La ‘ndrangheta di Legnano e Lonate si finanziava con la garanzia dello Stato
Durante il periodo covid avevano acquisito aziende in crisi e avevano chiesto prestiti bancari con la garanzia dello Stato, approfittando dell'emergenza sanitaria. I soldi usati per mantenere le famiglie di 'ndrangheta
Avevano sede a Busto Arsizio i 6 finiti in manette questa mattina nell’operazione della Dda di Milano e del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Varese e, durante la pandemia, si sono fatti garantire dallo Stato prestiti bancari per più di un milione di euro. Peccato che questi soldi, invece di investirli nelle aziende che avevano acquisito, li drenavano a favore delle famiglie degli affiliati da mantenere.
Emerge anche questo dall’operazione portata a termine ancora una volta contro la locale di Legnano e Lonate Pozzolo da parte della direzione distrettuale che non molla la prese sul clan che da almeno 20 anni continua a impegnare gli inquirenti nonostante le pesanti condanne, a partire dal regime di 41 bis per il capo Vincenzo Rispoli.
E proprio alla sua famiglia sono andati una parte dei soldi drenati alle aziende che acquistavano e alle banche. Nell’inchiesta, ad esempio, emerge un “regalino” natalizio da 2 mila euro alla famiglia di Rispoli ma anche una provvista da 20 mila euro per pagare l’affitto di casa alla famiglia di un altro appartenente al clan.
Nel frattempo le aziende in difficoltà che venivano rilevate soccombevano sotto l’ingordigia dell’organizzazione che non aveva nessuna intenzione di salvare i posti di lavoro ma solo quella di foraggiare se stessa. Molti dipendenti, infatti, hanno perso il lavoro a causa di queste cannibalizzazioni.
Il covid per loro è stato l’ennesima occasione per approfittare dell’abbassamento delle difese da parte dello Stato. Grazie alla misura che permetteva alle aziende di ottenere prestiti dalle banche con la garanzia dello Stato sono riusciti a farsi finanziare per più di un milione di euro ma quei soldi non sono mai stati utilizzati per tenere in vita le aziende che avevano acquisito. Non a caso i cash dog della Finanza hanno sequestrato provviste di denaro per 200 mila euro, nascosti nelle abitazioni degli indagati.
È emerso, inoltre, che il gruppo criminale avesse interessi ramificati nel settore della sanità lombarda, in relazione alle attività connesse all’emergenza sanitaria da COVID 19, con particolare riferimento a forniture di materiale sanitario ed esecuzione di tamponi da parte di soggetti a ciò non professionalmente autorizzati.
Gli arrestati nell’operazione odierna sono Enrico Barone (cl. 69 di Vibo Valentia ma residente a Legnano) e Maurizio Ponzoni (classe 1966 di Legnano ma residente a Rescaldina), per loro è stata disposta la custodia cautelare in carcere, agli arresti domiciliari sono finiti Romina Altieri di Lonate Pozzolo, Enrico Barone (cl. 1963 di Napoli), Fabio Frattini di Legnano e Michele Migliore di Lecco.
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