagno di università Alessandro Gallucci.
Già autore di quattro libri e appassionato di cinema, Bonissi, che aspira a diventare produttore cinematografico, lo scorso anno in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, insieme alla troupe e al cast che hanno lavorato con lui a questa iniziativa, ha lanciato una pellicola indipendente, che finora ha ottenuto un migliaio di visualizzazioni su YouTube. Ce ne ha parlato ad un anno dalla “messa in onda”, in occasione del 25 novembre.
Com’è nata l’idea di “Schermi paralleli”?
L’dea è nata nel febbraio 2022, molto tempo prima di iniziare a creare l’opera. Io e un mio compagno di università, Alessandro Gallucci, ci siamo chiesto perché non raccontare una storia che avesse un significato importante, che potesse trasmettere un messaggio sociale. Così abbiamo deciso di parlare di stalking online, utilizzando il formato “screen life” (una forma di narrazione visiva in cui gli eventi vengono mostrati interamente sullo schermo di un computer, tablet o smartphone, nda): ci siamo spinti in un territorio ancora in parte inesplorato, è una tecnica ancora in via di sviluppo e non sono molte le opere prodotte in questo modo.
Poi avete ideato la storia…
“Schermi paralleli” è ambientato a Torino, parla di una ragazza, Cecilia, che incontra uno sconosciuto online. I due scoprono di vivere vicini e si scambiano i contatti dei rispettivi profili social per continuare a conoscersi. Cecilia intanto si confronta con il suo migliore amico e la sua migliore amica, che le offrono prospettive contrastanti: lei la spinge a conoscerlo, mentre lui la invita ad essere più cauta. La ragazza decide di seguire il consiglio dell’amica, organizza un appuntamento con il ragazzo e tutto va magnificamente: non si accorge, però, che lo sconosciuto sa un po’ troppo di lei. La frequentazione prosegue, fin quando il suo migliore amico legge delle notizie online su uno stalker la cui descrizione combacia con quella del ragazzo che frequenta Cecilia. Prova a parlarle senza successo, ma quando si confronta con la migliore amica della ragazza anche lei si rende conto del rischio. Ci vorrà del tempo prima che Cecilia dia loro ascolto. Succederà solo quando, mentre è in videochiamata con questo ragazzo, lui dovrà chiudere per l’arrivo delle Forze dell’Ordine e nel farlo aprirà accidentalmente una schermata dove si vede una sorta di database sulle ragazze a cui fa stalking. Solo allora Cecilia si accorgerà che i suoi amici avevano ragione.
Quanto ci è voluto per arrivare al film vero e proprio?
Ci siamo messi a produrre “Schermi paralleli” in modo completamente indipendente. Il film si sviluppa in cinque atti, ci abbiamo messo molto tempo perché abbiamo spalmato nel tempo le giornate di registrazione e le relative proprie, in modo che tutto fosse gestibile con i nostri impegni. A novembre dello scorso anno siamo arrivati alla fase di montaggio e abbiamo deciso di pubblicarlo gratuitamente perché ci siamo detti che una storia del genere merita di non essere nascosta dietro un paywall. Vogliamo che raggiunga più persone possibili per dare anche un servizio e mettere in allerta rispetto a questo fenomeno.
Qual è il messaggio che avete voluto lanciare?
Abbiamo scelto di parlare di stalking digitale, non perché sia più grave o importante di quello reale ma perché, soprattutto negli ultimi anni, è diventato molto più frequente. Il formato screen life ci ha permesso di analizzare la vita dei personaggi attraverso le loro conversazioni, sia quelle in videochiamata, sia quelle via messaggio, che comunque sono una parte importante della comunicazione: esitare nell’inviare un messaggio o cancellare una parola, è comunque comunicazione non verbale. Il messaggio che abbiamo voluto lanciare è: “Se vi sentite in pericolo, non esitate a chiedere aiuto”; per questo all’inizio e alla fine del film abbiamo voluto inserire anche il numero 1522, ovvero in numero anti-violenza e stalking.
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