Quando la sera del 20 febbraio 2020 all’Ospedale di Codogno arrivò il risultato del tampone per la diagnosi del Covid-19 a cui era stato sottoposto Mattia Mestri, ricercatore 38enne di una multinazionale, trasformandolo in un attimo nel paziente uno, nessuno poteva immaginare cosa sarebbe successo di lì a pochi giorni: la parola lockdown non era ancora entrata nel nostro vocabolario, sui balconi non erano ancora comparsi gli striscioni che per mesi ci hanno incoraggiato con il loro “Andrà tutto bene” e Bergamo non aveva ancora assistito alla tragica sfilata delle bare delle vittime della pandemia sui camion militari.

Tre anni e una manciata di settimane più tardi, dopo che ad una ad una sono cadute le restrizioni con cui abbiamo convissuto in questi anni per fermare la corsa del virus e siamo tornati ad assaporare quella normalità di cui nelle nostre memorie iniziavano a sbiadire i contorni, Cerro Maggiore ha scelto di ringraziare chi da quel febbraio 2020 è stato in prima fila nella lotta alla pandemia assegnando una trentina di benemerenze.

Durante la cerimonia nel cortile del municipio sono stati premiati «per le donazioni effettuate nel periodo di pandemia per finanziare progetti sociali» Giovanni Pozzi, il Carnevale Cerrese, Claudia Moroni, Cap Holding, Confezioni F.lli Cozzi, Shop’In e Terzi Industrie. Il riconoscimento «per l’indispensabile attività sociale svolta a supporto della gestione dell’hub vaccinale» è andato invece a Corpo musicale cittadino, Protezione Civile, Associazione anziani “Il Quadrifoglio”, Circolo Culturale Il Campanile, ASD Virtus Cantalupo, Associazione Alpini di Legnano, Fondazione Italiana Diabetici, Croce Rossa di Legnano, Centro Commerciale Move In, Auser Legnano e Lilt. Premiati, infine, «per il supporto offerto alla cittadinanza nel periodo pandemico» Casa per Pollicino, ASD Aurora Cerro Maggiore Cantalupo, Caritas Cantalupo, Caritas Cerro Maggiore, San Vincenzo De Paoli Cerro Maggiore, Acli, Ornella Gottardi, Anna Lazzati, Antonella Cozzi e don Antonio Oldani.

«Volontariato: oggi vorrei sottolineare i valori di cui questa parola è portabandiera – ha sottolineato il sindaco Nuccia Berra nel suo discorso, dopo un minuto di silenzio dedicato alle vittime del Covid-19 -. Agire da volontario significa fare qualcosa senza essere obbligati, significa trasformare un pensiero in azione, mettere in pratica un’idea che rimanda ai grandi valori europei di libertà e autonomia. Prestare opera di volontariato significa anche esercitare una libera scelta e la propria volontà, con l’idea di non volerne ricavare alcun vantaggio, ma bensì di avvantaggiare qualcun altro. Nel volontariato sono racchiusi tutti i valori della cittadinanza attiva e del senso di appartenenza alla comunità del proprio Comune, del proprio Paese e dell’Europa. Negli ultimi anni si sono presentate ai nostri occhi sfide complesse e prestanti per le quali sarà necessario operare scelte alla luce dei cambiamenti sociali, culturali, politici ed ambientali in atto. Il volontariato ha assunto un ruolo sempre più importante e dovrà essere sostenuto ad ogni livello della società: dallo Stato al Comune, al singolo cittadino. Che si parli di cambiamenti climatici, di eventi atmosferici avversi, di migrazione o di sanità, come nell’emergenza pandemica la sola opzione è quella di anteporre il noi all’io, anteporre il bene della comunità al corporativismo e agli interessi di parte».

«Il tema su cui più si dibatte da sempre nella società è quello del lavoro, dei salari, dei contratti – ha aggiunto la prima cittadina -. Un volontario è una persona che lavora sempre, con ore di straordinari, e per questo credo sia doveroso ricompensare sempre il loro lavoro con la nostra riconoscenza. Troppo spesso diamo per scontati i servizi sociali e di volontariato: oggi siamo qui proprio per dare a tutti i volontari la giusta ricompensa al loro lavoro: la nostra gratitudine e il nostro sorriso. Nelle associazioni non mancano tempo e persone, ma risorse, spazi e permessi e le istituzioni hanno il dovere di supportare l’associazionismo e il lavoro dei volontari coordinandone l’operato per non disperdere le loro risorse umane, e in questa direzione ci siamo mossi anche nei momenti più difficili dell’emergenza Covid. Voglio ricordare a noi tutti che lo Stato o un Comune non sarebbero in grado di fornire gratuitamente molti servizi che diamo per scontati ma sono fondamentali per la nostra società senza il quotidiano e instancabile impegno dei nostri volontari. Lo spirito che anima ogni volontario è contenuto in una bellissima frase di Gino Bartali, Giusto tra le Nazioni: “Il bene si fa ma non si dice, e certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca”: idealmente voglio consegnare ad ognuno la propria medaglia, il nostro grazie, la riconoscenza di tutta la cittadinanza di Cerro Maggiore e di Cantalupo».