Caseggiato inagibile di via Dante a Cerro Maggiore, ricollocate tutte le famiglie “fragili”
Giovedì 22 settembre anche l'ultima famiglia con fragilità ancora presente nel caseggiato di via Dante ha accettato una soluzione abitativa alternativa
Sempre più “vuoto” il caseggiato al civico 68 di via Dante a Cerro Maggiore, già dichiarato inagibile e ormai prossimo allo sgombero come stabilito dall’ordinanza adottata nelle scorse settimane dal sindaco Nuccia Berra. Giovedì 22 settembre è stato infatti sottoscritto l’ultimo contratto per mettere a disposizione delle famiglie con fragilità una delle 13 soluzioni abitative alternative predisposte da Palazzo Dell’Acqua.
Il prossimo passo, ora, è il distacco delle utenze: dopo che la scorsa settimana erano già intervenuti per il “taglio” i tecnici della società che gestisce la rete di distribuzione del gas, ora gli Uffici procederanno anche al distacco delle altre forniture «essendo venuta meno ogni causa ostativa di fragilità acclarata all’interno dell’immobile». L’atto finale sarà lo sgombero vero e proprio, per il quale tempi e modalità dovranno essere concordati con Prefettura e Questura.
La situazione dell’immobile di via Dante a Cerro Maggiore – che parla di impianti non a norma, intonaco ormai malandato con tanto di vistose crepe alle pareti, degrado igienico, infiltrazioni dal tetto, finestre «a quote pericolosamente basse e scavalcabili», allacciamenti abusivi alle utenze e “inquilini” che occupano gli appartamenti senza averne titolo – non è certo una novità, tanto che negli anni è stata riscontrata da ormai innumerevoli verbali stilati dal Comando provinciale dei Vigili del Fuoco dopo i relativi sopralluoghi e già in passato si era parlato di stabile a rischio crollo.
A fine agosto, però, un’ordinanza a firma della prima cittadina aveva dato sette giorni di tempo a chi ancora vive nel caseggiato per liberare gli appartamenti, sottolineando come «il trascorrere del tempo, nonché, la persistente e illegittima occupazione da parte dei residenti abbia aggravato, oltremodo, la precaria stabilità dell’immobile». Come peraltro era emerso anche dall’ultimo sopralluogo effettuato ad aprile dal comando dei Vigili del Fuoco di Milano su richiesta della Prefettura, a valle del quale era stato sottolineato che«le criticità evidenziate nelle precedenti ordinanze e nella perizia statica non hanno trovato risoluzione, pertanto le situazioni di dissesto statico, non conformità impiantistiche e condizioni igienico-sanitarie non idonee evidenziate, risultano le medesime rilevate nel 2019, se non ancora aggravate a causa del perdurare della completa assenza di manutenzione dello stabile». Un quadro, insomma, che non aveva lasciato scelta a Palazzo Dell’Acqua, soprattutto visto che nonostante l’inagibilità dello stabile all’interno ci abitavano ancora delle persone.
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