I gestori del bar chiuso a Canegrate si difendono: “Non sono i nostri clienti a creare problemi”
Il bar chiuso per 7 giorni dalla Questura: "Siamo un locale storico, non è colpa nostra se alcune persone si comportano male fuori dal nostro bar. E vogliamo dirlo con forza: non è per lo spaccio di droga che la Questura ci ha imposto sette giorni di chiusura"
«Siamo un locale storico, non è colpa nostra se alcune persone si comportano male fuori dal nostro bar. E vogliamo dirlo con forza: non è per lo spaccio di droga che la Questura ci ha imposto sette giorni di chiusura».
È netta e risoluta Rosa Maria Bortignon, titolare del Bar Arcobaleno, che si trova nei locali della Cooperativa Bell’Unione di Canegrate, in via Volontari della Libertà.
La sospensione è stata notificata (ai sensi dell’art.100 Tulps) in quanto l’attività, che si trova vicino alla stazione ferroviaria, recentemente è stata protagonista di diversi interventi da parte dei carabinieri. Un provvedimento, quindi, applicato per evitare l’aggravarsi di situazioni di degrado.
Con una lettera inviata alla Questura di Milano, la titolare del locale spiega che si sono verificati diversi episodi sì, ma che non sono imputabili alla sua gestione, ma ad avventori che arrivano dalla vicina stazione e creano problemi di cui il bar non può farsi carico. Gli episodi che elenca sono diversi, almeno tre negli ultimi mesi: una barista minacciata e importunata da un avventore ubriaco, un’altra persona alterata da bevande alcoliche che ha disturbato un cliente seduto al tavolo e una rossa scatenatasi all’esterno del locale. Tutte cose che secondo la signora Bortignon «non possono essere imputate a noi – spiega – e danneggiano l’immagine del locale che è un punto di riferimento per il paese e per i pendolari che arrivano e partono dalla stazione di Canegrate».
Anche la proprietà dello stabile, la Cooperativa Bell’Unione, ha voluto sottolineare la storicità dell’attività, il fatto che vengono effettuati corsi di vario tipo per integrare e dare la possibilità a tanti di svolgere attività come giardinaggio, storia dell’arte, gioco delle carte e tanto altro.
«Ritengo ingiusto questo procedimento perché siamo lavoratrici oneste e non meritiamo questa condanna che ci danneggia sia economicamente che moralmente – spiega la signora Bortignon – . Il nostro è un bar storico, noi lo gestiamo da ben 20 anni, è frequentato soprattutto da persone in pensione che vengono a svagarsi nei lunghi pomeriggi che, altrimenti, dovrebbero trascorrere nella noia e spesso in solitudine. Sono in tante le persone che ci vogliono bene e ci hanno manifestato vicinanza. Di sicuro noi vogliamo essere accomunate con cose che non ci riguardano. E lo ripetiamo, viste le voci che girano incontrollate: non si tratta di questioni di droga, ma di ordine publico che ripetiamo non dipendono dalla nostra gestione del locale».
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