Busto Garolfo entra nella rete Jobiri: «Una risposta concreta ai cittadini che cercano lavoro»
L'adesione a Jobiri offre ai cittadini di Busto Garolfo alla ricerca di lavoro un nuovo strumento oltre al servizio Informagiovani - Informalavoro
Busto Garolfo entra nella rete di CVQui – Jobiri e mette a disposizione dei cittadini alla ricerca di lavoro un nuovo strumento che va ad affiancarsi al servizio Informagiovani – Informalavoro attivo in paese ormai da oltre 25 anni, segnando un primo cambio di passo introdotto dal nuovo assessorato alle politiche del lavoro, nato a Palazzo Molteni con l’inizio del secondo mandato da prima cittadina di Susanna Biondi.
Ed è proprio nell’esperienza dei primi cinque anni di amministrazione che affonda le sue radici la scelta di assegnare una delega ad hoc per il lavoro. «Non è così frequente, soprattutto nei comuni delle nostre dimensioni, assegnare una delega alle politiche del lavoro – sottolinea il sindaco -: la scelta è maturata con l’esperienza dei primi cinque anni di amministrazione, durante i quali abbiamo toccato quotidianamente con mano problemi e difficoltà dei cittadini e il lavoro è stato proprio uno degli argomenti che più spesso da sindaco mi sono trovata ad affrontare. Busto Garolfo aveva già un servizio di Informagiovani-Informalavoro che in tanti anni non abbiamo mai voluto dismettere, ma abbiamo constatato che c’era bisogno di rivederlo e di attivare politiche che potessero sostenere tutti i cittadini, non solo chi era in una situazione di fragilità sociale. Il risultato raggiunto è già di per sé importante e permetterà ulteriori sviluppi in futuro non solo nell’agevolare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, ma anche con dati utili per l’orientamento dei nostri ragazzi».
Il primo passo del percorso che ha portato all’adesione a CVQui Jobiri è stato quello di passare ai raggi X il servizio già attivo in paese per capire come implementarlo. «Il servizio Informagiovani – Informalavoro andava ottimizzato, soprattutto alla luce delle necessità attuali – spiega l’assessore alle politiche del lavoro Andrea Milan -: non esisteva una database dei curricula ricevuti né delle aziende, con tutte le disfunzioni del caso, e il servizio si rivolgeva soprattutto alla fascia sociale più fragile, mentre il resto della cittadinanza lo utilizzava molto poco. Il primo obiettivo, quindi, è stato quello di creare un database che permettesse di mettere in relazione le esigenze dei cittadini e i loro curricula con le aziende, e l’opportunità migliore per farlo si è presentata grazie a CVQui – Jobiri, un software in cloud nato da una co-progettazione pubblico-privata tra gli “Informagiovani’ dei comuni promotori e la startup a vocazione sociale “Jobiri” che ha un duplice scopo: diventare strumento per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e costituire una grande banca dati su cui lavorare per sviluppare politiche attive per il lavoro e per la formazione, la riqualificazione e l’orientamento professionale».
L’iscrizione al portale, che non comporta costi né per i cittadini (che potranno però iscriversi solo se risiedono in un comune della rete), né per le aziende, ma solamente il pagamento di una quota annuale per il comune, avverrà comunque sempre con il supporto di Informagiovani – Informalavoro, che in questo modo potrà aiutare i cittadini a rendere più spendibile il proprio curriculum e a mettere a fuoco gli step da seguire rispetto alle necessità del momento. E permetterà a chi deciderà di utilizzare il servizio di ottenere una serie di strumenti, ad esempio, per la stesura del cv, per scrivere la lettera di accompagnamento e per affrontare al meglio i colloqui. Per aumentare il bacino di utenza della piattaforma il comune di Busto Garolfo spera di diventare in qualche modo «testimonial» del progetto, sia per i cittadini, sia per gli altri comuni della zona, per i quali dopo la prima fase di sperimentazione è pronto a fare da riferimento con il proprio servizio Informagiovani – Informalavoro. «Vorremmo far conoscere questo strumento in modo che ai bustesi risulti “naturale” come prima cosa, in caso di necessità, iscriversi al servizio – aggiunge il vicesindaco -. Il progetto ha già il sostegno di Regione Lombardia, ma solo la sua diffusione renderà il servizio e il database pienamente efficaci».
E di efficacia, oggi come oggi, le politiche per il lavoro hanno un bisogno quasi disperato, soprattutto – ma non solo – per la crisi innescata dalla pandemia, verosimilmente destinata a far sentire ancora di più i suoi effetti con lo sblocco dei licenziamenti. Anche se già prima dell’emergenza sanitaria il servizio Informagiovani – Informalavoro viaggiava su una media di 250 curriculum raccolti in un anno, «la maggior parte dei quali – come ha spiegato la referente Pierangela Zanzottera – di cittadini in situazioni di fragilità momentanea o anche permanente».
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