Morte delle sorelle Agrati, condannato all’ergastolo il fratello sopravvissuto all’incendio
Agrati è stato condannato all'ergastolo con nove mesi di isolamento diurno e interdizione perpetua dai pubblici uffici e dovrà risarcire le parti civili
Ergastolo a Giuseppe Agrati per il duplice omicidio delle sorelle Carla e Maria, morte nell’incendio divampato nella notte tra il 12 e il 13 aprile 2015 nell’abitazione di famiglia al civico 33 di via Roma a Cerro Maggiore. È stato lui per la Corte d’Assise di Busto Arsizio, che ora avrà a disposizione 90 giorni per depositare le motivazioni della sentenza, ad appiccare il rogo nel quale persero la vita le due donne, da cui lui fu l’unico a salvarsi.
Dopo oltre un anno di dibattimento e due nuove perizie che hanno stabilito l’una che Giuseppe Agrati era capace di intendere e di volere la notte dell’incendio e l’altra che il rogo non fu accidentale, è arrivato la decisione della corte bustocca presieduta da Daniela Frattini (a latere Marco Montanari), che mette un primo punto fermo a un “giallo” che aveva diviso il paese tra innocentisti e colpevolisti.
Giuseppe Agrati era stato arrestato a novembre del 2019 ma già da marzo dello stesso anno era indagato per la morte delle sorelle. L’inchiesta inizialmente sembrava incanalata verso l’archiviazione: dai primi accertamenti tecnici e dalle risultanze testimoniali delle indagini della prima ora, infatti, secondo la Procura di Busto Arsizio non erano emersi indizi di colpevolezza tali da portare alla richiesta di rinvio a giudizio.
La svolta era arrivata quando la Procura Generale di Milano aveva avocato il fascicolo aperto a carico del 70enne a seguito dell’opposizione presentata da un nipote delle due donne rispetto alla richiesta di archiviazione della Procura bustocca. Con la riapertura delle indagini, al civico 33 di via Roma erano stati effettuati nuovi sopralluoghi, anche con la presenza della Scientifica, e il quadro emerso dal supplemento di inchiesta aveva portato la pubblica accusa a chiedere – e ottenere – il rinvio a giudizio dell’uomo.
E dopo un anno di dibattimento, punteggiato fin da subito dalle dichiarazioni rese spontaneamente dallo stesso imputato – che però ha deciso di non sottoporsi all’interrogatorio della Corte -, l’ultima proprio al termine delle repliche in cui ha nuovamente parlato di «menzogne» sulla sua vita e sui suoi rapporti con le sorelle, per Agrati è arrivato l’ergastolo con nove mesi di isolamento diurno, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la condanna al risarcimento delle parti civili, alle quali fin da subito dovrà versa una provvisionale di 60mila euro a testa, in linea con quanto aveva chiesto la Procura.
Richiesta alla quale la difesa del 70enne si era opposta puntando il dito contro la mancanza di un movente, contro quelle che riteneva e ritiene lacune nella ricostruzione dei fatti e contro la violazione del diritto di difesa del proprio assistito, il cui patrimonio è stato sottoposto a sequestro. I legali di Agrati, che durante l’arringa a chiusura del dibattimento avevano anche adombrato possibili scenari alternativi incentrati sul ruolo di una terza persona non identificata o addirittura della stessa Carla Agrati, hanno già annunciato l’intenzione di presentare ricorso contro la decisione della Corte d’Assise e hanno parlato di «ingiustizia» rispetto alla condanna.
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