Nerviano ricorda Giovanni Falcone a 30 anni dalla strage di Capaci: “La mafia non è invincibile”
Per ricordare Giovanni Falcone sul ponte lungo l'Olona di Piazza Manzoni è stato appeso uno striscione in memoria di tutte le vittime di mafia
Sabato 23 maggio 1992, ore 17.57. Giovanni Falcone, 53 anni, magistrato da 28, salta in aria nelle vicinanze di Capaci, sul territorio di Isola delle Femmine. Se lo porta via una carica con una potenza pari a 500 chilogrammi di tritolo mentre sta percorrendo l’autostrada A29. Insieme a lui perdono la vita la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro che viaggiano sulle tre Fiat Croma blindate che compongono il corteo. L’esplosione provoca anche 23 feriti, fra i quali gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza.
Trent’anni dopo, così come in giornata hanno fatto altri comuni del Legnanese, Nerviano ha ricordato Giovanni Falcone e le sue idee che ancora oggi continuano a« camminare sulle gambe di altri uomini» con un momento commemorativo dedicato alla strage di Capaci e uno striscione, scoperto da bambini e ragazzi, in memoria di tutte le vittime di mafia, che rimarrà sul ponte lungo l’Olona in Piazza Manzoni fino a fine luglio, testimone di un secondo momento di commemorazione che l’amministrazione ha in programma per Paolo Borsellino e la strage di via D’Amelio.
«Una sequenza di sangue e di dolore che spezza l’esistenza di un uomo, Giovanni Falcone, nel pieno della sua carriera, qualcuno dice al culmine del suo isolamento per i veleni e le trappole disseminati lungo il suo percorso – sono state le parole del sindaco Daniela Colombo a proposito dell’attentato -. Falcone e le sue indagini: “Segui i soldi, e troverai la mafia”, diceva. Falcone e il suo testamento spirituale, tra coraggio e paura: “L’importante, sosteneva il giudice, non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa: il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza”. Falcone, l’uomo che sapeva più di ogni altro trattare con i collaboratori di giustizia, ottenendo grandi risultati. Si spinse a sostenere con forza la necessità di una legislazione premiale verso i pentiti di mafia, capace di aprire brecce nel muro dell’omertà mafiosa, e lo fece anche quando lo scetticismo dei suoi detrattori e i sentimenti contrari dell’opinione pubblica avrebbero suggerito maggiore cautela. Un approccio pragmatico, certamente laico nelle intenzioni, che tuttavia richiama alla memoria quell’“Io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio” urlato fra le lacrime da Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani, ai funerali del marito. Parole che risuonano ancora oggi come monito potente contro l’oblio per non dimenticare mai i tanti volti che come Falcone sono morti per mano della mafia».
«Abbiamo ancora negli occhi le immagini dei funerali di Stato, la volontà e l’orgoglio dei palermitani che decidono di reagire alla barbara ferocia di Totò Riina, quella stessa volontà che inizierà a diffondersi in tutto il Paese anche in seguito alla strage di via D’Amelio nella quale perse la vita il collega e amico di Falcone Paolo Borsellino e agli attentati di Roma, Firenze e Milano – ha aggiunto il presidente del consiglio comunale Lorenzo Lattuada al termine un intervento che ha ripercorso tutte le tappe principali della vita e della carriera del magistrato, intervallato dalla voce dello stesso Falcone nei punti salienti -. La mafia non doveva e non deve essere considerata invincibile».
Il ricordo di Giovanni Falcone continuerà sabato 28 maggio alle 21 in Sala Bergognone con uno spettacolo dedicato alla lotta alle mafie: “Il sorriso di Elettra – Storie di donne in lotta contro la mafia”, costruito intorno a sei monologhi-testimonianza dedicati alla storie di donne che, per legami familiari e sentimentale, «sono vissute all’ombra della mafia, hanno respirato una violenza terribile, hanno respirato l’odore della paura e, soprattutto, hanno subito».
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