Mortale al casello sulla A4: depositata la perizia, il 39enne era “incapace d’intendere e volere”
Secondo quanto riportato oggi, giovedì 18 maggio, gli esiti dell'accertamento affidato allo psichiatra Raniero Rossetti saranno discussi il 22 maggio davanti al gip Ileana Ramundo
Secondo la perizia psichiatrica, da poco depositata in Tribunale, il 39enne che, il 18 febbraio scorso verso le 2.30, ha travolto con la sua auto, alla barriera autostradale Ghisolfa sulla A4 Torino-Milano, un’auto con a bordo due donne (Laura Amato, 54 anni, e Claudia Turconi, 59 anni) era incapace “d’intendere e di volere” al momento dei fatti. Secondo quanto riportato oggi, giovedì 18 maggio, dal quotidiano “La Repubblica” (clicca qui per l’articolo) gli esiti dell’accertamento affidato allo psichiatra Raniero Rossetti saranno discussi il 22 maggio davanti al gip Ileana Ramundo. A presenziare anche il pm Paolo Filippini, i legali del 39enne e delle persone offese, ossia i familiari delle vittime. All’udienza ci saranno anche i consulenti nominati dalle parti.
Il 39enne, residente a Pontenure, era risultato positivo a cannabis e benzodiazepine ed era in cura da anni con una diagnosi di “disturbi psicotici”. A fronte di ciò il giudice aveva disposto una misura di sicurezza per pericolosità sociale. L’uomo quindi era stato ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Piacenza, in libertà vigilata per un anno.
Secondo quanto accertato il 16 febbraio il 39enne si era recato all’Ospedale di Piacenza, dal quale poi se ne è andato. Stando agli accertamenti, è ricomparso il giorno dopo all’aeroporto di Malpensa. Viste le sue condizioni è stato accompagnato al presidio medico dove gli è stato somministrato un farmaco con benzodiazepine. In seguito è stato trasportato all’ospedale di Gallarate, ma anche da lì il 39enne se n’è andato. L’uomo ha quindi raggiunto Malpensa ha recuperato l’auto e dopo essersi fermato in una piazzola di sosta, ha ripreso a guidare fino allo schianto a 150 km/h senza frenare. Un tragico e folle incidente che è costato la vita alle due donne. Claudia Turconi abitava a Rescaldina e aveva quattro figli. Mentre Laura Amato era originaria di Catania e lavorava come operatrice sanitaria alla clinica Macedonio Melloni di Milano, aveva due figli e abitava a Robecchetto con Induno.
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