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Futuro ancora in bilico per il Polo Baraggia, l’accordo “anti-discarica” non convince Rescaldina

Contro l'accordo per Rescaldina pesano i materiali con cui verrebbe riempita la voragine lasciata dalla discarica, gli impatti viabilistici e la risoluzione dei rapporti con la proprietà

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Ancora in bilico il futuro del Polo Baraggia, l’area a cavallo tra Rescaldina e Cerro Maggiore una volta adibita a discarica che oggi è di fatto una voragine, sulla quale negli ultimi anni si era allungata l’ombra del ritorno dei rifiuti. Se da Cerro Maggiore è infatti arrivato il via libera al protocollo d’intesa finalizzato alla successiva sottoscrizione di una convenzione per il ripristino ambientale dell’area – convenzione definita dall’amministrazione uscente «tombale» – tra Comune, proprietà e una terza società che subentrerà per dare attuazione agli interventi previsti dalla convenzione, Rescaldina ha ancora più di un dubbio. E perché la convenzione vada in porto serve la firma di entrambi i Comuni.

Cerro Maggiore dà il via libera ad un «accordo tombale» contro la discarica al Polo Baraggia

Piazza Chiesa non nasconde «forte perplessità» rispetto al protocollo d’intesa e la sua «totale contrarietà al possibile accoglimento del progetto proposto, non solo per l’assenza di conformità rispetto al proprio piano di governo del territorio, ma anche per altri importanti aspetti». A partire dal fatto che finora tutti i progetti per un’eventuale riapertura della discarica sono sempre stati “bocciati” dagli enti che avrebbero dovuto autorizzarli e dalle amministrazioni e nulla hanno potuto i ricorsi dell’operatore, mai accolti nelle aule dei tribunali.

«La questione a nostro avviso non è quindi quella di mettere la pietra tombale sulla possibilità di riapertura della discarica, già determinata – sottolineano dall’amministrazione di Rescaldina -, bensì quella di rispettare oggi le condizioni stabilite a suo tempo negli accordi sottoscritti per il riempimento e la riqualificazione ambientale del sito. Se in sede giudiziale abbiamo sempre sostenuto, vincendo, che i materiali da utilizzare per la riqualificazione ambientale devono avere determinate caratteristiche, risulta difficilmente accoglibile ora un progetto che prevede per il riempimento il conferimento di materiali inerti contaminati».

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Le nuove speranze di riempimento, infatti, vertono in larga misura sulle Olimpiadi di Milano Cortina 2026, estendendo i materiali utilizzabili anche a terre e rocce di scavo con un contenuto di altri materiali – come ad esempio il cemento – entro i limiti previsti dal Testo Unico Ambientale. «Il protocollo approvato da Cerro Maggiore più che un’opportunità per i cittadini di Cerro Maggiore e Rescaldina pare invece concedere evidenti ed immotivati vantaggi economici a favore dell’operatore privato – proseguono dall’amministrazione -. Questo avverrebbe a discapito delle garanzie ambientali concordate e sottoscritte in passato a tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente, peraltro finora sempre sostenute da entrambe le amministrazioni anche in tribunale, con ingenti spese legali».

A non convincere l’amministrazione guidata da Gilles Ielo, poi, ci sono gli interventi proposti a mitigazione degli impatti viabilistici. «Il progetto prevede il passaggio di sette camion all’ora per dieci anni, con un conseguente aumento dell’inquinamento dell’aria e un alto rischio sull’effettivo monitoraggio dei materiali conferiti nei limiti di legge previsti – spiegano da Piazza Chiesa -. Gli interventi proposti a mitigazione degli impatti viabilistici, ovvero la sola realizzazione di una rotonda su via San Clemente, risolverebbe le criticità per il solo Comune di Cerro Maggiore, ma non avrebbe praticamente nessun effetto positivo sulla strada Saronnese, già oggetto di un traffico consistente, che aumenterebbe notevolmente a causa di questo intervento. In tal senso il Protocollo prevede per il Comune di Rescaldina soltanto indicazioni pressoché effimere, impegnando la società “ad indicare ai conferitori il tragitto che questi dovranno utilizzare, attraverso le vie pubbliche, per accedere all’area“, senza una reale analisi delle possibili azioni mitigative e delle rispettive soluzioni».

Un altro punto di domanda per Ielo e i suoi è dato dalla risoluzione dei rapporti convenzionali con l’attuale proprietà con restituzione delle garanzie fideiussorie, che «alla luce dell’udienza (davanti al TAR, ndr) prevista per la prossima estate risulta poco in linea con le posizioni sin qui assunte dai Comuni, mettendo a rischio le garanzie faticosamente conquistate nel 1999 tramite una vera e propria lotta civile per la tutela della salute del territorio».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 06 Maggio 2023
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