Caro bollette, Forgiatura San Giorgio: “Gas aumentato del 300%, un massacro”
Nel mese di dicembre l'azienda dell'Alto Milanese ha registrato più 250mila euro di costi puri solo per il gas. Paola Guffanti: "Serve una politica energetica a lungo periodo oltre che aiuti immediati"
Il caro energia rischia di bloccare le imprese italiane. L’aumento dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali, e l’impennata della quotazione del gas in particolare, stanno facendo lievitare i costi energetici delle aziende mettendole in enorme difficoltà.
Paola Guffanti è imprenditrice, Ceo della Forgiatura San Giorgio, azienda a conduzione familiare con sede a Canegrate. Attiva da oltre 50 anni con 20 dipendenti nel settore della fucinatura libera acciaio, è un’impresa molto energivora, o meglio gasivora, e gli effetti dell’aumento del gas si stanno facendo sentire in maniera tragica.
Può farci qualche esempio di questi rincari? Come stanno impattando sulla vostra azienda?
«Da marzo 2021 ad oggi la bolletta del gas è aumentata del 322%: se prendiamo in considerazione la bolletta di dicembre, per rendere meglio l’idea, abbiamo avuto 250mila euro di costi puri in più solo per il gas. Un massacro. Ma ad altre aziende gasivore è andata persino peggio, con rincari di oltre il 400%».
Come avete fatto a limitare questi aumenti?
«Grazie ad Energiva, un consorzio di Univa a cui appartengono più di mille aziende che si sono messe insieme per acquistare l’energia a prezzi più vantaggiosi. Negli ultimi anni tanti imprenditori sono però usciti dal consorzio: con il libero mercato dell’energia gli energy manager proponevano sconti e risparmi sul costo del gas. Fortunatamente siamo rimasti soci di Energiva: abbiamo preferito affrontare costi leggermente più alti pur di rimanere in un contesto più sicuro, ed è stata la scelta vincente. L’acquisto collettivo dell’energia ci ha permesso di limitare l’aumento, già abnorme, dei costi del gas».
Per quanto riguarda l’energia elettrica?
«Per la nostra azienda l’energia elettrica è meno impattante: spendiamo circa 8mila euro al mese e abbiamo avuto un aumento del 45%, che significa più 40mila euro sul bilancio annuale. Se sommiamo i 250mila euro di costi aggiuntivi del gas, arriviamo a 300mila euro di costi puri in più che sfido qualsiasi azienda a reggere senza conseguenze. Bisogna fare un super fatturato, che in questo periodo storico non è pensabile: il mercato è talmente altalenante che è difficile fare previsioni a lungo termine. Il 2022 è iniziato con un gennaio florido per le commesse: a fine gennaio e febbraio il mercato, almeno nel settore siderurgico-metalmeccanico, è però rallentato. Non sappiamo cosa aspettarci».
Quanto pesa l’instabilità politica internazionale? Cosa chiedete e cosa vi aspettate dal Governo?
«L’instabilità politica internazionale non sta aiutando assolutamente e continua a preoccupare. Ad oggi il Governo italiano ha fatto solo promesse, ma non abbiamo ancora visto nulla di concreto. Spero arrivi una grossa detassazione. Ma gli incentivi hanno una durata limitata: una volta terminati cosa facciamo? Come associazione Federacciai, di cui facciamo parte, chiediamo una politica energetica a lungo periodo e investimenti, sia che si parli di trivellazioni, di produzione di gas italiano o di altre importazioni. Tante aziende in questo momento non stanno producendo: preferiscono pagare le penali piuttosto che produrre la commessa. Noi lavoriamo su un solo turno e negli orari più costosi: è una situazione tragica e lo vedremo sul prossimo bilancio. Le grosse imprese, acquisite da multinazionali, non ci pensano un attimo a spostarsi all’estero. in Francia e in Germania i contratti sono più vantaggiosi. Noi siamo un’azienda a conduzione familiare e farò di tutto per difenderla, ma la situazione è grave e servono aiuti immediati. Se mettono in ginocchio la manifattura italiana, che è il motore principe del nostro Paese, non andiamo da nessuna parte».
Anche la Forgiatura San Giorgio ha partecipato all’iniziativa di Federacciai sottocrivendo una lettera aperta al premier Draghi, pubblicata sul Sole 24h e sul Messaggero lo scorso 3 febbraio, per chiedere in particolare «che si proceda con chiara immediatezza a mettere in opera le proposte di risoluzione avanzate da Confindustria in materia energetica ed in particolare riguardo al gas metano, sia congiunturali che strutturali, anticipando anche per le industrie ad alta intensità di consumo di gas metano un provvedimento speculare a quanto fatto con l’ultimo Decreto per gli utenti dell’energia elettrica».
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