Busto Garolfo, la consigliera Lunardi: «Per la pista da pump track usati materiali non idonei»
Scontro in consiglio comunale tra la maggioranza e la consigliera Lunardi sui materiali usati per la pista da pump track in via di realizzazione a Busto Garolfo
Il contratto di sponsorizzazione siglato dall’amministrazione comunale con una società che si occupa di trattamento, smaltimento e recupero di rifiuti inerti finisce tra i banchi del consiglio comunale di Busto Garolfo. Tra la società e Palazzo Molteni, infatti, nei mesi scorsi sono stati siglati due contratti di sponsorizzazione per la cessione e sistemazione a titolo gratuito di fresato d’asfalto nelle strade del territorio comunale e di materiale terroso – sotto forma di materia prima secondaria – nelle strade campestri, nelle banchine e nelle aree verdi del territorio comunale. Il materiale fornito, però, non sarebbe però idoneo secondo la consigliera del centrodestra Sabrina Lunardi, che ha chiesto conto della situazione alla giunta.
«Come appreso da alcuni cittadini e da una segnalazione di Coldiretti Milano fatta pervenire all’ente Parco del Roccolo e agli uffici del comune, alcuni sentieri che circondano Busto Garolfo sarebbero stati sistemati con materiale non idoneo – ha sottolineato Lunardi -. A detta di Coldiretti, lungo i sentieri sarebbero state stese ingenti quantità di macerie triturate, contenenti catrame, pezzi di ceramica, vetro e inquinanti che non risulterebbero consoni per le coltivazioni di prodotti destinati al ciclo alimentare e ai capi di allevamento». E non solo per i sentieri, ma anche per la nuova pista da ciclocross e pump track in fase di realizzazione in via Arconate in base alle segnalazioni ricevute dalla consigliera e ai controlli da lei effettuati non sarebbero stati utilizzati materiali idonei.
«La materia prima secondaria fornita presuppone la trasformazione dei rifiuti attraverso un processo di riciclo – ha aggiunto Lunardi -: se questo processo di riciclo non viene effettuato, il rifiuto rimane tale. Nelle strade campestri di via Inveruno e via Arconate, dove dovrà essere realizzata la pista di ciclocross, sono visibili materiali di dimensioni notevolmente maggiori da quelli proposti nella scheda tecnica, con la presenza di pezzi di catrame, plastica, vetro, stoffa e ceramica che fanno ritenere che tale materiale non sia idoneo. Quindi vi chiedo quali verifiche, controlli e analisi sono state effettuate nei siti dove è stato depositato il materiale, quali procedure sono state adottate per verificare che il materiale previsto in tutti i lotti non sia contaminato o imbrattato, non contenga materiale estraneo e sia utilizzato in modo tecnicamente idoneo, e quali azioni sono state adottate per far rispettare l’impegno da parte della società».
Dai controlli effettuati dagli uffici, però, non sono emerse irregolarità. «A seguito della segnalazione di Coldiretti, l’ufficio competente ha risposto informando l’associazione che il materiale steso in tutte le strade sterrate e campestri è idoneo e conforme alla normativa vigente – ha replicato l’assessore ai lavori pubblici Giovanni Rigiroli – e si è reso disponibile ad approfondire quanto segnalato chiedendo all’associazione di fornire ulteriori dettagli: ad oggi non è pervenuto nessun riscontro da parte di Coldiretti. Il conglomerato usato nei lavori, dopo il trattamento effettuato cessa a tutti gli effetti di essere rifiuto, diventando una materia prima secondaria equiparabile in tutto e per tutto alla materia prima, e oltre ad essere idoneo all’utilizzo fatto garantisce ottime prestazioni di compattezza e durata. Dai contratti di sponsorizzazione il comune ha eseguito interventi necessari sul territorio comunale senza alcun esborso, con un grosso risparmio di risorse pubbliche.
«Sono state inoltrate ad Arpa per un parere preventivo informale le schede tecniche esemplificative del materiale che si sarebbe utilizzato e solo a seguito del riscontro positivo si è proceduto a sottoscrivere il contratto di sponsorizzazione – ha aggiunto Rigiroli -. Durante gli interventi l’azienda ha provveduto puntualmente alla presentazione delle schede dei materiali e delle analisi di laboratorio riferite ad ogni lotto di materia prima secondaria utilizzata e tutta la documentazione è stata inoltrata ad Arpa. L’ufficio competente ha provveduto per ogni fase di lavorazione e per ogni singolo lotto a verificare di volta in volta le attività svolte come da indicazioni dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale e sono stati effettuati assaggi in alcuni punti per verificare la conformità del materiale. Non sono mai stati riscontrati lotti di materiale non idoneo e la società si è sempre dimostrata collaborativa e disponibile in ogni fase delle lavorazioni, ma rimane sempre, come in tutti i lavori appaltati, la piena responsabilità della ditta appaltatrice in merito alla realizzazione delle opere, sia dal punto di vista dell’esecuzione che dei materiali utilizzati, con la facoltà da parte del comune di rivalersi nel caso fossero riscontrate anomalie».
Spiegazioni che non hanno però convinto la consigliera leghista. «Sono andata a controllare il luogo relativo al problema sollevato: la ditta prevede l’utilizzo di un tipo di materiale che non è quello che si vede dalle fotografie che ho scattato e non è nemmeno dell’entità e dell’altezza fornita dalla scheda tecnica. Sostenete che il materiale è idoneo, ma io ritengo che non lo sia e vi chiedo di fare ulteriori indagini sui prodotti che sono stati posati».
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