Pozzo contaminato da cromo a Casorezzo, il sindaco: “Valori alti, chieste indagini”
Le rilevazioni sono state effettuate, tramite consulente chimico, dal Comitato "Salviamo Il Paesaggio". Il pozzo contaminato da cromo esavalente è usato per irrigare il campo sportivo. Non ha intaccato l'acqua potabile
«L’acqua del pozzo di prima falda (di irrigazione) del campo sportivo comunale di Casorezzo è risultata contaminata da valori di cromo e cromo esavalente nettamente superiori ai limiti normativi». A comunicarlo è il sindaco di Carsorezzo, Pierluca Oldani, riportando alla stampa i risultati delle rilevazioni effettuate su alcuni pozzi del paese, tramite un consulente chimico forense, dal Comitato “Salviamo Il Paesaggio” e prontamente consegnati all’amministrazione comunale.
Si tratta di valori molto alti, pari a 182 microgrammi per litro per quanto riguarda il cromo (il valore limite è pari a 50 microgrammi per litro), e 119 microgrammi per litro per quanto riguarda il cromo esavalente (il valore limite è pari a 5 microgrammi per litro). «Come prevede l’art. 244 del T.U. Ambiente – ha spiegato il primo cittadino – ho subito inviato la segnalazione della situazione a Regione Lombardia e a Citta Metropolitana di Milano chiedendo di avviare le opportune indagini volte a identificare il responsabile dell’inquinamento. Queste dovranno essere avviate per legge entro un mese: in caso contrario partiremo con le denunce». Il sindaco ha specificato che il pozzo contaminato è utilizzato esclusivamente per irrigare i campi sportivi: l’inquinamento non ha intaccato l’acqua potabile.
La segnalazione della contaminazione della prima falda è stata inviata anche ad ATS Milano al fine di «ottenere un parere riguardo agli eventuali rischi per la salute umana». «In tal caso – ha dichiarato Oldani – emetterò un’apposita ordinanza urgente di chiusura del pozzo interessato. Ho inoltrato la stessa comunicazione anche a Gruppo CAP proprietaria del pozzo, per chiedere un confronto tra i valori attuali di presenza di cromo e quelli rilevati all’atto dell’escavazione della cava, nel 2013».
Le rilevazioni sono state effettuate, su commissione del Comitato “Salviamo il Paesaggio” «nell’ambito delle azioni di contrasto alle attività in corso nella cava Rg17 (ex ATEg11) che da anni portiamo avanti». «Come Comitato abbiamo sempre chiesto la caratterizzazione dell’area senza essere mai stati ascoltati», ha sottolineato Giuliana Cislaghi del Comitato, spiegando che «l’inquinamento del pozzo desta ulteriore preoccupazione in quanto, secondo la relazione del consulente, è stato rilevato in una zona interessata dallo scorrimento di falda sulla direttrice avente a monte l’area della cava Rg17 (ex ATEg11)». È in quest’area che Città Metropolitana vuole realizzare la nuova discarica per rifiuti speciali.
È per questo motivo che il sindaco ha chiesto agli enti superiori di avviare un’indagine idrologica su un’area più vasta, in accordo con il Comune di Casorezzo, con tecnici consulenti nominati dall’amministrazione comunale, da affiancare alle strutture istituzionalmente deputae a tali controlli. Comitato e Comune di Casorezzo sono concordi sulla necessità di «fare finalmente luce sulle reali condizioni di inquinamento della falda acquifera del nostro territorio troppo spesso derubricate come “storiche” e non rilevanti dalle Autorità di controllo anche negli atti autorizzativi rilasciati negli ultimi anni per le varie attività dell’ex ATEg11».
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