Cerro Maggiore saluta don Lukasz Malinowski
Don Lukasz Malinowski, che in questi anni in Italia ha anche conseguito una laurea, dopo 7 anni a Cerro Maggiore e Cantalupo tornerà in Polonia
Cerro Maggiore saluta don Lukasz Malinowski, teologo pastoralista la cui strada per sette anni si è intrecciata con quelle della parrocchia SS. Cornelio e Cipriano di Cerro Maggiore e della parrocchia San Bartolomeo di Cantalupo. Salutato dalla comunità lo scorso fine settimana, il sacerdote, che in questi anni in Italia ha anche conseguito una laurea, ritornerà in Polonia, suo Paese di origine.
Sette anni sono tanti, com’è stato trascorrere questa lunga parentesi di tempo a Cerro Maggiore?
Devo dire che i sette anni che ho trascorso a Cerro Maggiore sono stati meravigliosi. Ho imparato tanto, sia attraverso lo studio che attraverso l’esperienza pastorale. Sono venuto in Italia, infatti, per approfondire gli studi che ho fatto in Polonia. Ho frequentato la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano e mi sono laureato in Teologia pastorale fondamentale con una tesi sul tema “Plurifomità nell’unità. Una forma della Chiesa di oggi” che mi ha dato la possibilità di conoscere la riflessione che la chiesa ha fatto dal Concilio Vaticano II per essere un buon segno del vangelo per il mondo di oggi.
Ho imparato tanto anche dall’esperienza in parrocchia, in particolare dal coinvolgimento nella realtà dell’oratorio, che per me è stata una novità, in quanto in Polonia il lavoro educativo del prete nei confronti dei ragazzi e dei giovani è svolto principalmente nella scuola. Qui a Cerro Maggiore ho sperimentato un nuovo volto della chiesa, una chiesa che, nell’unità generata dalla fede, sa abbracciare le diversità. Questa è una delle cose più belle del cristianesimo: una diversità di forme, di metodi, di proposte, generate e vissute nell’unità. Nella condivisione della vita dell’oratorio di bambini, di ragazzi, adolescenti, giovani, genitori, educatori e sacerdoti, nelle espressioni della fede dei diversi gruppi presenti in parrocchia, nella capacità della comunità cristiana di generare una cultura veramente umana ho potuto comprendere e stimare il dono della mia vocazione sacerdotale e della mia appartenenza alla chiesa.
Qual è il ricordo più bello che porterà con sé di Cerro Maggiore e quale il momento più difficile?
Ho vissuto tanti momenti belli, perciò sarebbe difficile sceglierne uno. In generale posso dire che tutto ciò che ho ricevuto mi ha insegnato che la questione più importante è l’uomo. A lui si deve tutta l’attenzione: alle sue parole, ai suoi silenzi, alle sue domande, alle sue gioie e alle sue sofferenze. Proprio questa passione per l’uomo, che ho approfondito in questi anni, mi ha aiutato a riconoscere Gesù presente nel mondo di oggi e nella mia stessa vita. Ci sono stati ovviamente anche momenti difficili: all’inizio, quando non avevo ancora una padronanza della lingua italiana, e nel periodo del lockdown a causa del Covid, quando dovevamo celebrare i sacramenti senza la presenza dei nostri fedeli.
Ora per lei si apre una nuova esperienza, come si sente alla vigilia di questo nuovo percorso?
Devo dire sinceramente che lascio la comunità di Cerro Maggiore e Cantalupo con un forte sentimento di tristezza, ma mi rendo conto anche che questo è umanamente comprensibile. Ho vissuto qui sette bellissimi anni della mia vita sacerdotale, facendo un’esperienza di amicizia cristiana intensa e gioiosa che mi mancherà, ma la mancanza è anch’essa una grazia, perché aumenta il desiderio di rincontrare gli amici e di andare a fondo dell’esperienza che mi hanno comunicato e che ho condiviso, per poterla comunicare, a mia volta, a coloro che in Polonia incontrerò. Perciò ritorno nel mio Paese contento e tranquillo, più certo, più lieto, più consapevole della grazia della mia vocazione e più preparato per viverla in una realtà tutta da scoprire e da amare, sicuro che il Signore è generoso e mi farà sperimentare cose belle anche nella mia nuova, futura parrocchia. Quando sono andato nella mia prima parrocchia ero ansioso e incerto, quando sono arrivato qui in Italia ho avuto paura perché non conoscevo nessuno, adesso torno in Polonia pieno di esperienze positive che mi hanno aperto l’orizzonte, perciò sono pronto a vivere una nuova affascinante avventura.
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