Rescaldina “boccia” lo stralcio di interessi e sanzioni sulle cartelle esattoriali fino a mille euro
Il Comune non applicherà lo stralcio automatico previsto dalla finanziaria su interessi e sanzioni per le cartelle pendenti ante 2015 fino a mille euro
Rescaldina dice “no” allo stralcio degli interessi e delle sanzioni sulle cartelle esattoriali di importo massimo pari a mille euro tutto compreso relative al periodo tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015. Anche Piazza Chiesa, sulla scia delle decisioni prese in altri consigli comunali in queste settimane, ha scelto di muoversi in una direzione diversa da quella tracciata dal Governo Meloni con la legge di bilancio, seppure con i voti favorevoli della sola maggioranza e la “bocciatura” del centrodestra.
«Prevedere l’annullamento significherebbe a nostro avviso creare una duplice disparità di trattamento – ha spiegato durante la seduta consiliare l’assessore al Bilancio Francesco Matera -: da una parte nei confronti di chi ha sempre pagato e continua a pagare, dall’altro nei confronti di coloro che, magari per lo stesso identico caso o per lo stesso identico importo, hanno ricevuto la notifica da un agente della riscossione diverso dall’Agenzia delle Entrate, che per previsione normativa non vedrebbero diminuire l’importo a proprio carico. Siamo consapevoli che la probabilità di riscossione di queste somme non è altissima, ma quelle che abbiamo enunciato sono ragioni che a nostro avviso sono meritevoli di essere considerate per prendere una decisione. Consiglieremo alle persone di aderire alla definizione agevolata, che prevede l’eliminazione di interessi e sanzioni non in automatico, ma in caso di versamento del capitale anche attraverso la possibilità di diluire il pagamento in 18 rate».
La scelta dell’amministrazione, però, ha trovato una netta contrapposizione tra i banchi del centrodestra. «Questa delibera lascia il tempo che trova: non si capisce nemmeno perché venga presentare se non per fare qualcosa di contrario a quello che stabilisce il Governo di centrodestra – ha sottolineato il consigliere Ambrogio Casati -. Si tratta di condonare sanzioni amministrative fiscali comminate dal 2000 al 2015 e non pagate dai debitori per un importo totale fino a mille euro: se uno non ha pagato in 23 anni, come può una mente sana (parole che hanno provocato una levata di scudi dal capogruppo di Vivere Rescaldina Michele Cattaneo, ndr) pensare che questi debitori possano farlo negli anni a venire? Fra questi ci sono i soliti “furbetti”, ma anche chi effettivamente non poteva pagare per le proprie condizioni economiche. Lo spirito della legge si basa sul fatto che sia più oneroso seguire la pratica dal punto di vista coercitivo che rottamare questi crediti. Per quanto riguarda il nostro comune, è saltata fuori, non si sa da quale cilindro, la cifra di 60mila euro: qualcuno spera ancora di recuperare questi soldi dopo 23 anni?. Una cosa seria e sensata sarebbe quella di creare un fondo ammortamento di 20mila euro all’anno in modo tale da chiudere questa questione in tre anni. Si dice che è una questione di giustizia perché coloro che hanno ricevuto la cartella di pagamento dall’Agenzia delle Entrate possono usufruire di questa agevolazione – non per il comune di Rescaldina -, mentre coloro che hanno ricevuto la cartella da un ente privato incaricato della riscossione non hanno questa facoltà: vi preoccupate di questa ingiustizia, che a Rescaldina non so se tocca un centinaio di persone, mentre non vi preoccupate delle migliaia di cittadini che da qualche mese subiscono l’ingiustizia di non avere più il medico di base. Ecco quello di cui dovreste preoccuparvi: risolvere i problemi reali dei rescaldinesi e non quelli legati alla vostra ideologia».
Obiezioni, quelle di Casati, fermamente respinte al mittente dalla maggioranza. «Non portiamo questa delibera perché il Governo ha un colore diverso da quello di questa amministrazione – ha replicato Matera -: il Governo del Paese ha legittimamente approvato una legge secondo le proprie sensibilità, il governo di Rescaldina sta facendo altrettanto. Parliamo di motivazioni che riguardano l’equità e non la giustizia: non siamo nessuno per dire cosa è giusto e cosa sbagliato, ma pensiamo di svolgere il nostro mandato seguendo un criterio di equità e riteniamo sgravare le cartelle a persone solo perché hanno ricevuto la notifica da un agente piuttosto che da un altro sia una fonte di iniquità e anche di disparità di trattamento. Rispetto alla cifra non c’è nessun cilindro, ma una valutazione tecnica fatta su criteri razionali e logici dagli Uffici tecnici dal momento che il portale dell’Agenzia delle Entrate non ci dice quanti interessi e quante sanzioni sono caricate sui ruoli: un’amministrazione cosciente, però, ha il dovere di fornire, secondo criteri logici e razionali, tutti gli elementi possibili a chi deve prendere una decisione. Sono d’accordo che sia difficile che gli importi possano trovare una riscossione, ma mi chiedo perché allora ci si stupisce della presentazione di questa delibera se si crede che tanto non avrà effetti sulla vita reale? Il fondo si svalutazione crediti, peraltro, esiste già, è imposto dalla legge, e questo è il motivo per cui le motivazioni di carattere economico sono trascurabili rispetto a quelle di equità».
«Il provvedimento non stralcia la pratica ma solo la parte del debito relativa ad interessi e sanzione aggiuntiva, mentre la sanzione originale e le spese di notifica rimangono: anzi, quella pratica dovrà essere rinotificata a fronte del ricalcolo – ha aggiunto il sindaco Gilles Ielo -. Se il Governo avesse proceduto con la cancellazione totale, il senso poteva essere quello di togliere una parte di lavoro in capo all’Agenzia delle Entrate perché quel numero di pratiche non le avrebbe più dovuto trattare: qui, però, le pratiche rimangono attive, vengono solo ricalcolate».
Le ragioni della maggioranza, però, anche a valle di una discussione tra il consigliere Matteo Longo e l’assessore alla partita sul numero di cittadini che sarebbe eventualmente rimasto escluso dallo stralcio, non hanno convinto il centrodestra. «La vostra scelta di non utilizzare l’opzione che la legge prevede sono fatte, dite, in nome dell’equità e quindi la vostra soluzione è togliere il beneficio a tutti – ha evidenziato la capogruppo Mariangela Franchi -. Siamo tutti d’accordo che il presupposto che si debbano pagare le cartelle sia logico in un discorso di buona amministrazione e che chi amministra debba dare un segnale alla popolazione. Noi, però, crediamo che la stragrande maggioranza delle persone che non hanno pagato le cartelle siano persone in difficoltà: chi è in buona fede, secondo noi, meriterebbe una giusta attenzione, che in questo caso non si dà».
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