Nel film “Il dolore soffocato” proiettato a Busto Arisizio uno studio sulla demenza senile
L'evento si è svolto a cura dell'Associazione "A&G Production ciak si gira" che ha invitato il Dr. Aldo Biolcati, ex primario di geriatria dell'ospedale di Novara, per un intervento sul tema da un punto di vista medico e farmacologico
Domenica 19 giugno, nella sala Tramogge dei Mulini Marzoli a Busto Arsizio, è stato proiettato il film “Il dolore soffocato”. L’evento si è svolto a cura dell’Associazione “A&G Production ciak si gira” che ha invitato il Dr. Aldo Biolcati, ex primario di geriatria dell’ospedale di Novara, per un intervento sul tema da un punto di vista medico e farmacologico. (Immagini a cura di Antonio Emanuele Pasquale)
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Oltre alla professione medica, il Dr. Biolcati si dedica all’attività di volontariato nell’Associazione Amanovara (associazione che assiste malati alzheimer), da lui fondata insieme alla moglie Dr.ssa Maria Bocca. La regista Amalia Ignazi è intervenuta per una visione psico-sociale sul tema a completamento dell’esposizione del Dr. Biolcati.
Il pubblico ha partecipato con interesse all’evento, applaudendo gli interventi fatti e gli attori che si sono prestati a rappresentare la fiction: “Il dolore soffocato” che l’Associazione A&G Production è riuscita a produrre in pochi mesi e di cui ha raccolto un soddisfacente riconoscimento. L’arrivederci è all’anno prossimo col tema dell’alcolismo, altra piaga sociale devastante.
Di seguito il progetto in una considerazione della regista Amalia Ignazi
Dalle ultime ricerche della neuroscienza sulle demenze emerge una scoperta sconvolgente quanto sconosciuta. Pare che dai trent’anni in poi tutti quanti cominciamo a diventare “un po’ dementi” non soltanto per la distruzione fisiologica dei neuroni, ma anche per tutta una serie di concause che s’incrociano in un mix crudele di condizioni di vita alle quali non riusciamo a sottrarci.
Queste patologie sempre più diffuse ed invalidanti vanno di pari passo con l’allungamento della vita tanto agognato, quasi un dispetto della natura a questa PRESUNZIONE di ETERNITA’.
Le demenze sono sempre esistite, ma la percentuale di vecchi nei vari popoli era inferiore rispetto ad oggi; inoltre erano avvolte da un alone di mistero e incutevano paura, oppure, barbaramente punite perché, chi ne era affetto, era considerato pericoloso.
Con la nascita della cultura psicologica si è cominciato a voler esplorare queste patologie che ancora oggi sono molto sconosciute, nonostante i progressi della medicina. Cervello ed inconscio sono quanto di più difficilmente esplorabile e comprensibile esista rispetto a tutte le altre componenti di un essere umano.
Mentre la teoria della neurotrasmissione ci ha svelato l’importanza delle connessioni neuronali che determinano qualità e quantità dell’intelligenza, la scoperta dei neuroni specchio ci ha svelato la nostra capacità empatica.
Lo studio dell’inconscio ci ha svelato l’importanza delle emozioni irrazionali rimosse e delle dinamiche inconsapevoli che determinano il nostro comportamento.
Anche quando la razionalità è compromessa, le emozioni non muoiono mai e la sofferenza si percepisce, nonostante l’incapacità di esprimerla.
Quindi sono estremamente necessarie persone capaci di leggere questa sofferenza e di supportare adeguatamente dei pazienti molto fragili.
Lo scopo di questo progetto è quello di mettere i riflettori su una patologia ancora molto misteriosa e incompresa che ha una ricaduta psico-sociale, economica e sanitaria molto importante.
Il problema della cura impegna gravemente i caregivers e i luoghi di assistenza che vedono questi pazienti peggiorare ogni giorno e diventare soggetti totalmente avulsi dalla realtà.
La sfida è quella di credere in un recupero, non si sa se utopistico o meno, basato sull’amore accogliente, la comprensione, la tenerezza e la dedizione. Il primo passo è crederci!
La regista
Amalia Ignazi
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