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Cavalleri Erasmus Team, un 8 Marzo dedicato alle donne della scienza ma anche dell’Ucraina

Un progetto in collaborazione con la scuola spagnola IES Politecnic di Palma di Maiorca e la EscolaSecundaria di Moura in Portogallo

legnano generica

Martedì 8 Marzo il Cavalleri Erasmus Team ha organizzato un evento online per celebrare la giornata internazionale della donna nell’ambito del progetto Erasmus “Yes women can! Don’t be afraid” in collaborazione con la scuola spagnola IES Politecnic di Palma di Maiorca e la Escola Secundaria di Moura in Portogallo.

Inizialmente l’evento avrebbe dovuto essere focalizzato sul ruolo della donna in ambito scientifico aderendo al tema stabilito dalle Nazioni Unite per il 2022 ovvero “Uguaglianza di genere oggi per un domani sostenibile” e alla campagna  #breakthebias

“Quando la guerra in Ucraina è scoppiata – affermano dall’Istituto – abbiamo deciso che non potevamo essere indifferenti alle atrocità che stanno accadendo in Ucraina ed abbiamo deciso di dedicare una parte dell’evento alle donne ucraine scegliendo come titolo “Womensay no to war and yes to peace”. I ragazzi hanno preparato dei video ed una coreografia per sostenere la fine della guerra e le immediate trattative per la pace.Il momento più toccante è stato quando un alunno ha raccontato come sua nonna, fino a pochi giorni fa isolata a Kharkiv, sia riuscita ad arrivare in Italia. Vorremmo pubblicare la sua testimonianza per intero perché è una testimonianza ed un appello accorato di un giovane studente”.

“Per quanto riguarda la donna e l’ambito scientifico abbiamo voluto sottolineare come, uguaglianza e parità tra donne e uomini in ambito scientifico siano ancora ben lontane dall’essere raggiunte, e restano una sfida importante per la comunità scientifica internazionale. Benché negli ultimi anni sia aumentato il numero di donne laureate nelle discipline scientifiche, non è migliorata la situazione riguardo al raggiungimento, da parte delle donne, dei livelli apicali della carriera, così pure come di alti livelli di responsabilità o di partecipazione in gruppi in cui si prendono decisioni importanti”.

I ragazzi hanno intervistato la dottoressa Ana Raquel Santa Maria, scienziata portoghese che si è collegata dalla Harvard University a Boston. La dottoressa, che sta lavorando su un progetto sul Brain Targeting Program, ha sottolineato come lei sia l‘unica donna del team e come negli Stati Uniti le donne non abbiano ancora ottenuto i riconoscimenti che a loro spettano. Migliore sembrerebbe la situazione in Italia, come hanno sottolineato la dottoressa Pierluisa Dellavedova, direttrice di un laboratorio di chimica farmaceutica in una organizzazione pubblica ed Arianna Betti, anestesista presso gli ospedali di Novara e Trento.

Infine il racconto sulle donne ucraine

“Vorrei parlare brevemente di mia nonna che, fino a pochi giorni fa, viveva in Ucraina, a Kharkiv per essere più precisi. Anche se viveva lì, di solito veniva a trascorrere alcuni mesi dell’anno qui in Italia, con la mia famiglia, prima di tornare in Ucraina. Ma, a causa della guerra  è rimasta bloccata a Kharkiv  ed i miei genitori hanno dovuto organizzare una missione di “salvataggio” con l’aiuto di alcuni conoscenti. Così, una delle amiche della  nonna le ha dato un passaggio da casa sua alla stazione ferroviaria e mia nonna ci ha raccontato come dovevano evitare le bombe (quando sentivano delle esplosioni sulla destra, per esempio, giravano subito a sinistra). Fortunatamente, sono  riuscite ad arrivare fino alla stazione, che era piena di persone in fuga dal paese. Mia nonna è riuscita a salire su un treno rimanendoci  fino al confine dell’Ucraina con la Polonia, dove un altro conoscente le ha dato un passaggio attraverso il confine. In Polonia mia nonna ha incontrato mia madre, che nel frattempo aveva preso un volo per la Polonia e sono tornate in Italia con un aereo. Ora è al sicuro qui con noi.

Mia nonna è una donna anziana e ha dovuto viaggiare attraverso tutta l’Ucraina, un viaggio molto faticoso per scappare dalle atrocità della guerra e ,naturalmente, penso che sia sbagliato. Soprattutto se si pensa che non tutti hanno avuto la fortuna di scappare: molti sono ancora lì, che lottano per le loro vite.

Io dico “lottano” per le loro vite perché le condizioni in cui vivono, al momento, non sono le migliori. Quando la nonna è arrivata ci ha raccontato alcune cose della sua esperienza a Kharkiv.

La prima cosa, è che molte persone devono dormire nella metropolitana, con molte altre persone  e, soprattutto, al freddo. Mia nonna ha deciso di rimanere a casa sua il più possibile, ma quando la minaccia delle bombe è diventata troppo elevata anche lei ha dovuto nascondersi sottoterra. Odiava particolarmente l’idea di scendere  nella metropolitana ogni giorno per dormire per un piccolo dettaglio, che potrebbe sembrare stupido. Ed è il fatto che quasi tutti gli ascensori sono stati spenti quasi subito dopo l’inizio della guerra e mia nonna, che viveva in un appartamento al 10 º piano, trovava molto difficile salire e scendere così tante scale ogni giorno.

Un’altro aspetto critico è dovuto al fatto che in questo momento non c’è acqua calda e la nonna (come molti altri ancora) non riusciva a fare una doccia vera e propria.

Mia nonna ci racconta come tutte le persone che vedeva erano spaventate, non avendo la garanzia che ci sarebbe stato un domani.

Queste sono solo alcune delle cose che accadono lì. Mia nonna è stata molto fortunata dal momento che è riuscita a fuggire: molti hanno perso la vita, molti hanno perso i loro cari, alcuni hanno dovuto vedere le loro case distrutte e i bambini di tutte le età non possono andare a scuola perché sono chiuse o distrutte.

Per finire, vorrei aggiungere qualcosa a proposito delle donne, visto che oggi è la Giornata Internazionale delle donne. Le donne sentono di prima mano l’impatto devastante che la guerra ha sulle loro famiglie e le loro comunità. Tra i combattimenti e le violenze che le circondano, le donne ucraine si stanno prendendo cura delle loro famiglie e dei loro vicini, e molte di loro stanno viaggiando a lungo e mettendo a rischio la loro vita per portare in salvo i loro figli e i figli dei loro amici. Le donne ucraine, inoltre, continuano anche a lavorare sotto i bombardamenti come medici, infermiere, ecc … fornendo servizi essenziali alle loro comunità. Ma questa è solo una soluzione temporanea e questa guerra deve finire adesso”.

Redazione
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Pubblicato il 11 Marzo 2022
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