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Carenza di medici di base a Rescaldina, il centrodestra: “Il sindaco faccia pressione per una soluzione”

Scontro in consiglio comunale tra la maggioranza e il centrodestra sulle responsabilità della carenza di medici di famiglia che affligge anche il paese

medico al computer

Anche a Rescaldina, come in tutto il Legnanese e non solo, è allarme per la carenza di medici di famiglia, male ormai endemico di un sistema sanitario del quale il Covid ha mostrato con tutta evidenza i limiti che costringe i professionisti a gestire numeri di pazienti sovradimensionati rispetto a quelli indicati dai cosiddetti rapporti ottimali e i cittadini ad attese anche lunghe per gli appuntamenti e a spostamenti non sempre indolore. Già al centro del dibattito politico nelle scorse settimane, la mancanza di medici di medicina generale in paese è approdata anche tra i banchi del consiglio comunale durante l’ultima seduta consiliare attraverso un’interrogazione presentata dal centrodestra per chiedere conto a sindaco e giunta delle dimensioni del problema e delle misure finora adottate e in via di adozione per trovare una soluzione anche alla luce della legge regionale 23/2015 relativa all’evoluzione del sistema sanitario lombardo.

«In questi giorni diversi cittadini di Rescaldina sono venuti a conoscenza dell’imminente pensionamento di un medico di medicina generale – ha sottolineato la capogruppo Mariangela Franchi in aula consiliare -. A seguito di ciò, i cittadini devono affrontare, con non poche difficoltà di carattere burocratico, la ricerca di un medico che sostituisca quello che è in procinto di andare in pensione. Una volta giunti all’ufficio della ASST deputato alla scelta del medico di medicina generale, i cittadini si vedono proporre medici che esercitano a Legnano, a Cerro Maggiore, a San Vittore o a Nerviano. Il medico di medicina generale – ha aggiunto Franchi, ricordando anche che in paese il 30% della popolazione ha più di 60 anni – è scelto dai cittadini affinché sia loro garantita un’assistenza di “primo livello”, cioè per diventare il medico di fiducia, colui che guiderà, educherà, consiglierà, ma per fare questo deve innanzitutto essere prossimo a dove i cittadini vivono. Se il medico di base ha sede in un altro comune, si costringono centinaia di persone a spostarsi in auto, spesso anche a farsi aiutare ed accompagnare, rendendo così l’appuntamento con il proprio medico una gravosa incombenza che rischia di compromettere l’adesione del malato alle cure, o ritardarne l’accesso».

L’amministrazione comunale, però, ha ben poche carte da giocare rispetto alla carenza di medici di base. «Quello che ci troviamo ad affrontare è un grossissimo problema che non nasce nel 2022 ma molto prima – ha replicato l’assessore alla salute Enrico Rudoni, che ha messo l’accento anche sulla collaborazione con i professionisti che esercitano in paese e sui bassi costi per l’affitto di uno studio al poliambulatorio di via Tintoretto -. Regione Lombardia è pessima a livello sanitario, tant’è che è la regione che ha il numero di dottori più basso in tutta Italia e il numero di pazienti più alto per ciascun dottore. Negli ultimi 30 anni in Lombardia è successa una vera e propria catastrofe e la sanità si è spostata totalmente nel privato. La legge del 2015 istituiva sulla carta l’integrazione socio-sanitaria con presidi ospedalieri territoriali e presidi socio-sanitari territoriali: non è cambiato assolutamente nulla. Amministrazioni comunali, sindaci e le scatole cinesi vuote di ATS e ASST non hanno il benché minimo raggio di azione verso Regione Lombardia, che negli ultimi 30 anni non ha saputo pianificare nulla».

