Busto Garolfo, il centrodestra chiede più aiuti per i commercianti. Il sindaco: «Dicano come»
Botta e risposta tra opposizione e maggioranza sugli aiuti per i commercianti. Il centrodestra chiede più contributi, ma il sindaco ribatte: «Indichino le fonti di finanziamento»
Contributi per tutte le attività commerciali di Busto Garolfo e non solo per quelle indicate dal Decreto Ristori bis. La richiesta arriva dal centrodestra, i cui consiglieri hanno indirizzato nei giorni scorsi al sindaco Susanna Biondi una lettera aperta per chiedere di aumentare il budget recentemente stanziato per le misure di sostegno ai commercianti del paese, per i quali la giunta ha messo a disposizione 30mila euro subordinati per l’appunto al codice ATECO, ovvero al codice usato dall’ISTAT per la classificazione delle attività economiche, che deve essere uno di quelli indicati dal Governo nel Decreto Ristori bis.
«Le attività di Busto Garolfo che hanno subito un notevole danno economico a causa della pandemia da Covid-19 sono molte di più di quelle individuate dal Governo nei codici ATECO – spiegano Angelo Pirazzini, Luigi Cardani, Patrizia D’Elia, Sabrina Lunardi e Massimo Luoni nella lettera -. Queste attività che garantiscono un servizio ai cittadini del nostro comune e a nostro avviso meritano di essere destinatari del contributo». Da qui la richiesta di estendere il supporto economico anche alle attività il cui codice ATECO non fa parte di quelli individuati dal decreto, prevedendo «un ulteriore finanziamento per poter soddisfare tutte le domande», informando tutti i commercianti del paese e posticipando la scadenza del termine per la presentazione delle domande (scaduto ieri, martedì 8 dicembre, ndr) «in modo da dare la possibilità a tutte le attività di fare domanda».
«L’amministrazione comunale fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria si è attivata a sostegno delle nostre attività commerciali», è la replica del sindaco Susanna Biondi, che sottolinea le iniziative attivate nei mesi scorsi come “La spesa a casa tua” e “Il mercato a casa tua”, i corsi di formazione tenuti con l’aiuto della Protezione Civile per i commercianti sulle norme anti-Covid, i buoni spesa spendibili solo nei punti vendita del paese (e qui il centrodestra ribatte che«il denaro utilizzato per i buoni spesa, iniziativa nobilissima, è una decisione dello Stato e non del comune», mentre l’amministrazione sottolinea di aver posto il vincolo dell’utilizzo nei soli esercizi commerciali del paese e di aver stanziato per l’obiettivo 90mila euro extra rispetto ai fondi statali), l’esonero dalla TOSAP fino a fine anno con la possibilità di raddoppiare lo spazio occupato, la proroga delle scadenze per la tassa di pubblicità e il posticipo delle scadenze delle rate e del saldo della TARI con applicazione delle riduzioni previste da ARERA, il progetto Garzone, le luminarie installate senza chiedere contributi ai commercianti diversamente dagli anni scorsi e il sostegno indiretto arrivato dal “Carrello amico”.
Il contributo a fondo perduto «rappresenta un unicum nel nostro territorio – aggiunge la prima cittadina -: se escludiamo realtà non comparabili con la nostra, come Legnano, nessun’altra amministrazione, di qualunque orientamento politico, ha fatto qualcosa di comparabile. Sono pertanto curiose le affermazioni in base alle quali si potrebbe fare genericamente di più; se abbiamo fatto più di tutte le amministrazioni della zona, qualcosa vorrà dire. Le risorse pubbliche sono limitate, e ogni maggiore spesa comporta necessariamente un aumento delle tasse oppure una diminuzione di altre spese che, nel caso di un ente come il nostro, significa necessariamente tagliare spese relative ai servizi sociali o all’istruzione. In un momento come questo, la sola idea di aumentare le tasse o di tagliare le spese dei servizi sociali ed educativi, ci fa letteralmente orrore».
“Bocciata” anche l’idea di assegnare contributi a tutte le attività. «Quando le risorse sono limitate occorre scegliere chi e quanto aiutare – spiega Biondi, sottolineando l’impossibilità di contrarre debito per far fronte a spese come contributi alle attività economiche e di utilizzare a questo scopo i trasferimenti concessi dallo Stato e l’avanzo di amministrazione -. In casi come questo in cui la sofferenza è molte estesa, occorre partire da chi è maggiormente in difficoltà. Le amministrazioni pubbliche devono attenersi a regole che contemplino oggettività e rigore dei conti (almeno per le amministrazioni comunali). Come quindi essere oggettivi e giusti? Il modo più semplice e corretto è attingere ad altre fonti autorevoli che hanno già stabilito tali livelli». «La vostra proposta, per essere tale e poter venire valutata seriamente, dovrebbe indicare le effettive fonti di finanziamento – conclude il sindaco -: è semplice proporre di fare genericamente di più, un po’ meno prendersi la responsabilità di indicare chi dovrebbe pagare il conto di questo “più”».
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