“Le mie parole sono sassi” cantava Samuele Bersani in un canzone che ormai ascoltiamo da 20 anni. In quello stesso brano, però, il cantante ci ha insegnato che le parole possono diventare anche “nuvole sospese” e “gocce preziose”. E questo percorso i giovanissimi studenti della classe 1D della scuola secondaria di primo grado Dante Alighieri di Cerro Maggiore lo hanno sperimentato in prima persona dando forma ad un progetto che sperano possa portarli fino alla cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico.

Il viaggio dei ragazzi affonda le sue radici in quelle parole “pesanti” che troppo spesso invece vengono usate – e non solo dai più giovani – con leggerezza, senza fermarsi abbastanza a riflettere sulle conseguenze. «Nelle ore di compresenza tra i docenti di Italiano e Matematica, nell’ambito dell’educazione civica abbiamo sviluppato un percorso che partiva da quanto succede nelle chat e nei social vissuti dai ragazzi e dalle ragazze – spiegano dalla scuola -. Abbiamo innanzitutto raccolto dalle chat le parole “pesanti”, quelle che fanno male, e da lì è nata l’idea di rappresentarle su sassi che possono essere lanciati, che fanno male e che possono anche schiacciare. L’insegnante di italiano ha poi svolto un ragionamento con i ragazzi sulle parole utilizzate come insulti, chiedendosi insieme alla classe se siano davvero insulti, se lo siano sempre e perché siano ritenuti tali».

Il passaggio successivo è stato quello di concentrarsi sulle parole che significano l’esatto opposto, sul loro uso e sui risultati che producono. «Abbiamo poi lavorato sui “contrari” delle “parole sasso” e ci siamo accorti con i ragazzi che non sempre esiste un contrario e che a volte anche il contrario potrebbe essere un insulto se usato male – proseguono gli insegnanti -. Facendo questo lavoro sul linguaggio, abbiamo visto che alcune parole schiacciano ma altre sollevano, ci portano in alto e così sono nate le “parole palloncino”, quelle che ci fanno volare e sorridere”».

Ed è lì che si è accesa una lampadina che ha subito preso la forma dei versi di “Le mie parole” di Bersani e di un video che per il momento è ancora “top secret”. «Un lavoro sul testo della canzone, ascolti ripetuti e cantate stonate di classe ci hanno portato all’idea di realizzare un video per una canzone che non ha un video ufficiale ma evoca tantissime immagini – concludono dall’istituto scolastico -. Così, a gruppi, sono state evocate e riprese le immagini che compongono il video musicale che inviamo all’Hackathon Ri-Connect e al Ministero dell’Istruzione con la speranza di essere invitati alla cerimonia di apertura del prossimo anno scolastico, perché ci sembra che il messaggio dei ragazzi sia davvero potente e a noi, ogni volta, fa scendere una lacrimuccia». E ora proprio un messaggio o un incontro con Samuele Bersani sarebbe la ciliegina sulla torta per gli studenti.