Alzheimer Cafe, prende il via a Villa Adele a San Vittore Olona
Il servizio è stato presentato nei giorni scorsi e sarà attivo nella sala sottostante della biblioteca
A San Vittore Olona ha preso il via il servizio di “Alzheimer Cafe”. Nei giorni scorsi è stato presentato il progetto a Villa Adele. Per l’occasione Maria Dolores Nuzzo, assessore del Comune alle politiche sociali e familiari ha ricordato come uno degli obiettivi principiali di questo servizio sia anche quello di «aiutare le persone a nominare la malattia conoscendola meglio. Dare il nome alle cose è infatti il primo passo per un’inclusione sociale della malattia contrastando il meccanismo umano di rimozione di tutto ciò che provoca dolore e sofferenza».
Dopo i saluti istituzionali dei sindaci di San Vittore Olona, Daniela Rossi, e di Cerro Maggiore, Nuccia Berra, il dottor Daniele Perotta, direttore del centro regionale Alzheimer dell’Asst Rhodense, è entrato nel dettaglio del servizio. La presentazione ha incluso, oltre ai dati sull’evoluzione della malattia e sul numero in crescita di persone che si ammalano, la testimonianza molto emozionante di una persona che ha accompagnato la moglie nel suo percorso di malattia.
Successivamente, Angela Fioroni, volontaria e coordinatrice dell’Alzheimer Cafè, ha presentato alla platea l’organizzazione nel concreto del servizio che prevede attività divise, nel medesimo luogo, per le persone affette da demenza e per i propri caregiver (persone che prestano le cure). «Il servizio si attiverà nella sala sottostante la nostra biblioteca – spiega il sindaco Daniela Rossi -. È bello pensare che un luogo dove si allena la mente attraverso la lettura di libri e lo studio accolga nel proprio ventre chi soffre di una patologia che sulla mente si accanisce. La nascita di questo servizio avrà sicuramente delle ricadute positive sulla nostra comunità. Oltre a dare sollievo alle famiglie direttamente coinvolte aiuterà i cittadini a riconoscere e ad accettare le situazioni di malattia come “normali” abbassando lo stigma sociale verso chi si ammala o chi ha in casa una personale normale. L’auspicio è quello che un servizio di cura possa diventare anche scuola di inclusività per tutta la popolazione in un percorso di crescita civile che passa anche dall’accettazione dello stato di malattia e della morte come parte integrante del percorso di vita di ciascuno di noi».
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