Cerro Maggiore, sgombero alle case di via Dante
Durante lo sgombero sono state identificate e portate in caserma per l'identificazione una decina di persone, tutte adulte. Gli irregolari sono stati portati in Questura
Sgombero alle case di via Dante a Cerro Maggiore nella giornata di lunedì 5 ottobre. L’operazione è stata finalizzata a “liberare” un appartamento occupato abusivamente ad al taglio delle utenze in tre locali dove gli allacciamenti non erano autorizzati. A valle dell’intervento, gli accessi ai locali sono stati murati per impedire una nuova occupazione.
Durante lo sgombero, portato avanti dai Carabinieri con il coordinamento del luogotenente Antonino Lisciandro e con il supporto della Polizia Locale di Cerro Maggiore, sono state identificate una decina di persone, tutte adulte: chi era in regola con il permesso di soggiorno è stato portato in caserma per il riconoscimento, mentre gli irregolari sono stati portati in Questura. Lo sgombero rientra in un piano di intervento più ampio concordato con la Prefettura e la Regione per mettere in sicurezza l’edificio.
L’immobile, infatti, è ormai a tutti gli effetti fatiscente, tanto che si parla di un rischio crollo nel raggio di un anno o due. Crogiolo di realtà molto diverse tra loro, lo stabile al civico 68 da tempo si trova in condizioni molto delicate ed è stato oggetto di perizia sia da parte dei Vigili del Fuoco, sia da parte di un ingegnere strutturale incaricato dal comune.
Quello di ieri non è il primo intervento per l’edificio al confine con San Vittore Olona: già lo scorso anno era scattata l’interruzione del gas, proseguita con altri tagli alle utenze ad inizio anno. Sempre nei primi mesi dell’anno, l’amministrazione aveva anche incontrato i nuclei familiari proprietari delle unità immobiliari avvalendosi della collaborazione di un mediatore culturale, per spiegare sia a loro che ai loro legali l’effettiva condizione dello stabile, i rischi e le opportunità per cercare di risolvere la situazione. Per individuare possibili soluzioni alternative, Palazzo Dell’Acqua, su consiglio della Prefettura, aveva anche verificato con i sindaci dei comuni della zona l’eventuale disponibilità di alloggi confiscati alla mafia, senza però registrare disponibilità immediate.
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