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Lavoratori interinali, sindacati: «Non ci sono lavoratori di serie A e B»

Giorgio Ortolani della Nidil Cgil Ticino Olona punta il dito contro le imprese che preferiscono utilizzare i lavoratori in somministrazione e denuncia il caso Citterio

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«Non ci sono lavoratori di serie A e B».  Giorgio Ortolani della Nidil Cgil Ticino Olona punta il dito contro le imprese che invece di assumere direttamente i lavoratori preferiscono utilizzare i lavoratori in somministrazione, ovvero lavoratori assunti da Agenzie per il Lavoro. Nella lotta per far valere i diritti anche ai questi lavoratori Ortolani ha denunciato all’Ats Milano il caso accaduto nella nota azienda Citterio dove «pur obbligati per legge non si sono fatti carico del lavaggio delle divise di tutti i lavoratori interinali a loro carico. L’igene delle divise viene curata solo per i dipendenti. Francamente non ci era però mai capitato che un’azienda importante come questa applicasse le normative legate all’igiene in modo diverso tra i lavoratori dipendenti e somministrati».

Ortolani ha spiegato che la legge che regola i rapporti di lavoro tra aziende ed interinali (485.000 nel II trimestre del 2022 secondo ultimi dati del ministero del lavoro) prevede che vengano garantite, a parità di mansioni svolte, le «stesse condizioni economiche e normative dei dipendenti dell’utilizzatore. I lavoratori somministrati che si rivolgono al NIDIL-CGIL ci dicono che non sempre è cosi».

Il sindacalista ha spiegato che il salumificio di Santo Stefano Ticino deve rispettare precisi protocolli per garantire l’igiene e la sanità degli alimenti lavorati, evitare qualsiasi contaminazione è essenziale. «Citterio, proprio per questo, si è dotata di una Certificazione Internazionale BCR global standard che consente allo stabilimento di Santo Stefano Ticino di esportare prodotti in Inghilterra e Stati Uniti. La BCRGS Food prevede che per avere tale certificazione le aziende procedano alla fornitura degli indumenti da lavoro e al loro lavaggio ed igienizzazione per tutti i dipendenti (inclusi dipendenti a termine e  personale somministrato) onde evitare contaminazioni dei cibi. Nello stabilimento Citterio di Santo Stefano Ticino invece gli indumenti da lavoro vengono lavati e igienizzati solo al personale che è in azienda da più di un anno. Come se gli indumenti dei lavoratori precari fossero indenni da possibili contaminazioni».

Secondo i sindacati c’è stata una «violazione della legge 81/15, ovvero la parità di trattamento, che carica sui lavoratori somministrati il costo del lavaggio degli indumenti da lavoro, ma anche in presenza di una violazione delle norme igieniche che il salumificio si è impegnato a rispettare. Non riusciamo proprio a comprendere perché eventuali batteri e microorganismi, che potrebbero contaminare gli alimenti, siano pericolosi sugli indumenti dei dipendenti diretti e non di quelli dei somministrati con contratti inferiori ad un anno. Del resto, anche sugli obblighi relativi a formazione e sorveglianza sanitaria Citterio continua ad interpretare le norme in modo, a parer nostro, scorretto. Vista l’indisponibilità della direzione dell’azienda a confrontarsi e a rispettare quelli che sono gli obblighi relativi alla parità di trattamento, alle procedure igieniche che si è impegnata a osservare, alle misure previste dall’81/08 abbiamo deciso di segnalare alla BCRGS Food e al servizio PSAL le violazioni riscontrate».

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Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 04 Ottobre 2022
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