Parabiago “caso pilota” per l’adozione aperta alla famiglia di origine dei minori
La Corte Costituzionale ha aperto ad una maggiore flessibilità nell'adozione di minori in stato di abbandono per l'eventuale mantenimento di relazioni con alcuni membri della famiglia di origine
Parabiago “caso pilota” per una sentenza della Corte Costituzionale che ha aperto ad una maggiore flessibilità nell’adozione di minori in stato di abbandono. Questa apertura riguarda l’eventuale mantenimento di relazioni con alcuni membri della famiglia di origine, riconoscendo che la decisione deve essere basata sul miglior interesse del minore e valutata caso per caso.
La spinta a questo cambiamento è arrivata dalla città della calzatura e in primis dal sindaco Raffaele Cucchi, tutore di minori dichiarati dai giudici minorili in stato di abbandono, che si è battuto perché non perdessero il contatto con nonni e zii, con i quali avevano mantenuto relazioni significative. Per loro già la Corte d’Appello di Milano aveva optato per un affidamento “aperto”, consentendo tramite i servizi sociali il mantenimento con alcuni familiari anche dopo essere stati affidati alla nuova famiglia che si era dimostrata disponibile e idonea ad adottarli.
Una volta adottati, però, secondo un’interpretazione più restrittiva della normativa, avrebbero dovuto interrompere definitivamente questi rapporti. E qui entra in gioco la Corte Costituzionale, chiamata in causa dalla Corte di Cassazione, che ha allargato le maglie dell’interpretazione normativa alla valutazione “caso per caso” da parte del giudice su un’eventuale adozione “aperta” da definire in base al maggior beneficio per il minore.
«Partendo dalla situazione dei minori di cui sono tutore – sottolinea il sindaco Raffaele Cucchi – ci siamo interrogati molto sul perché questi bambini dovessero perdere i sani e valoriali rapporti affettivi che avevano con alcuni dei parenti della famiglia di origine. Era evidente la sofferenza che sarebbe derivata anche da questa perdita per questi bambini che già avevano perso quasi tutto. Ci siamo, quindi, chiesti cosa avremmo potuto fare come ente pubblico e ci siamo mossi rivolgendoci al Tribunale per i Minorenni sottoponendo le nostre osservazioni in merito a questo. Non è stato semplice, ma siamo stati determinati nel perseguire le strade istituzionali che hanno voluto dire l’investimento di risorse economiche, nonché tempo per studiare i documenti e il caso, che abbiamo infine affidato, quando è arrivato alla Corte Costituzionale, a un legale esperto di questioni di costituzionalità, la professoressa Elisabetta Lamarque».
«Dal confronto con la prof. avv. Lamarque – prosegue Cucchi – è emersa l’importanza che i minori, tramite il sindaco loro tutore, si costituissero nel procedimento davanti alla Corte costituzionale allo scopo di portare all’interno di Palazzo della Consulta, a Roma, la conoscenza delle circostanze del difficile caso concreto da cui nasceva il dubbio di costituzionalità. Eravamo infatti convinti, e poi la Corte Costituzionale ci ha dato ragione, che la valutazione in astratto di quello che può essere il bene per la maggior parte dei minori dati in adozione, e cioè l’interruzione di ogni relazione con una famiglia di origine dannosa per il loro sviluppo, fosse cosa ben diversa dalla valutazione della singolarità dei casi della vita, nei quali il migliore interesse dei minore potrebbe essere realizzato, al contrario, solo mantenendo quelle relazioni, necessarie al suo equilibrato sviluppo. Così abbiamo potuto portare la voce dei minori da me tutelati davanti alla Corte costituzionale, cercando di far comprendere ai giudici costituzionali quanto fosse importante per la loro storia personale salvare quelle figure con le quali avevano stabilito delle relazioni importanti e significative. Oggi siamo contenti di averlo fatto e di essere stati caparbi perché di questo cambiamento potranno beneficiarne tutti quei minori in stato di abbandono che vivono, però, relazioni sane e fondamentali per la loro crescita con i familiari della famiglia di origine. Dare al giudice minorile la valutazione di disporre un’adozione aperta o meno, è davvero un passo di civiltà importante per tutti!».
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