«Fin dall’inizio del 2021 siamo andati a parlare con i medici del poliambulatorio di via Tintoretto, alcuni dei quali con grande senso di responsabilità anche quando hanno potuto non sono andati in pensione – ha proseguito Rudoni, che ha comunque riconosciuto anche il ruolo giocato da alcuni provvedimenti presi da governi di centrosinistra -. Ho chiamato personalmente il responsabile del dipartimento di cure primarie perché 25 cittadini – e chissà quanti altri ce ne sono – ci hanno scritto che non avevano più un medico di base e mi ha detto che non sa più cosa fare perché Regione Lombardia non li ascolta. Ho contatto i consiglieri regionali che conoscevo e mi hanno detto che avevano presentato un’interrogazione sulla carenza di medici di famiglia in cui chiedevano di prevedere gli stanziamenti necessari ad equiparare economicamente il valore delle borse per la scuola di formazione per medici di medicina generale a quelle di specializzazione ospedaliera, a prevedere incentivi per i medici di base come sedi degli ambulatori in concessione gratuita e il rimborso almeno dell’80% della spesa per personale amministrativo e infermieristico, a destinare alle ATS lombarde le risorse necessarie affinché possano assumere un contingente adeguato di giovani medici neoformati in medicina generale: inutile dirvi che Regione Lombardia l’ha bocciata. Tutto quello che noi possiamo fare lo stiamo facendo e continueremo a farlo: certo è che le leggi regionali, Regione Lombardia e i governi non stanno aiutando la situazione e dovranno dare delle risposte».

Le risposte del vicesindaco non hanno però convinto il centrodestra. «Sapevamo che avreste spostato l’attenzione sulla colpa e non sul problema – è stata la dura presa di posizione di Franchi dopo la replica dell’assessore -. La colpa è sempre degli altri, ma i governi negli ultimi dieci anni non sono stato di centrodestra e hanno sottratto alla sanità 37 miliardi di euro che oggi pesano sulle restrizioni che gravano sulla nostra ottima Regione Lombardia: regione che dallo stato ha avuto una penalizzazione di medici più forte di tutte le altre. Il problema viene fuori oggi perché nessuno si è messo prima, ma chi doveva muoversi? Non certo la Regione Lombardia, perché è un problema di soldi, di risorse, di contratti con i medici di medicina generale: tutte questioni che devono essere gestite a livello statale. L’errore di programmazione è stato fatto a livello centrale laddove il numero chiuso nelle scuole di medicina insieme all’istituzione della scuola di specialità per i medici di medicina generale a numero chiuso sono stati fatti senza calcolare i pensionamenti in atto e l’età media dei medici in servizio: non è un errore che ha fatto Regione Lombardia».

«Non state facendo ciò che potete fare anche se sostenete di farlo – ha concluso Franchi -. Già due anni fa, in risposta ad una vostra mozione, vi abbiamo ricordato che i sindaci nell’ambito della Conferenza dei sindaci hanno poteri precisi di verifica e di controllo dell’operato dell’ASST e dell’ATS: queste cose ci sono e vanno utilizzate, ci saremmo aspettati che in una situazione di questo tipo questi organismi istituzionali venissero attivati e la nostra richiesta è proprio questa. Il nostro sindaco rappresenta 15mila cittadini e deve portare la voce di tutti loro: ce ne sono 2mila oggi in difficoltà ma l’anno prossimo ce ne saranno altri 4mila. Le soluzioni si possono trovare e il sindaco deve fare tutte le pressioni che ha il potere di fare perché chi di dovere lo faccia».

Ad abbassare i toni – che si sono alzati anche rispetto alle tempistiche e alle possibilità di replica concesse dal presidente del consiglio comunale – ha pensato il sindaco Gilles Ielo, confermando di essersi già mosso attraverso la Conferenza dei sindaco dell’ASST Ovest Milanese e ribadendo che il problema «va oltre il colore politico» e auspicando che «chi di dovere, a tutti i livelli, si impegni ad avere un’altra visione». «La prossimità e il rapporto umano prima che medico sono valori che non bisogna perdere – ha sottolineato il primo cittadino -, ma ogni politica adottata, da destra o sinistra, vede questo valore come non significante».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 25 Dicembre 2022
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