Dagli anime in tv al sogno di diventare interprete: la passione di Maia per il giapponese
"Fresca" di un nuovo esame superato, Maia Barbuin racconta com'è nata la sua passione per il giapponese e il suo sogno di diventare interprete
Metti un pomeriggio in tv un anime giapponese. Lupin, Geeg Robot…in tanti da piccoli – ma anche da grandicelli – li hanno visti in tv, e più di qualcuno si è appassionato alle vicissitudini del ladro gentiluomo e di Hiroshi Shiba. Maia Barbuian, studentessa del liceo Cavalleri di Parabiago, però, non si è fermata ai “cartoni animati”: dai pomeriggi davanti alla tv è nata una passione vera e propria per la lingua giapponese che poco a poco si è trasformata nel sogno di diventare interprete dal giapponese.
«Goldrake, Geeg Robot, Daitan 3, Lupin… e potrei andare avanti un bel po’: sono i “cartoni animati” che mio padre mi faceva vedere da piccola, che poi ho scoperto chiamarsi anime – racconta Maia -. Quel piccolo passatempo pomeridiano con mio padre è diventato infatti la mia passione e ho iniziato a cercare sempre più anime per conto mio online, anche in lingua originale, ovvero in giapponese. A furia di vederli ho cominciato a ripetere le parole, le frasi più comuni e ho cominciato a notare che questa lingua mi piaceva molto, tanto che ho provato ad impararla per conto mio ma non sapevo dove guardare né da dove partire».
È stata la madre di Maia a farle conoscere i corsi di giapponese che l’associazione GB Giappone organizza in biblioteca a Cerro Maggiore. E lei, dopo qualche titubanza iniziale legata soprattutto alla timidezza, decide di fare un tentativo. «Inizialmente ero titubante e spaventata, soprattutto perché non sapevo con che persone mi sarei ritrovata, e a causa della mia natura molto timida e chiusa di quel tempo ho rinunciato a partecipare. L’anno dopo, però, ho preso coraggio e ho deciso di iscrivermi al corso, spinta dal fatto che partecipava anche una ragazza quasi della mia stessa età. Inutile dire che non c’era niente di spaventoso e nessuno era un oni (orco in giapponese, ndr) pronto a divorarmi, anzi, erano tutte persone squisite che sono assolutamente felice di aver incontrato».
Poco per volta, poi, sono arrivati anche i primi esami. «Piano piano ho iniziato a costruire la mia base di giapponese imparando prima l’hiragana, poi il katakana e i primi kanji – aggiunge la studentessa -. Il mio primo esame di giapponese è stato proprio sui kanji (caratteri usati nella scrittura giapponese, ndr): a giugno dello scorso anno nella scuola giapponese di Milano ho sostenuto il “Kanji Kentei” 10 kyu, il livello più basso di questa tipologia di esami, che necessitava la conoscenza dei primi 80 kanji. Grazie agli insegnamenti della mia insegnante Yoko Takada e al mio impegno sono riuscita a passarlo assieme ai miei compagni».
«Quest’anno invece abbiamo affrontato il Kanji Kentei 9 kyu, lo step successivo e ovviamente più difficile, per il quale dovevamo conoscere 160 nuovi kanji oltre a quelli passati – prosegue la giovane -. Ci abbiamo impiegato diverse settimane, sotto la guida sia di Yoko che della nuova insegnante Miho, per impararli tutti e sia io che i miei compagni eravamo un po’ intimoriti perché, da come Yoko ce ne parlava, sembrava che questo esame fosse una montagna insormontabile. Ovviamente leggere, scrivere e imparare le diverse pronunce dei kanji una volta sola non bastava, per cui tutti quanti noi abbiamo svolto svariati esercizi per ricordarceli e grazie a ciò il temibile 9 kyu mi è apparso sì più difficile, ma non impossibile. Anche se devo ammettere che alcuni quesiti mi hanno messo a dura prova, tanto che, terminato l’esame, quegli spazi che avevo sicuramente compilato in modo errato mi hanno fatto dubitare della riuscita».
E adesso Maia è già pronta a mettere nel mirino i prossimi obiettivi. «Venerdì 29 luglio mi è arrivata una foto dalla mia insegnante Yoko: era il libretto ufficiale dell’esame che arriva ogni volta che se ne svolge uno insieme ad un messaggio che diceva “おめでとう” ovvero “Complimenti” – conclude Maia, che ringrazia le sue sensei Yoko, Giulia e Miho e i compagni -. Ero riuscita a superarlo! Ho saltato di gioia per casa, ero troppo felice, i miei sforzi erano stati ripagati e un altro passo verso la conoscenza del giapponese era stato fatto. Il prossimo obbiettivo è l’esame JLPT N5 che si terrà a ottobre a Venezia, che grazie ai due precedenti esami dovrebbe essere più semplice da svolgere. Il mio sogno di diventare un’interprete di giapponese si sta avvicinando sempre di più, continuerò ad impegnarmi come ho sempre fatto ed ad imparare sempre di più con il corso GB Giappone».
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