«Ritorno in classe per tutti»: i sindaci del Legnanese scrivono al Governo
Il ritorno della Lombardia in "zona arancione" non scongiura il rischio di un ritorno alla didattica a distanza e quindi i sindaci hanno deciso di scrivere a Regione e Governo
«Serve un cambio di passo che permetta sia di combattere la diffusione del virus sia di garantire un ritorno a scuola per tutti in sicurezza». L’appello arriva da più di cento sindaci lombardi che hanno deciso di rivolgersi direttamente al presidente del Consiglio dei Ministro Giuseppe Conte, al Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina e al presidente lombardo Attilio Fontana per chiedere di garantire la didattica in presenza a tutti gli studenti anche in “zona rossa”. La richiesta è stata firmata anche da nove sindaci del Legnanese, uniti al di là del colore politico nella battaglia per i “loro” studenti: Susanna Biondi (Busto Garolfo), Roberto Colombo (Canegrate), Nuccia Berra (Cerro Maggiore), Paola Rolfi (Dairago), Lorenzo Radice (Legnano), Massimo Cozzi (Nerviano), Raffaele Cucchi (Parabiago), Walter Cecchin (San Giorgio su Legnano) e Alessandro Barlocco (Villa Cortese)
La Lombardia da poche ore è tornata “zona arancione” tra le polemiche, ma questo non scongiura il rischio di un futuro ritorno alla “zona rossa” e, di conseguenza, alla didattica a distanza per gli studenti delle seconde e terze classi delle scuole medie e per gli studenti delle scuole superiori. Così i sindaci hanno deciso di «farsi carico della preoccupazione delle famiglie» e di scrivere al Governo e alla Regione per chiedere una svolta.
Dopo il lockdown primaverile le amministrazioni hanno messo mano al portafogli e hanno adeguato le scuole cittadine, acquistato nuovi arredi e messi a disposizione spazi alternativi lavorando a quattro mani con le scuole, oltre ad aver riorganizzato i trasporti scolastici: «Ogni sforzo è stato messo in campo per garantire un rientro a scuola in sicurezza e coscienza – sottolineano i primi cittadini -, facendo leva sul senso di responsabilità di ciascuno e chiedendo a tutti, famiglie, insegnanti, personale scolastico e istituzioni locali ogni sacrificio necessario per raggiungere questo obiettivo». Ma questo non è bastato a scongiurare il ritorno alla didattica a distanza e dal territorio «arrivano segnali allarmanti sul rischio della dispersione scolastica e sulle conseguenze sulla salute psicofisica degli adolescenti, privati delle attività scolastiche, sociali e sportive». Insomma, la didattica a distanza «è stata un valido strumento per la prima fase dell’emergenza», ma «ora mostra tutti i suoi limiti e le pesanti conseguenze se utilizzato in via esclusiva e prolungata».
In questo quadro, i sindaci chiedono «di mettere in campo soluzioni per rientro a scuola, tenendo conto delle diverse peculiarità geografiche, logistiche e organizzative che contraddistinguono gli oltre 1.500 differenti comuni lombardi». Anche perché «i nostri ragazzi sono il nostro futuro, meritano attenzione, ascolto e noi dobbiamo loro la certezza di fare ogni sforzo possibile per garantire un futuro migliore, qualsiasi saranno le prove a cui questa emergenza sanitaria ci chiamerà».
Gentilissimi,
Nei giorni scorsi molte rappresentanze dei Consigli d’Istituto, dei Dirigenti Scolastici, dei Docenti di alcuni comuni della Città metropolitana di Milano vi hanno sottoposto un’istanza per il ripristino dell’attività in presenza delle scuole secondarie.
Nelle ultime ore abbiamo assistito al cambio di colore della Regione Lombardia e da oggi la nostra Regione sarà “arancione”. Siamo increduli e amareggiati per le ragioni che stanno emergendo alla base del cambio di colore in alcun modo legate all’andamento pandemico, con questa lettera però ci preme richiamare la vostra attenzione sul mondo della scuola, sul ragazzi e sul prezzo che stanno pagando.
Il cambio di colore della nostra Regione non modifica in alcun modo le nostre richieste, l’incertezza in cui ci stiamo muovendo in questo momento, non cancella il rischio di un ritorno in zona rossa e le criticità che continuiamo a vivere.
Ci facciamo carico della preoccupazione delle nostre famiglie, perché siamo consapevoli di quante difficoltà stia causando il perdurare della didattica impartita a distanza dal punto di vista dell’insegnamento, dell’apprendimento e della socialità dei nostri ragazzi.
Siamo ben consapevoli che il tentativo di limitare al massimo gli spostamenti per ridurre drasticamente i contagi sia alla base delle vostre decisioni.
Cionondimeno, sottolineiamo un aspetto non di poco conto: immediatamente dopo la fine del lockdown di questa primavera ciascuna delle nostre amministrazioni si è fatta carico di ingenti investimenti per adeguare le strutture scolastiche, acquistare arredi idonei, mettere a disposizione spazi alternativi, collaborare con le scuole per gli aspetti che attengono la unificazione dei luoghi e organizzare in maniera coerente con i decreti che si sono susseguiti da marzo 2020 a oggi i servizi scolastici e parascolastici, compreso il trasporto scolastico nei comuni che prevedono questo servizio.
Ogni sforzo è stato messo in campo per garantire un rientro a scuola in sicurezza e coscienza, facendo leva sul senso di responsabilità di ciascuno e chiedendo a tutti, famiglie, insegnanti, personale scolastico e istituzioni locali ogni sacrificio necessario per raggiungere questo obiettivo.
Dai nostri territori arrivano segnali allarmanti sul rischio della dispersione scolastica e le conseguenze sulla salute psicofisica degli adolescenti, privati delle attività scolastiche, sociali e sportive. Lo strumento della DAD (o DDI, come dopo l’estate abbiamo imparato a chiamare le attività a distanza) è stato un valido strumento per la prima fase dell’emergenza, ora mostra tutti i suoi limiti e le pesanti conseguenze se utilizzato in via esclusiva e prolungata.
Garantiamo dunque che la stessa serietà posta in campo sinora (e garantita per i bambini e ragazzi che hanno continuato a frequentare le scuole primarie e secondarie di primo grado, classi prime) caratterizzerà l’agire delle nostre amministrazioni fino alla fine dell’emergenza sanitaria.
Senza mettere in discussione le motivazioni di tipo sanitario che hanno portato alla decisione di escludere, in zona rossa, le classi seconde e terze secondarie di primo grado e tutti gli istituti superiori dalla didattica in presenza, chiediamo una profonda riflessione rispetto alle conseguenze di questa scelta e chiediamo di mettere in campo soluzioni per rientro a scuola, tenendo conto delle diverse peculiarità geografiche, logistiche e organizzative che contraddistinguono gli oltre 1.500 differenti comuni lombardi.
Comprendiamo lo stato di emergenza ma serve un cambio di passo che permetta sia di combattere la diffusione del virus sia di garantire un ritorno a scuola per tutti in sicurezza. I nostri ragazzi sono il nostro futuro, meritano attenzione, ascolto e noi dobbiamo loro la certezza di fare ogni sforzo possibile per garantire un futuro migliore, qualsiasi saranno le prove a cui questa emergenza sanitaria ci chiamerà.
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