Accam, il sindaco di San Giorgio: «Chiudere non è la soluzione più ecologica»
Spegnere l'inceneritore di Borsano non è la strada da seguire per San Giorgio su Legnano, che solo pochi anni fa era favorevole alla chiusura di Accam
Chiudere Accam è davvero la soluzione più ecologica? Il futuro dell’inceneritore di Borsano continua a dividere la politica nell’Alto Milanese, dove al centro della discussione ormai da settimane c’è il ruolo che Amga, multiservizi che raggruppa 11 comuni dell’Alto Milanese, potrebbe assumere per evitare che si arrivi al suo spegnimento. Ed ora a spendersi per tenere in vita l’impianto è il comune di San Giorgio su Legnano, uno dei soci che solamente qualche anno fa era per la chiusura.
«In questi mesi si continua a parlare di Accam solo in senso negativo e quasi dispregiativo – sottolinea il sindaco del paese, Walter Cecchin -. Sicuramente la gestione industriale/amministrativa non è stata impeccabile, ma questo non significa che un impianto oggi di incenerimento non possa divenire un impianto di eccellenza tecnologica al servizio dei nostri territori. Bisogna naturalmente investire risorse economiche, ma sopratutto ridare alle società partecipate quella autonomia, capacità industriale e professionalità della governance che oggi il mercato industriale richiede, pur rimanendo sempre società a controllo pubblico. In modo più diretto voglio dire che i soci, ovvero i comuni, devono decidere perché é difficilissimo amministrare una società senza un indirizzo preciso e senza un’idea di percorso da attuare nel tempo».
Di tempo per decidere ormai non ce n’è più molto, anche perché il rischio che la società che gestisce l’inceneritore finisca per portare i libri in tribunale si fa sempre più tangibile e per scongiurare il fallimento serve un progetto concreto. Anche perché, ed è questo il punto per San Giorgio su Legnano, non è detto che chiudere tutto sia la soluzione migliore per l’ambiente.
«Si vuole chiudere e portare i rifiuti di un bacino di oltre 180.000 abitanti lontano da casa, facendo percorrere ai mezzi centinaia di miglia di chilometri in più all’anno, aumentando inquinamento e rischio e facendo incrementare ulteriormente i costi di gestione di un servizio che ha un mercato impazzito e quasi senza concorrenza – spiega Cecchin -. Chiudere forse sarebbe la soluzione più semplice, ma non certamente la più ecologica o più lungimirante. Prima di valutare la trasformazione di Accam, mi aspetto che tutti i comuni del nostro bacino, investano risorse sia economiche che culturali affinché si raggiungano valori di differenziata prossimi al 90%. Ma da quanto vedo, oggi solo pochi comuni stanno facendo questo o hanno iniziato a percorrere questa strada, introducendo la tariffa puntuale che ha portato ad una riduzione di circa il 30% dei rifiuti conferiti nei termovalizzatori».
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