Accam, Parabiago: «Non basta il salvataggio, puntiamo sull’economia circolare»
Via libera all'unanimità in consiglio comunale a Parabiago all'atto di indirizzo portato in aula dalla giunta Cucchi sulla strategie per il futuro di Accam
Salvare il “soldato Accam”, ma solo davanti ad un piano di rilancio che non si fermi alla messa in sicurezza dell’impianto e alla garanzia della continuità aziendale ma punti all’economia circolare e alla bio-energia coniugando rifiuti e acqua. Anche Parabiago segue la scia di Legnano e prende posizione sul futuro dell’inceneritore di Borsano, da troppo tempo in bilico tra ipotesi di salvataggio e il rischio sempre più concreto di portare i libri in tribunale: durante l’ultima seduta il consiglio comunale cittadino ha infatti dato il via libera all’unanimità all’atto di indirizzo portato in aula dalla giunta Cucchi.
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Anche per Parabiago da qui in avanti si va avanti su un doppio binario. Da un lato quello tracciato della Legge Madia, che prevede che anche le società partecipate possono andare incontro alla crisi di impresa, come verosimilmente succederà all’inceneritore dal momento che il bilancio 2019 – non ancora approvato – parla di una perdita di esercizio di 869mila euro destinata a peggiorare nel 2020, in una situazione debitoria che complessivamente supera i 10 milioni di euro. E dall’altro quello del rilancio dell’impianto ma su premesse diverse da quelle attuali. Al fallimento, insomma, anche la città della calzatura non vorrebbe arrivarci, anche perché «non si può abbandonare l’attuale termovalorizzatore al suo destino – come ha ribadito il sindaco Raffaele Cucchi a margine della seduta consiliare – perché questo porterà a ripercussioni sul nostro territorio: si pensi solamente alle conseguenze occupazionali, di conferimento dei rifiuti, di bonifica e di smantellamento del sito».
Nel rilancio, nei piani di Parabiago, giocheranno un ruolo fondamentale non solo Amga e Agesp, che nei mesi scorsi hanno già lavorato all’ipotesi di una NewCo per dare un domani all’inceneritore approdando però ad un nulla di fatto, ma soprattutto Cap Holding. Chiamata in causa a dicembre da diversi sindaci di comuni soci, tra cui Legnano e Parabiago, la società che gestisce il servizio idrico integrato della Città Metropolitana di Milano a metà febbraio ha infatti fatto sapere di «essere interessata ad un progetto che possa coniugare acqua e rifiuti all’interno di un piano di lungo termine che ponga le basi per uno sviluppo della bio-economia sul territorio», come ha spiegato il vicesindaco Luca Ferrario ai consiglieri.
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«Crediamo che Accam non debba continuare solamente con l’attività che sta portando avanti in questo momento, ovvero il mero incenerimento dei rifiuti, ma debba guardare avanti, anche sfruttando le tecnologie relative all’ambiente, e coniugare acqua a rifiuti, andando incontro all’economia circolare e alla bio-energia – ha aggiunto Ferrario -. Accam è ormai giunta ad un bivio dove deve innanzitutto rinnovarsi, anche tecnologicamente, e seguire il percorso dell’innovazione e dell’intersezione tra i vari settori. Salvare Accam garantendo la continuità aziendale e la messa in sicurezza degli impianti non basta: serve l’affiancamento di un partner sano, pubblico, che possa credere nel progetto e inserire capitali per andare verso l’economia circolare e la bio-energia. Non siamo favorevoli alla sola messa in sicurezza dell’impianto, ma ad un vero rilancio della società: di Accam si parla da troppi anni e pensiamo sia giunto il momento di prendere decisioni importanti, che ci proiettino verso il futuro. Vogliamo sposare tecnologie che vadano verso il futuro e il know-how di società che possono portare oltre ai capitali anche personale e competenze».
L’atto di indirizzo ha incassato il consenso anche di riParabiago e del Partito Democratico. «Quando si parla di politiche ambientali in un territorio come il nostro, siamo convinti che si debba operare con ogni sinergia possibile per creare sistema e per tendere verso un’economia circolare proprio nello spirito della riduzione della produzione di rifiuti – ha spiegato la capogruppo Dem Ornella Venturini -: economia circolare che comunque crea investimenti ed occupazione sul territorio. L’evidenza empirica dimostra che creare sistema può portare ad economie di scale, ad un incremento del potenziale innovativo, a minori impatti ambientali e ad accrescere la competitività. Inoltre è sotto gli occhi di tutti la situazione economico-finanziaria di Accam, che si trascina da tempo e non vede possibilità di soluzione positiva. Crediamo importante e strategica la possibilità di condividere percorsi di partecipazione con altre aziende pubbliche che sappiano attuare innovazione tecnologica e gestionale. L’aver concertato poi una linea condivisa, soprattutto con Legnano, è la scelta migliore per raggiungere i risultati prefissati. La transizione ecologica è un impegno e una priorità anche per noi, consapevoli che tutela dell’ambiente non sono solo i parchi e il verde ma è anche una trasformazione generale che investe tutti i settori della vita e dell’economia cambiando il paradigma del nostro modello di sviluppo. Siamo infine favorevoli al mantenimento del controllo pubblico dell’azienda e a tute quelle operazioni che potranno servire ai cittadini».
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RiParabiago, invece, al pollice in su all’atto di indirizzo ha affiancato la richiesta di un impegno di Piazza della Vittoria perché Parabiago arrivi «ad essere uno dei Comuni Ricicloni di Legambiente, quelli che riescono ad avere un indifferenziato minore di 75 kg all’anno per abitante (la città è attualmente intorno ai 150 chili, ndr)». Per farlo ha suggerito ad esempio l’introduzione della «tariffa puntuale, che peraltro è prevista anche come eccezione all’applicazione del nuovo metodo tariffario dei rifiuti, quindi potrebbe permettere di semplificare il passaggio alla nuova normativa di ARERA sulla metodologia di tariffazione dei rifiuti, spesso definita in commissione di difficile applicazione». «Ci sono poi misure mirate su alcuni prodotti molto inquinanti, come il riciclo di prodotti assorbenti per la persona e punti di raccolta disseminati per rifiuti come gli oli – ha aggiunto il capogruppo Giuliano Rancilio -, e un sacco di azioni attuabili a livello locale nei confronti delle attività industriali, come gli acquisti pubblici ragionati e la sensibilizzazione mirata, oltre alla sensibilizzazione negli ambiti pubblici». Altro obiettivo è quello di «migliorare la prestazione ambientale ed economica dello smaltimento» e «ampliare il problema ambientale parlando anche di tutte le problematiche legate ad esempio agli scarichi nell’Olona (che proprio si è coperto di schiuma per l’ennesimo sversamento, ndr) e il tema della piantumazione».
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