Omicidio Maltesi, proroga di 15 giorni per la perizia psichiatrica su Davide Fontana
Il termine è stato prorogato su richiesta del perito che dovrà stabilire se Davide Fontana era capace di intendere e di volere quando ha ucciso Carol Maltesi
Quindici giorni di proroga per il deposito della perizia che dovrà stabilire se Davide Fontana era capace di intendere e di volere quando ha ucciso la vicina di casa ed ex compagna Carol Maltesi facendone poi a pezzi il cadavere. Il differimento del termine per la consegna dell’elaborato è stato accordato a valle della richiesta dello stesso perito incaricato dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio, la psichiatra e psicoterapeuta Mara Bertini, alla quale è stato conferito l’incarico lo scorso lunedì 16 gennaio.
Al perito spetterà il compito di accertare la capacità di intendere e di volere di Davide Fontana al momento del delitto, la sua capacità processuale e l’eventuale pericolosità sociale. La professionista, inoltre, dovrà pronunciarsi sulla necessità di cure per l’imputato e, in caso affermativo, individuare il percorso terapeutico più idoneo. Gli accertamenti necessari alla perizia, ai quali parteciperanno anche i consulenti nominati dalla Procura della Repubblica, dalle parti civili e dalla difesa, hanno preso il via lo scorso 3 febbraio. In aula si sarebbe dovuti tornare il prossimo lunedì 8 maggio, quando i risultati raggiunti dalla psichiatra incaricata dalla Corte d’Assise avrebbero dovuto essere sottoposti al confronto tra le parti: le udienze originariamente fissate, però, al momento non sono state ancora ricalendarizzate.
Quando è stata uccisa Carol Maltesi si era trasferita da poco meno di un anno a Rescaldina, andando a vivere in una casa di corte in via Barbara Melzi dove poco dopo sarebbe andato ad abitare anche Davide Fontana, l’uomo che sarebbe diventato il suo carnefice. Lui stesso lunedì 28 marzo 2022, ad oltre due mesi dalla morte della donna, si era presentato dai Carabinieri offrendo informazioni che da subito erano risultate contraddittorie agli occhi degli inquirenti rispetto a quanto emerso fino a quel momento dalle indagini. Sottoposto ad una serie di contestazioni, Fontana aveva finito per confessare l’omicidio e l’occultamento del cadavere, prima conservato in un congelatore appositamente acquistato e poi, una volta fatto a pezzi, gettato in un dirupo di montagna in Valcamonica dopo un primo tentativo di bruciarlo in un barbecue.
A fine ottobre, poi, era iniziato il processo a suo carico e la Corte d’Assise, dopo aver ascoltato i testimoni, i consulenti e lo stesso imputato, aveva deciso di accogliere la richiesta di perizia psichiatrica che i legali dell’uomo avevano avanzato fin dall’apertura del dibattimento nonostante l’opposizione della Procura e delle parti civili.
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