Prostituzione ai tempi del covid: associazione Lule in soccorso delle “invisibili”
La maggior parte delle donne costrette a prostituirsi, al termine del lockdown, si sono trovate più indebitate di prima. A dare loro una mano la Onlus Lule
Durante il lockdown per contenere il Covid-19, mentre le famiglie si difendevano dal virus restando nelle loro case, le “invisibili” si trovavano senza cibo e senza un tetto sulla testa. “Invisibili” sono chiamate quelle donne che, nella cosiddetta normalità, padri, mariti e single cercano sui bordi delle strade o negli appartamenti dedicati per ottenere prestazioni sessuali. Donne sfruttate, sole e costrette, per mille motivi, a prostituirsi: in poche parole “ombre”, che in questo periodo hanno trovato aiuto soltanto nelle realtà del volontariato, come la Onlus Lule.
Spiega Marzia Gotti, responsabile dei servizi di prossimità territoriale dell’associazione Lule, «l’impossibilità di guadagnare denaro svendendosi sulle strade ha portato molte ragazze, anche nella zona dell’Alto Milanese, ad offrirsi nelle hot line per cercare di pagare le bollette o l’affitto. Diverse donne, però, sono finite comunque in mezzo ad una strada: il “sistema organizzato” degli affitti irregolari di alloggi per persone che sono invisibili non ha certamente cuore e, soprattutto, questa attività viene svolta senza scrupoli dai gestori degli immobili. Alcune , addirittura, disperate per aver perso casa, hanno accettato le “proposte” dei loro clienti che chiedevano sesso in cambio di ospitalità temporanea».
La pandemia ha fermato anche le “attività” al chiuso: visto che spesso le prostitute in questi luoghi non sono fisse bensì, come si suol dire nel gergo dell’ambiente, in tournée, molte proprio per questo motivo sono rimaste bloccate nelle città in cui stavano lavorando. «Spesso queste ragazze restano in un luogo per due settimane – spiega Gotti – e poi vengono trasferite in altre province, regioni e a volte persino in altre nazioni». Per questo alcune sono rimaste “intrappolate” nei “luoghi di lavoro” abusivi, mentre altre si sono trovate per strada senza un soldo e qualcuna, invece, è stata multata perché ha tentato di raggiungere rifugi in altri Comuni, violando le misure di restrizione e ora cercherà di pagare le sanzioni continuando a vendere il loro corpo.
In questo difficile e drammatico contesto, gli operatori della Lule non solo hanno mantenuto telefonicamente i contatti con queste persone fragili, ma hanno anche organizzato una distribuzione di pacchi alimentari, oltre che cercato di risolvere alcune situazioni critiche: servizi che sono stati attivati anche grazie ai fondi della Fondazione Ticino Olona. «I pacchi alimentari rappresentano un aiuto concreto visto che con il lockdown si sono trovate indebitate più di prima». Trattandosi di donne senza diritti che in questo momento non possono percepire indennità di disoccupazione né altri tipi di sussidi economici, questi servizi «continueremo a garantirli anche nei prossimi mesi – spiega Gotti – e nel contempo cercheremo altre soluzioni».
Tra le altre cose, l’associazione ha distribuito volantini e video spiegando in diverse lingue come proteggersi dal Covid-19, in quanto il Ministero della Salute all’inizio dell’emergenza non aveva fornito alcun materiale informativo per le persone straniere e, come precisa Gotti, «la maggior parte di queste ragazze spesso non parla ancora bene l’italiano».
In questi mesi i clienti, senza alcuna vergogna, nascosti nelle loro quattro mura dietro a pc o smartphone, si sono scambiati opinioni sulle strategie da metter in campo una volta arrivata la fase 2 per evitare un possibile rincaro del costo delle prestazioni, che nella normalità è pari a 30 euro circa, cifra “lorda” visto che è una cifra tassata dalla criminalità che gestisce il giro della prostituzione. «Non facciamoci fregare» hanno scritto alcuni clienti sui forum, invitando i “colleghi” a restate uniti e protestare in caso di un aumento. Come se il corpo di una donna fosse un prodotto che si acquista al supermercato.
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.