Discarica di Cerro, Ecoceresc chiede 2,4 milioni di euro di danni ai comuni
Continua la battaglia giudiziaria tra Ecoceresc e i comuni di Cerro Maggiore e Rescaldina intorno al progetto per una "discarica bis" all'ex polo Baraggia
Ennesimo capitolo per la “telenovela” giudiziaria tra Ecoceresc e i Comuni di Cerro Maggiore e Rescaldina, con al centro l’ipotesi del ritorno della discarica al polo Baraggia. La società, infatti, ha deciso di portare ancora una volta davanti al giudice le due amministrazioni, questa volta per chiedere 2,4 milioni di euro di danni.
Danni che deriverebbero, secondo la srl, per 2.150.000 euro direttamente dalle convenzioni, tra spese sostenute nell’inadempimento, esborsi connessi all’esecuzione e guadagni che avrebbe ricavato dal nomale svolgimento della propria attività, per 200mila euro dai comportamenti dei due comuni e per 94mila euro dalle ultime quattro rate delle polizze fideiussorie. Proprio le fideiussioni, peraltro, erano state al centro del precedente ricorso di Ecoceresc, grazie al quale la società aveva ottenuto dal Tribunale il divieto di escussione da parte delle due amministrazioni, che a dire il vero per l’escussione non si erano mai mosse.
Una cifra “monstre”, insomma, che ora pesa come una spada di Damocle sulla testa dei comuni, chiamati ad affrontare, comunque vada, altri anni di battaglie giudiziarie e le relative spese. Ma che non cambia di una virgola la posizione delle due amministrazioni: all’ex polo Baraggia non deve più entrare nemmeno un rifiuto, l’unica opzione per il riempimento è quella data da terre e rocce da scavo. Con il risultato che Cerro Maggiore e Rescaldina stanno già lavorando, con il legale che li assiste, alla strategia difensiva.
Tra la società e le amministrazioni rimane poi aperto anche un altro fronte giudiziario, ovvero quello legato al ricorso presentato dalla srl al TAR contro il “no” arrivato da Città Metropolitana al progetto della ex Simec per realizzare a Cerro Maggiore una discarica di rifiuti speciali non pericolosi inorganici, ovvero, in parole povere, fanghi, scarti di lavorazione industriale e terre provenienti da attività di recupero. Il progetto, che da subito aveva incontrato la ferma opposizione delle amministrazioni, prevedeva lo smaltimento di 2 milioni e 153mila metri cubi di rifiuti in 7 anni.
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