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Emergenza Covid, Rescaldina: «Medici di base lasciati soli dalla sanità lombarda»

Rescaldina scende in campo a difesa dei medici di base e denuncia le lacune del sistema sanitario pubblico lombardo «che in 25 anni è stato scientificamente smantellato»

Medico di famiglia

Rescaldina scende in campo per difendere i medici di base e denuncia le lacune del sistema sanitario pubblico lombardo. In questo momento di emergenza sanitaria, con la Lombardia che è diventata da una settimana “zona rossa” ed è di nuovo la “grande malata” d’Italia, l’amministrazione targata “Vivere Rescaldina” chiede a gran voce che si torni «ad una medicina pubblica, accessibile a tutti, territoriale, di prossimità e solidaristica».

«Viviamo in un momento di confusione e disorientamento e, se da un lato, questo comporta criticità che hanno anche risvolti drammatici, dall’altro, ha svelato tutte le lacune del sistema sanitario pubblico lombardo che in 25 anni è stato scientificamente smantellato, al fine di liberare gli investimenti per la sanità che rappresentano mediamente il 60-70% dell’intero bilancio regionale – sottolinea l’assessore a servizi sociali e istruzione, Enrico Rudoni -. L’ovvia conseguenza è la disgregazione della medicina di prossimità territoriale, presidio fondamentale per accompagnare le persone nelle terapie quotidiane, per affiancarle nella cura e, perché no, nel sostegno psicofisico».

«I medici di medicina generale hanno sempre svolto un ruolo fondamentale nelle nostre comunità in quanto espressione della tradizione municipale di solidarietà al fine di aiutare i malati, i bisognosi, le fasce più fragili della popolazione e anche per preservare la salute dei lavoratori, diritto acquisito solo nella prima metà del ‘900 – aggiunge Rudoni -. Insomma, rappresentavano e rappresentano la dimensione antropologica e sociale del mestiere del medico, sono il primo presidio e la memoria storica dei membri di una comunità che si rinsalda anche grazie all’empatia e all’immedesimazione. In questi giorni, in cui siamo letteralmente travolti sia fisicamente sia psicologicamente da una pandemia, si mette in dubbio tutto questo e i medici sono, spesso, attaccati dai mass media e dai cittadini. Riteniamo sia inaccettabile, nel quadro generale che abbiamo descritto, individuare come responsabili della situazione attuale tali categorie che vengono lasciate sole proprio nel momento in cui hanno più bisogno e sono impotenti di fronte a tale e tanta richiesta.

Per uscire da questa situazione, per l’amministrazione di Rescaldina, l’unica soluzione è un cambio di passo radicale che segni il ritorno alla medicina pubblica. «Riteniamo sia cruciale evidenziare una mancanza del sistema che, ripetiamo, non ha voluto investire sul sistema sanitario nazionale con la speranza di cavarsela in qualche modo e con la pretesa di non essere considerato responsabile – conclude il vicesindaco, ringraziando i medici che operano sul territorio -. Riteniamo urgente ristabilire le regole di un gioco che, sotto gli occhi di tutti, si è rotto, portando con sé vittime, dolori e ripercussioni difficilmente rimarginabili. Riteniamo doveroso denunciare l’assoluta esigenza di tornare ad una medicina pubblica, accessibile a tutti, territoriale, di prossimità e solidaristica».

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Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 14 Novembre 2020
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