Crisi Emerson Rescaldina, monsignor Cairati ai sindacati: «Faremo il possibile per dare supporto ai lavoratori»
Monsignor Angelo Cairati e i parroci di Legnano decisi a mobilitare il Decanato per sensibilizzare la comunità sulla vicenda dell'azienda di Rescaldina che ha minacciato la chiusura della fabbrica
«Faremo tutto il possibile per dare supporto ai lavoratori Emerson e alle loro famiglie». Massima la disponibilità espressa da monsignor Angelo Cairati, prevosto e decano di Legnano, intenzionato, dopo un confronto con i parroci di Legnano, a mobilitare anche il Decanato per sensibilizzare la comunità. La vertenza Emerson potrebbe coinvolgere anche l’attenzione dell’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini. Questa mattina, martedì 1 marzo, i rappresentanti sindacali con le Rsu hanno incontrato il prevosto della città al centro parrocchiale San Magno. Seduti al tavolo anche altri sacerdoti delle parrocchie di Legnano.
In questo contesto, Antonio Del Duca e Mario Principe segretario della Cgil Ticino Olona hanno ripercorso tutta la vicenda Emerson: dall’annuncio improvviso da parte della multinazionale di lasciare il sito produttivo di Rescaldina trasferendo le attività all’estero, alla preoccupazione che ha portato i lavoratori a scioperare. Per poi spiegare gli esiti dell’ultimo incontro in Confidustria. «La tensione di tutti dipendenti si fa sentire ogni giorno di più – ha spiegato Del Duca -. Attualmente, i lavoratori coinvolti sono 120 e, come precisano i sindacati, si devono contare anche coloro che lavorano nell’indotto. La proprietà non vuole fare passi indietro, non ci ascolta. E noi non capiamo perchè intende andarsene: problemi effettivi non ci sono. Oltretutto la multinazionale ha da poco rinnovato tutto il sito produttivo: investe e poi scappa impoverendo il territorio? Non ha senso. Per scongiurare gli scenari più drammatici, stiamo coinvolgendo il territorio dove si sviluppa l’azienda, da Rescaldina a Legnano. Proprio per questo ci siamo rivolti anche alla parrocchia». Dal canto suo monsignor Cairati ha promesso di avviare un confronto con le parrocchie locali e con il Decanato di cui fa parte anche Rescaldina per capire come dare supporto.
Venerdì 25 marzo, ricordiamo, è stata ufficialmente avviata la nuova procedura di crisi. A breve è previsto il primo incontro in Regione e, come spiegano Del Duca e Principe, «sarà il primo confronto, a livello nazionale, nell’ambito della nuova procedura di crisi approvata dal Governo». Successivamente, sindacati e proprietà saranno chiamati al tavolo ministeriale a Roma. Il conto alla rovescia, quindi, è stato avviato: se entro 90 giorni la proprietà non presenterà un piano industriale convincente potrebbe presentarsi tra le diverse ipotesi anche la cassa integrazione: «Tutto dipenderà da come evolverà il tavolo di trattativa – precisano i sindacati -. La cassa integrazione è solo una delle ipotesi che noi vogliamo a tutti costi eliminare dal ventaglio delle possibilità».
La proprietà, con sede legale in Svizzera, intende trasferire in Malesia il 60% della produzione, ma, precisa Del Duca, «probabilmente vuole mantenere in altri siti in Italia la forgiatura per poi concludere l’ultima fase in Germania». Le ipotesi per salvare il sito produttivo sono tante, anzitutto lo spacchettamento dell’area di 65 mila chilometri quadrati: «L’obiettivo – spiega Principe – non è solo quello di mantenere operativa l’area, ma dare continuità lavorativa a tutti e 120 i lavoratori. Non possiamo pensare altrimenti».
Di certo, quella di Emerson è solo l’iceberg di una situazione più complessa che il territorio dell’Alto Milanese sta vivendo. Da una parte i sindacati che cercano di tutelare i lavoratori, dall’altra i sindaci che non hanno strumenti idonei per fermare «quest’emorragia sul fronte produttivo» che sta impoverendo il territorio. E, come sottolinea Principe, dopo la scomparsa della Provincia, si sta centralizzando tutto: «La città Metropolitana è una scatola vuota». Anche questo sta giocando a sfavore del settore industriale e metalmeccanico: «Ricordiamoci poi che attualmente non esistono leggi che ci tutelino: un’azienda è libera di andarsene quando vuole a discapito dei lavoratori». Resta quindi lo smarrimento provato dai dipendenti Emerson. Uno stato d’animo di delusione raccontato dalle stesse Rsu a monsignor Cairati: «Abbiamo fatto grandi sacrifici per fare implementare il fatturato nell’2021. Apparentemente il nostro impegno è stato apprezzato. Ma solo apparentemente. Alla fine siamo stati traditi. L’azienda ci ha detto che il lavoro che svolgevamo non bastava più. Il cielo ci è crollato addosso: non si parla solo di lavoratori, ma anche di famiglie. E non tutti abitano in zona: alcuni di noi arrivano anche da Vercelli. Tutti noi credevamo in questa realtà. Non meritavamo questo trattamento».
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