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In manette il finanziatore della “fabbrica” di marijuana di Buscate, giro d’affari milionario

Gli investigatori del Commissariato di Gallarate hanno individuato il finanziatore della maxi-coltivazione indoor scoperta a giugno: era un imprenditore edile, anche lui albanese

marijuana buscate polizia

In manette il finanziatore della “fabbrica” di marijuana di Buscate, il capannone in provincia di Milano nel quale lo scorso giugno erano state trovate 1200 piante di marijuana in piena fioritura e 35 kg di sostanza già in fase avanzata di essiccamento. Si tratta di un cittadino albanese, titolare di un’impresa edile, finito in manette insieme ad un suo collaboratore. Cinque componenti del gruppo erano, invece, già stati arrestati nella precedente operazione.

Gli agenti del Commissariato della Polizia di Stato di Gallarate, guidati dal vicequestore Luigi Marsico, hanno eseguito anche le ultime due ordinanze che chiudono il cerchio su un’organizzazione che, secondo quanto ricostruito dalle indagini dei poliziotti gallaratesi, era in grado di produrre tra i due e i tre raccolti all’anno di marijuana illegale che avrebbe fruttato guadagni illeciti che sfiora il milione di euro.

Il capannone industriale allestito a Buscate

La vicenda prende le mosse dal 21 giugno scorso, quando, presso un capannone industriale situato a Buscate (MI), la Polizia di Stato di Gallarate ha eseguito l’arresto di 5 cittadini albanesi colti in flagranza del reato di concorso nella detenzione illecita di complessive 1.176 piante di canapa indiana, dell’altezza media di circa 150 cm. cadauna, 13 chilogrammi lordi di infiorescenze di canapa indiana e 35 chilogrammi di foglie essiccate di canapa indiana.

I cinque erano stati sorpresi mentre erano intenti ad effettuare il raccolto della coltivazione indoor di canapa indiana, allestita all’interno del capannone stesso, in due separate serre costruite ad arte con appositi pannelli di cartongesso ed allestite con tanto di capillari impianti di areazione e di ventilazione nonché di apposite lampade solari temporizzate.

La palestra e il guardiano h24

All’interno del capannone era stato costruito anche un bilocale, con annessa palestra, che negli ultimi mesi era stato occupato stabilmente da uno degli arrestati, con il doppio incarico di provvedere alla bagnatura notturna delle piante e di “guardiano” della coltivazione stessa. Nella cucina del bilocale veniva rinvenuta anche una pistola revolver “Smith & Wesson” calibro 32, provento di furto e con matricola abrasa, completa di nr. 6 proiettili.

Il muratore col pollice verde

Qualche mese prima degli arresti in questione, i poliziotti gallaratesi, coordinati dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio, avevano iniziato a monitorare il capannone in questione a mezzo di apposita telecamera, riscontrando che uno degli arrestati, anziché dedicarsi alla sua ufficiale attività lavorativa di manovale edile, alle dipendenze di un’impresa edile sita nel legnanese, passava le giornate presso il capannone di Buscate, in compagnia del proprio cugino, dapprima ad allestire le serre ed in seguito a dedicarsi alla vera e propria coltivazione delle piante. Gli inquirenti nel corso del tempo hanno appurato che lo stesso si recava presso il capannone in questione, utilizzando svariati autocarri e veicoli dell’impresa edile per la quale lavorava, sia per eludere le eventuali investigazioni effettuate nei suoi confronti, sia per il trasporto in loco di materiale ingombrante, in concorso con il titolare dell’impresa edile in questione.

Il finanziatore era un imprenditore edile

Le indagini infatti hanno fatto emergere che il titolare dell’impresa edile oltre che a fornire al proprio dipendente le risorse materiali per lo svolgimento dell’illecita attività, ne aveva verosimilmente fornito anche quelle economiche, acquistando materiale poi utilizzato nell’allestimento del capannone. Proprio per tale motivo, in data lo scorso 8 novembre il GIP del Tribunale di Busto Arsizio, su richiesta del P.M. titolare delle indagini, ha emesso un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere a carico dello stesso e dell’artigiano edile, residente a Busto Arsizio. Quest’ultimo, oltre ad essersi intestato in maniera fittizia il contratto di affitto del capannone, aveva richiesto all’ENEL l’allaccio della corrente 380 trifase ed il potenziamento della fornitura a 100 kw, oltre ad aver partecipato attivamente alla costruzione delle cappe, necessarie per l’impianto di areazione forzata delle due serre.

Trovato un rilevatore di microspie

Gli ultimi due arresti, come detto, sono stati effettuati dagli uomini del Commissariato di P.S. di Gallarate nella mattinata di martedì 9 c.m. La perquisizione domiciliare effettuata a carico di uno degli arrestati ha consentito di rinvenire e sequestrare un rilevatore ed inibitore di microspie ed apparati GPS, verosimilmente utilizzato dagli indagati per eludere le eventuali investigazioni nei loro confronti.

I due arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati associati presso la Casa Circondariale di Busto Arsizio, dove già si trovano detenuti i loro complici arrestati a giugno.

L’altro capannone di Turbigo

Gli investigatori, seguendo i movimenti del manovale edile, sono anche riusciti a risalire al capannone verosimilmente utilizzato in precedenza dall’organizzazione criminale. In detto stabile, ubicato nella zona di Turbigo (MI), sono state trovate ben 5 serre costruite con la stessa metodologia di quelle di Buscate (MI) nelle quali, sono stati rinvenuti migliaia di vasi in plastica contenenti terra, alcuni dei quali ancora con gli steli, ormai spogli, delle piante di canapa indiana.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 11 Novembre 2021
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