Le radici e le ali: Santa Maria in Braida, la chiesa-museo di Cuggiono salvata due volte
Negli anni Duemila l'Ecoistituto salvò il piccolo edificio religioso trasformandola in un luogo di cultura e memoria. A distanza di tredici anni una mobilitazione popolare l'ha salvata ancora
Una chiesa salvata, diventata luogo dove si riconosce una comunità. È Santa Maria in Braida a Cuggiono: una chiesa salvata due volte, la prima oltre un decennio fa, la seconda il 20 settembre 2021. Proprio oggi infatti un’asta ha confermato l’affidamento all’Ecoistituto della Valle del Ticino, al termine di una fase complicata (ci torniamo).
Sorta nella zona dove a fine Settecento c’erano primi prati fuori dal paese (questo significa in Braida), la chiesetta aveva rischiato di essere abbattuta anni fa, per lasciare il posto a un condominio. Una mobilitazione degli abitanti del paese la salvò, l’impegno di un gruppo – quello dell’Ecoistituto della Valle del Ticino – le diede un futuro.
L’impresa del recupero non era stata facile, all’inizio degli anni Duemila. «Anche qualcuno in paese, saputa la nostra intenzione, la accolse con un certo sorriso di sufficienza, se non con qualche battuta sarcastica… se ca voren fa chi li?» ricorda un recente iscritto che ripercorre la storia del monumento ritrovato.
L’inaugurazione del 2007Quelli dell’Ecoistituto, lavorando di buona lena e per lo più con le proprie mani, portarono a compimento il recupero: domenica 15 luglio 2007, nel giorno del “Carmine”, la festa del paese, il piccolo oratorio romanico riaprì con il nuovo nome di “Le Radici e le Ali”. Un luogo per eventi culturali, ma anche la sede del Centro di Studi sull’Emigrazione, che fa ricerca e divulgazione sulla storia degli emigranti che dalla zona si diressero soprattutto verso gli Usa (sterratori, costruttori di ferrovie e molto altri). Sul fianco in mattoni della chiesa oggi spicca un murale che evoca quella grande trasformazione e quei viaggi epici, drammatici, pieni di speranza.
E il secondo salvataggio? È storia ancora più recente, fino alla conclusione appunto nella mattina di lunedì 20 settembre 2021.
L’Ecoistituto gestiva l’ex chiesa con un accordo trentennale con la cooperativa edilizia proprietaria. Proprio la cooperativa però è stata messa in liquidazione, rimettendo tutto «in discussione»: il centro culturale e comunitario nel frattempo cresciuto in questi quattordici anni «correva il concreto rischio con la sua messa all’asta di essere destinato a ben altri usi».
Così l’impegno comunitario, fatto da tante persone, si è riattivato per evitare il peggio. «Oggi, con grande soddisfazione abbiamo ricevuto conferma che l’asta è stata aggiudicata a nostro favore. Un risultato per il quale dobbiamo ringraziare tante persone che, nei modi più diversi, hanno dimostrato la loro vicinanza, affinché questo luogo continuasse a essere un “bene comune” luogo di incontro aperto a tutti».
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.