Da Rescaldina a Forlì per aiutare gli alluvionati: “In strada con il fango alle ginocchia”
Matteo Malacrida, vicepresidente di Gioventù Nazionale Milano Provincia, nel weekend con altri sette ragazzi del movimento è stato a Forlì per aiutare gli alluvionati
Il fango (almeno) fino alle ginocchia. I paesi isolati per le frane. Gli anziani che hanno perso i ricordi di una vita religiosamente conservati, gli agricoltori che hanno visto andare in fumo il lavoro di un anno interno e chi ha perso letteralmente tutto, a volte anche una persona cara. Nell’Emilia Romagna messa in ginocchio dall’alluvione, travolta dal fango e dalla pioggia, la devastazione si intreccia con la vita di tutti i giorni che prova a rialzare la testa e a ripartire.
Galleria fotografica
Tra le tante braccia che in questi giorni stanno lavorando per rimettere in piedi una regione che poco più di dieci anni fa ha dovuto fare i conti anche con il terremoto, ci sono anche quelle che arrivano dalla provincia di Milano. Come quelle di Matteo Malacrida, partito domenica 21 da Rescaldina per raggiungere Forlì insieme a Emanuele, Simone, Matteo, Alessio, Federica, Andrea, Lorenzo.
Quello di Malacrida è un nome noto nel Legnanese, dove è impegnato in politica come vicepresidente di Gioventù Nazionale Milano Provincia – l’ala giovanile del partito di Giorgia Meloni in cui militano anche i ragazzi che sono partiti insieme a lui per l’Emilia Romagna – e come presidente del circolo di Rescaldina di Fratelli d’Italia. E proprio la politica è in un certo senso la “scintilla” che ha smosso il gruppo di giovani partiti dal Milanese, che hanno visto la mobilitazione dei ragazzi di Azione Universitaria, con cui hanno condiviso «tanti viaggi e tante occasioni di convivialità», e hanno deciso di rimboccarsi le maniche «per portare aiuto e vicinanza a persone che hanno perso tutto».
«La città di Forlì è stata colpita soprattutto nella periferia – ci racconta Malacrida -: siamo stati in zone dove l’acqua arrivava oltre le ginocchia nonostante non piovesse da tre giorni e abbiamo parlato con persone che ci hanno fatto vedere i segni lasciati dall’acqua e dal fango dentro le case, ad altezza delle spalle. Abbiamo spalato il fango e abbiamo aiutato a liberare le case da mobili, letti e tutto ciò che ormai non era più recuperabile: non abbiamo fatto nulla di eroico, ma ci tenevamo a portare il nostro contributo e a dare un segnale vista la mobilitazione della nostra generazione».
Una mobilitazione che va «oltre gli steccati – aggiunge Matteo Malacrida -: era bello vedere che a spalare il fango accanto a noi c’erano i ragazzi di Soccorso internazionalista, era bello vedere il nostro simbolo tricolore accanto alla loro stella rossa e lavorare tutti insieme per qualcosa di più grande, mettendo da parte le polemiche che “i grandi” hanno creato intorno a questa situazione tra gli attacchi dell’opposizione al Governo nazionale e quelli della maggioranza al Governo regionale. Quelle sono tutte valutazioni da rimandare ad un secondo momento e il segnale arrivato dalla nostra generazione è proprio quello di mettere da parte quel tipo di appartenenza per ritrovarne una più forte».
Ritrovarsi tra il fango, gomito a gomito con chi ha perso tutto, però, non è stato facile emotivamente. «Avvicinandoci abbiamo visto scene quasi post apocalittiche: vedere le camionette dell’esercito è stato abbastanza surreale – continua Malacrida -. Entrando nei vicoli e nelle case l’impatto è fortissimo, non solo perché nelle strade non puoi camminare ma anche per le persone con cui abbiamo parlato che ci hanno raccontato storie di vita difficili da ascoltare nonostante non abbiamo incontrato nessuno che avesse perso dei cari. La frase che abbiamo sentito più spesso è stata “Non si vede la fine”, ed è così: per quanta acqua toglievamo, altrettanta ne risaliva. L’aspetto positivo, però, è stato vedere migliaia di persone arrivate da ogni parte d’Italia per dare una mano e confrontarsi con volontari di zone in passato colpite da situazioni simili che ritenevano doveroso essere lì dopo aver a loro volta ricevuto aiuto: ci siamo portati a casa la consapevolezza che il bene esiste ancora e un’immagine della Nazione diversa da quella che spesso viene dipinta».
E ora i ragazzi di Gioventù Nazionale sono pronti a ripartire: nel baule ci saranno ancora gli attrezzi per scavare e spalare il fango, ma anche gli aiuti che stanno raccogliendo internamente per dare una mano non solo alla zona di Forlì ma anche al Bolognese e al Ravvenate, quella in questo momento più colpita. «Il messaggio che vogliamo dare ai nostri ragazzi – conclude Malacrida – è quello di rinunciare ad un pacchetto di sigarette, ad una birra o alla partita allo stadio e di utilizzare invece quei soldi per aiutare».
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.