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Fiab Canegrate contro i furti: “Marchiamo le bici con il codice fiscale”

L'associazione chiede l'introduzione di linee condivise locali con particolare riferimento al sistema di identificazione delle bici rubate

giovanni manelli strada per tutti

Fiab Canegrate Pedala interviene sul tema dei furti di bicicletta in costante aumento in tutta Italia. E lo fa chiedendo «l’introduzione di linee condivise con particolare riferimento al sistema di identificazione delle bici rubate». L’associazione in particolare propone di «arginare il proliferare di iniziative di censimento locali o private, attraverso l’adozione, benché volontaria, di un sistema di punzonatura pubblico e univoco del parco bici circolante, come per altro avviene in molti altri paesi europei».

«Questo precisa Fiab – è possibile con la punzonatura del codice fiscale del proprietario sulla bicicletta, perché si tratta di una procedura molto semplice attraverso il ricorso a un  database di proprietà pubblica esistente nel nostro Paese».

Una necessità dettata dai furti in constante aumento: «Ogni anno, nel nostro Paese, vengono rubate circa 320.000 biciclette: per i ciclisti italiani – denuncia l’associazione – la paura di essere derubati è seconda solo a quella di essere investiti. Quando capita un furto, il cittadino deve prima di tutto denunciarlo a polizia o carabinieri, e in un secondo tempo inoltrare la propria denuncia ai i vigili (purtroppo non esiste un collegamento automatico, perché polizia e carabinieri non inoltrano la denuncia presentata dai cittadini ai Vigili Urbani. Quindi è il cittadino che deve preoccuparsi di farlo). Insieme alla denuncia è opportuno che il cittadino alleghi una foto della bici; in caso di ritrovamento sono gli agenti a contattare direttamente il cittadino».

A differenza di quanto succede nella maggior parte degli altri paesi europei, in Italia non esistono però dati sul problema dei furti di biciclette. «Eppure – insiste Fiab – il fenomeno ha pesanti ripercussioni anche sull’economia del nostro Paese e, secondo le stime di FIAB e Confindustria ANCMA, genera ogni anno un danno pari a 150 milioni di Euro, composto dai mancati introiti per l’industria nazionale della bicicletta, incluso l’indotto, e dalle transazioni in nero che sfuggono a ogni controllo d’imposta. A questo si aggiungono i danni legati alla sicurezza: chi ha subito un furto è più incline ad acquistare una bici a basso costo, spesso proveniente da mercati extraeuropei e, in genere, di inferiori standard di sicurezza, oppure a rivolgersi al mercato dell’usato, talvolta di dubbia provenienza, concorrendo, di fatto, al reato di ricettazione».

Davanti a un quadro così articolato del fenomeno, FIAB sottolinea l’importanza di redigere delle linee guida condivise e, con particolare riferimento al sistema di identificazione delle bici rubate, propone di arginare il proliferare di iniziative di censimento locali o private, attraverso l’adozione, benché volontaria, di un sistema di punzonatura pubblico e univoco del parco bici circolante, come per altro avviene in molti altri paesi europei.

Redazione
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Pubblicato il 22 Giugno 2021
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