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Accam, Rescaldina mette in vendita le sue quote

Accam non si occupa più di alcun servizio per conto di Rescaldina e quindi per legge il comune deve mettere in vendita la propria partecipazione

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Rescaldina dice addio ad Accam e mette in vendita il suo pacchetto di quote della società. Si apre così l’ultimo capitolo del lungo addio tra il paese e l’inceneritore di Borsano iniziato a marzo, quando il consiglio comunale aveva approvato una mozione che di fatto andava nella direzione di staccare la spina all’impianto, e proseguito a fine aprile con il bando per il conferimento del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani sul libero mercato dal momento che la società non era più in house, concluso con l’assegnazione della gestione ad A2A.

La scelta, da tempo al centro delle riflessioni di Piazza Chiesa, è arrivata nella forma di un obbligo ed è dovuta alla «mancanza dei requisiti di mantenimento previsti e specificatamente alla circostanza che la società non svolge più alcun servizio per l’ente – come ha spiegato l’assessore alla partita Francesco Matera, durante l’ultimo consiglio comunale -, essendo appunto la gestione dello smaltimento della frazione dei rifiuti solidi urbani affidato con procedura di gara ad altra realtà».

La messa in vendita delle quote è stata approvata all’unanimità dal parlamentino del paese, anche se il Movimento 5 Stelle ha dato voce alle sue perplessità rispetto al modus operandi di Accam. «Non si tratta di una scelta politica ma di un obbligo di legge – ha sottolineato il capogruppo pentastellato, Massimo Oggioni – e questo percorso è curioso perché è determinato da una scelta della stessa partecipata, che dopo essere uscita dal servizio in house e averci obbligato a mettere a bando la fornitura non ha partecipato al bando stesso. Come può trattarsi di un percorso legittimo? Di fatto Accam ha disatteso il suo stesso statuto ed è un’anomalia enorme».

Perplessità peraltro condivise dal sindaco Gilles Ielo, che ha ricordato anche altre note dolenti a carico dell’inceneritore, dal terremoto giudiziario che ha coinvolto la società nel 2019 all’incendio di inizio 2020 che ha provocato il declassamento dell’impianto da termovalorizzatore a semplice inceneritore, passando per la mancanza di una polizza all risk che avrebbe potuto mettere la società al riparo dalle conseguenze economiche legate a situazioni di questo tipo.

I sentieri di Rescaldina e dell’inceneritore di Borsano non sembrano comunque destinati a separarsi a breve: la quota sociale del comune dovrà prima di tutto essere oggetto di una perizia e poi essere effettivamente alienata. Operazione, quest’ultima, che come l’esperienza di altri comuni insegna potrebbe richiedere tempi piuttosto lunghi. Non solo: ad intrecciare i destini di comune e società potrebbe essere anche il servizio di igiene urbana. A breve Piazza Chiesa dovrà tornare a fare i conti con l’affidamento del servizio, il cui appalto è scaduto a fine 2020, e una delle ipotesi sul tavolo è l’adesione ad Amga e il conseguente conferimento in house. Proprio Amga è però una delle realtà che potrebbero essere coinvolte nel futuro dell’inceneritore nell’ottica di un'”economia circolare” dei rifiuti. E qui diversamente dal caso della vendita delle quote i tempi per prendere una decisione stringono: Accam non ha ancora approvato il bilancio 2019 nonostante il termine sia scaduto al 30 settembre e la questione è già stata portata all’attenzione della Corte dei Conti.

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Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 02 Gennaio 2021
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