Cappotto termico, a Rescaldina bocciato l’emendamento del M5S per l’occupazione di suolo gratuita
Il Movimento 5 Stelle aveva proposto di rendere gratuita l'occupazione di suolo pubblico per chi realizza il cappotto termico su un edificio
Cappotto termico ed efficientamento energetico sono parole che negli ultimi anni sono entrate nel vocabolario quotidiano di tutti tra crisi climatica e incentivi che hanno portato anche nel Legnanese ad un numero di cantieri che non si era mai visto prima. Tra normative europee, nazionali, regionali e in alcuni casi comunali la burocrazia è spesso però un labirinto non solo per i cittadini, ma anche per gli stessi uffici pubblici che devono dare risposte. Così Rescaldina, durante l’ultima seduta consiliare, ha portato tra i banchi del parlamentino una delibera destinata a mettere ordine, almeno tra le strade del paese, per chi opta per la realizzazione del cosiddetto cappotto termico, intervento finalizzato alla coibentazione di un edificio.
«La delibera deriva dalle normative che stanno andando verso l’efficientamento energetico degli edifici e il miglioramento antisismico – ha sottolineato l’assessore ai lavori pubblici Adriana Gulizia -. Nell’ambito di queste politiche è necessario e utile per gli edifici realizzare quello che si chiama cappotto termico, il che comporta la necessità di applicare dei materiali sulle facciate esistenti. Nel caso in cui queste facciate siano prospettanti su suolo pubblico, si pone la problematica dell’occupazione del suolo pubblico. Abbiamo ritenuto che fosse importante consentire a coloro che vogliono efficientare i propri edifici, anche nell’ottica del risparmio delle risorse energetiche, la realizzazione del cappotto termico e contemporaneamente farlo senza oberare sia il privato sia gli uffici di procedure eccessivamente complesse».
Se la necessità di definire la cornice normativa ha messo d’accordo maggioranza e opposizione, lo stesso non può dirsi rispetto ai costi dell’intervento. La scelta di Vivere Rescaldina, infatti, è stata quella di «applicare il regolamento per la disciplina del canone unico per l’occupazione del suolo pubblico e di renderla onerosa», complice anche la deducibilità dei costi per questo tipo di oneri attraverso i bonus per l’edilizia attualmente vigenti. Con il risultato che è stato bocciato l’emendamento per la gratuità proposto dal Movimento 5 Stelle e sostenuto anche dal centrodestra, mantenendo un costo di 75 euro al metro lineare per 20 anni.
Decisione che non è andata giù ai pentastellati, come non sono piaciute agli attivisti le parole del sindaco Gilles Ielo, che ha sottolineato la necessità di «valorizzare il patrimonio» e quindi anche il suolo pubblico in quanto «suolo di tutti». «Vivere Rescaldina è rimasta sorda alle nostre richieste – è l’accusa arrivata dal Movimento 5 Stelle a valle del consiglio comunale -. Le motivazioni addotte sono che i beni pubblici vanno valorizzati sempre, e non possono essere concessi gratuitamente, anche se gli interventi recheranno un indubbio beneficio per tutti, come in questo caso. Una scusa, questa, piuttosto fantasiosa e ipocrita, visto che proprio Vivere Rescaldina alla vigilia delle elezioni comunali del 2019, assegnava a titolo gratuito l’utilizzo dell’ex asilo di via Baita alla ProLoco, mentre dava in affitto l’attuale edificio di via Asilo (due piani più ampio giardino), adibito a scuola materna paritaria, ad una associazione privata (piuttosto “vicina” alla Chiesa), per la cifra simbolica di mille euro l’anno, il prezzo dell’affitto di un box auto».
«Vivere Rescaldina, politicamente, decide di ostacolare, per quello che può, gli interventi in ambito energetico, rendendoli più onerosi del dovuto – continuano dal Movimento 5 Stelle con un’obiezione mossa anche durante la seduta consiliare alla quale la maggioranza aveva opposto la considerazione che agevolare un intervento non implica solamente o necessariamente renderlo gratuito -. Per il 2022 prevede già di incassare 20mila euro con questo nuovo balzello. Più realmente, la nostra idea è che Vivere Rescaldina conceda l’utilizzo di beni pubblici a titolo gratuito o quasi, solo quando questo comporta un ritorno elettorale, mentre preferisca fare cassa tutte le volte che le concessioni non porterebbero indietro nuovi voti, come in questo caso. La tutela dell’ambiente e dei conti di chi dovrà pagare le bollette, passano quindi in secondo piano. Sed lex, dura lex. Con Vivere Rescaldina è così».
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