Alessia Lai, la ricercatrice che ha isolato il virus: «Il vaccino è un dovere civico»
Da febbraio Alessia Lai, ricercatrice parabiaghese dell'Ospedale Sacco di Milano, lavora sul virus e sabato 9 gennaio è stata vaccinata contro il Covid
A febbraio, pochi giorni dopo l’inizio della ricerca sul materiale biologico dei primi pazienti italiani colpiti da Covid-19, il suo team di ricercatori all’Ospedale Sacco di Milano ha isolato la variante italiana del virus. E da allora il coronavirus è stato il “pane quotidiano” per Alessia Lai, ricercatrice di Parabiago che al Sacco lavora ormai da quindici anni tra internato di tesi, dottorato, assegni di ricerca, libera professione e ora, finalmente un contratto da ricercatrice anche se ancora, paradossalmente precario. Nel mezzo, in questi mesi lunghissimi, Alessia Lai è stata insignita dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana, ricevuta direttamente direttamente dalle Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Il suo team ha isolato la variante italiana del virus. Ora di cosa vi state occupando?
Da febbraio ad oggi ci siamo sempre occupati di SARS-CoV2: il lavoro non si è mai fermato, da marzo è nato anche un gruppo di collaborazione che coinvolge tutta Italia con il quale stiamo monitorando l’andamento nelle regioni. In questo momento oltre allo studio delle varianti stiamo raccogliendo campioni di soggetti prima e dopo la vaccinazione per monitorare la risposta immunitaria e l’effetto di immunizzazione, anche rispetto alle varianti.
Quando si avranno i primi dati?
In questo momento i vaccini vengono somministrati agli operatori sanitari e dal momento che lavorano all’ospedale è più semplice anche arruolarli e monitorarli. Per avere delle risposte però servirà un campione numero e ci vorrà tempo: per avere i primi dati rispetto ai soggetti che hanno terminato la vaccinazione dovremo aspettare almeno un mese.
In questi giorni si parla molto della “variante inglese” del virus. Che impatto avrà sui vaccini?
Varianti se ne sono viste fin da subito: emergono frequentemente, abbiamo a che fare con un virus ad RNA ed è normale che succeda. Questa variante è rilevante perché contiene molte mutazioni, soprattuto rispetto alla proteina Spike ovvero la regione che interagisce con il recettore. Attraverso il gruppo di collaborazione su scala nazionale la variante è arrivata anche al nostro laboratorio, ma non abbiamo ancora effettuato tutti i test del caso. Dai primi dati resi noti sull’effetto del vaccino non sembrerebbe comunque che ci siano problemi di efficacia.
A proposito di vaccino, lei è già stata vaccinata?
Ho ricevuto la prima dose sabato (9 gennaio, ndr) e per ora sto benissimo. Non ho acquisito super poteri (ride, ndr), ma non ho nemmeno riscontrato effetti collaterali tranne un senso di indolenzimento al braccio come avviene sempre con le vaccinazioni. Ho trovato più fastidioso il vaccino antinfluenzale
Che effetto fa dopo tutto quello che il mondo ha vissuto negli ultimi mesi?
È stato emozionante, un momento che rappresenta un progresso importante raggiunto quest’anno dalla ricerca nell’ambito vaccini grazie alla collaborazione tra diversi Paesi: questo ci dice quanto lavoro è stato fatto e dovrebbe essere uno stimolo per tutti a vaccinarsi.
Molte persone sono scettiche rispetto al vaccino…
Si dice che al vaccino si è arrivati troppo velocemente ma quelli che sono stati “tagliati” sono aspetti burocratici. È vero, non ne conosciamo gli effetti a lunghissimo termine ma ne avevamo un disperato bisogno e sappiamo che nel breve periodo non comporta particolari controindicazioni. Il processo è stato normale e doveroso per il momento che stiamo vivendo e la risposta è stata prontissima.
Cosa direbbe a chi non vuole vaccinarsi?
Se fior fior di medici e studiosi hanno approvato e ritengono affidabile il vaccino, ci si deve affidare a chi ne sa di più e vaccinarsi, soprattutto per la collettività. Dovrebbe essere visto come un dovere civico rispetto ad una situazione di emergenza che ormai ha coinvolto veramente tutto il mondo. Anche così uscirne sarà un processo ancora lungo: una vaccinazioni su così larga scala e in così breve tempo è un processo difficile da attuare, se dalla popolazione non ci sarà un certo tipo di risposta non riusciremo a raggiungere l’obiettivo.
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