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Cerro Maggiore punta ad una nuova convenzione per il recupero ambientale del Polo Baraggia

La giunta ha deciso di affidarsi ad un avvocato per arrivare ad una convenzione che metta nero su bianco il futuro della ex discarica al Polo Baraggia

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Cerro Maggiore si affida ad un legale per un «accordo tombale» e «una nuova convenzione che dovrà definire i contenuti per il recupero ambientale del Polo Baraggia». Nei giorni scorsi la giunta guidata da Nuccia Berra ha dato il via libera all’affidamento dell’incarico ad un avvocato, primo passo per scrivere una nuova pagina di storia per quella che oggi è di fatto una voragine a cavallo tra Cerro Maggiore e Rescaldina dopo che nei mesi scorsi il Tribunale di Busto Arsizio aveva stabilito che i due comuni non avrebbero dovuto risarcire alcune danno ad Ecoceresc, la società che negli anni passati ha provato a far riaprire i battenti alla discarica.

L’ombra del ritorno della discarica al polo Baraggia aveva iniziato ad allungarsi sui due comuni ormai più di quattro anni fa, quando a fine 2018 la ex Simec aveva presentato una Valutazione di Impatto Ambientale a Città Metropolitana per un progetto che prevedeva la realizzazione di una discarica controllata di rifiuti speciali dove avrebbero dovuto essere smaltiti in sette anni 2.153.000 metri cubi di rifiuti non pericolosi inorganici, ovvero, in parole povere, fanghi, scarti di lavorazione industriale e terre provenienti da attività di recupero.

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Al progetto si erano da subito opposti i comuni di Cerro Maggiore e Rescaldina puntando il dito soprattutto contro due aspetti. In primis l’accordo di programma di venti anni prima per il ripristino di adeguate condizioni ambientali e di riqualificazione territoriale del polo Baraggia: accordo le cui finalità non erano state completamente assolte e in base al quale non era prevista la possibilità di conferire altri rifiuti. Poi il fattore di pressione, criterio localizzativo per le discariche che punta ad evitare concentrazioni eccessive di rifiuti in base al rapporto tra il quantitativo di rifiuti e l’estensione del territorio, nell’ottica di tutelare l’ambiente e la salute pubblica pur garantendo un corretto dimensionamento delle aree adibite a discarica.

Le loro obiezioni erano andate a segno, con la città metropolitana che aveva ribadito i motivi ostativi al rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale e di conseguenza aveva dichiarato improcedibile l’istanza di valutazione di impatto ambientale. Da lì si era aperto il fronte giudiziario: prima con il ricorso al TAR, depositato senza che però sia mai stata chiesta la fissazione dell’udienza, e poi nella aule della giustizia civile, dove Ecoceresc aveva chiesto un risarcimento danni “monstre” da 2,4 milioni di euro. Il Tribunale, però, aveva dato ragione ai due comuni, e ora Palazzo Dell’Acqua punta a riaprire il confronto per definire il futuro dell’area.

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Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 17 Ottobre 2022
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