Parabiago, Fratelli d’Italia: «Usiamo solo l’italiano negli atti della pubblica amministrazione»
Il circolo di Parabiago di Fratelli d'Itali ha presentato una mozione al consiglio comunale per chiedere l'uso esclusivo dell'italiano negli atti della pubblica amministrazione
Usare solo l’italiano negli atti della pubblica amministrazione: la proposta arriva dal circolo di Parabiago di Fratelli d’Italia, che ha presentato una mozione ad hoc al parlamentino cittadino come il partito sta facendo nei consiglio comunali e regionali di tutta Italia per «dare un segnale forte di attenzione alla promozione della lingua italiana anche in continuità con gli sforzi compiuti a livello parlamentare per ammodernare il sistema di promozione e diffusione linguistica italiana nel mondo e tra le comunità italiane all’estero».
«Nell’anno del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri, il padre della lingua italiana, abbiamo deciso di presentare questa mozione, proposta da Fratelli d’Italia nei Consigli Regionali e nei Consigli Comunali di tutta Italia – spiega il capogruppo Giuliano Polito -. L’italiano è un capitale importante nell’economia del patrimonio culturale della nostra Nazione e del nostro popolo e noi abbiamo il dovere di difenderlo, tutelarlo e valorizzarlo».
Scopo ribadito nel testo della mozione presentata. «La lingua italiana rappresenta l’identità della nostra Nazione, il nostro elemento unificante e il nostro patrimonio immateriale più antico, che deve essere opportunamente tutelato e valorizzato – si legge nel documento -. La lingua e la letteratura italiana, il quarto idioma più studiato al mondo, costituiscono uno straordinario apporto dato dall’Italia alla cultura mondiale. Un patrimonio non basta solo averlo: occorre saperne cogliere l’effettivo significato e valorizzarlo convenientemente. Sono ormai anni che studiosi, esperti, istituzioni come l’Accademia della Crusca denunciano il progressivo scadimento del valore attribuito alla nostra lingua e segnalano l’importanza di una maggiore tutela dell’italiano e del suo utilizzo anche nella terminologia amministrativa da parte dello Stato, delle sue articolazioni territoriali e strumenti di diffusione culturale pubbliche. L’uso sempre più frequente di termini in inglese è diventata una prassi comunicativa, mortificante per il nostro patrimonio linguistico e culturale».
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.